12.

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La mattina dopo non mi svegliò la sveglia, mi svegliò solamente un gran baccano fuori dalla villetta.

Mi misi addosso la mia vestaglia e a braccia conserte andai a vedere da dove proveniva.

Erano ancora le 5 di notte e già la luce spuntava li a Bali.

Aprí la porta finestra che portava alla spiaggia e notai una barca a motore

«cosa stai facendo?» domandai a Charlie vedendolo preparare la barca

«ti porto in giro oggi, andiamo a fare le foto in largo»

«ci vai da solo vero, perché non ho nessuna intenzione di salire su quell'affare maledetto»

«ti ho promesso che ti avrei fatto passare la paura»

«si ma del mare non della barca a motore o qualsiasi altra barca»

«tu mi hai detto tempo fa 'sono talassofobica, ho paura del mare, delle barche e di tutti gli esseri che ci possono essere nel mare', la paura del mare te la sto facendo passare, degli esseri del mare anche perché altrimenti ieri non toccavi quella razza e ora ti tocca superare la paura delle barche. Così ho pensato di portarti al largo, stiamo comunque lavorando perché le foto ci serviranno lo stesso»

«ti odio»

*Charlie sorrise*

«forza vatti a mette il costume che andiamo»

«non mi faccio dare gli ordini da una persona che odio»

«ok miss perdonami» sorrise di nuovo

« vado a mettermi il costume e partiamo»

«ma non lo avevo detto io qualche secondo fa?»

«no no, o almeno non mi è sembrato di sentirtelo dire»

*sorridemmo insieme*

Mi misi il mio costume rosso con le balze nella scollatura del reggiseno e le balze nelle mutande con le righe bianche e rosse.

Amavo quel costume

«sono pronta»

Charlie mi prese la mano per aiutarmi a salire mentre io con una mano tenevo la gonna lunga che mi ero messa come sopracostume.

Mi misi seduta sempre ansiosa e Charlie fece partire la barca

Con il vento della velocità e i pensieri negativi che avevo, le lacrime agli occhi che avevo iniziarono a scendere lungo le guancie.

«non lo trovi bellissimo?!» disse Charlie senza guardarmi

«p-per nulla» dissi balbettando per le lacrime

Charlie sentendomi parlare con quella voce strana, si girò verso di me, mi guardò, fermò la barca e si sedette nel posto a sedere proprio davanti a me e mi prese le mani stringendole.

«non sei obbligata a farlo, se vuoi ti riporto indietro»

Li sorrisi senza dirli nulla

«c'è un motivo specifico per cui piangi?»

«l'ultima volta che sono salita in una barca ero con i miei genitori e mia sorella, non sono più salita in una barca dopo quel maledetto incidente. Tutto qua»

Charlie si alzò da dove era seduto e mi abbracciò .

Era l'unico che aveva visto questo lato di me, era l'unico a starmi vicino sempre, ed era l'unico a pensare di farmi superare le mie paure riuscendoci almeno un po'

Don't escape me anymoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora