Tonno arrivò in studio con quella che era una lunga ora di ritardo, e non persero tempo a rinfacciarglielo bruscamente
"un'ora Tone?" gli chiese Nelson irato, appena mise piede nello studio illuminato in modo accogliente
"vi ho portato la colazione" disse per farsi perdonare, e posò un vassoio chiuso di cornetti sul tavolo della cucina. Frank fu da lui appena l'ultima parola gli uscí dalle labbra. Sbirciò dentro il vassoio e si issò, dandogli una fraterna pacca sulla spalla
"considerati perdonato" gli disse, prima di prenderne uno con un fazzolezzo
"grazie Frank!" gridò Tonno di rimando, lui alzò un semplice pollice nella sua direzione mentre si allontavana verso i divani del salotto.
Nelson lo guardava ancora con fare minaccioso
"posso sapere che diavolo hai fatto in un'ora"
Lui si strinse nelle spalle ma alzò gli occhi al cielo, dispiaciuto e infastidito allo stesso tempo. Avrebbe voluto dirgli "non sono affari tuoi" ma capiva come non avrebbe risolto niente. Anzi, avrebbe peggiorato quella situazione ardente.
"non è suonata la sveglia, non è colpa mia" si difese, mentre dall'altra parte dello studio gli arrivava la risata di Cesare
"la prossima volta metti piú sveglie Tonno, oppure ti colpiamo con la katana"
"ehm... Ok" commentò lui, pensando che un colpo di katana era l'ultima cosa che avrebbe voluto
"e poi?" insistè Nelson, capendo che dietro c'era qualcos'altro, e ci vedeva bene.
"sono passato da Chiara" disse, cercando di non far tremare la sua voce benché meno farle assumere un tono sognante, era l'ultima cosa che voleva, forse anche in una posizione piú in basso rispetto al colpo di katana.
Ma quello che si formò sul volto di Nelson non fu la solita espressione che metteva quando qualcosa non gli andava bene, quello era un sorriso storto, quasi soddisfatto.
"Dario, aspetto i miei dieci euro!" esclamò, e dalla regia provenne un'imprecazione poco consona da parte di Dario, che sembrava contrariato
"Avete scommesso che io sarei andato da Chiara?" disse, e il suo cuore perse un solo, unico battito per poi ricominciare a pulsare in modo solito, con il ritmo che conosceva bene.
"Chi l'ha vinta la scommessa?" la voce di Nicolas riempí per la prima volta lo studio, con un tono che trasudava curiosità, curiosità e un pizzico di innocenza
"Nelson, ho perso dieci euro per colpa di Tonno" esclamò Dario, irato da quel risultato tanto scomodo per lui. Seduto al tavolo di Space Valley, Cesare fece un fischio sorpreso e Tonno riuscí a scorgere la sua espressione nello schermo della regia: anche lui ghignava soddisfatto
"il nostro caro e vecchio Tone da Chiara eh?" disse, con un tono stranamente fluido "devi stare attento, Marco non ti tollera e ti tollererà meno se vai dietro alla sua ragazza"
Tonno si guardò intorno, imbarazzato e indeciso se dover dire la verità e evitare a Chiara delle domande incredibilmente scomode sulla sua vita privata o dover mentire, e lasciare che lei facesse tutto da sola.
Eppure aveva una sorta di timore nascosto che non capiva né identificava, sapeva solo che si aspettava che la ragazza si lasciasse andare ai sentimenti che aveva smorzato per anni e potesse esplodere da un momento all'altro.
Che cosa era? Era solo preoccupazione per la sua amica più fidata o qualcosa di più profondo che lui non comprendeva, e che temeva di comprendere?
Alla fine decise di dire la verità, non gli costava nulla e preferiva che Chiara passasse una buona serata, senza domande scomode.
"si sono lasciati settimana scorsa" ammise, e la sua frase venne seguita da esclamazioni come "era ora!", o "porca troia finalmente" e sospiri sollevati, come se tutti e sei si fossero tolti un grosso masso dal petto. Eppure Tonno si sentiva il cuore più pesante, e non capiva a cosa fosse dovuto tutto quello, tutto quel turbinio di emozioni che stava provando tutte insieme, che lo affondavano secondo dopo secondo.
Non sapeva più come pararsi, non sapeva più cosa dire a sua discolpa e, forse, Dario riuscì a percepirlo perché esclamò:
"siamo in ritardo con le riprese. Nels vai al tuo posto, Nic alla seconda camera e Tonno qui in regia"
Ognuno si mosse verso una direzione differente tranne Cesare, che stava tranquillamente bevendo un caffè seduto sul suo sgabello del tavolo e scrollava la Home di qualche social con fare distratto.
"via i telefoni!" esclamò Tonno e Cesare si esibì in un insieme di insulti vari.Ora e posto?
Leggeva le stesse parole da quelle che sembravano ore, aveva ormai perso la cognizione del tempo e ogni minuto scandito dall'orologio le sembrava durare un'eternità, ogni ticchettio sembrava cadere nel vuoto con un tonfo sordo.
Il suo dito era fermo sopra il tasto verde per inviare il messaggio nella sua chat con Tonno e aspettava che qualcosa dentro di lei si smuovesse, aspettava che lei trovasse il coraggio di inviare un semplice e sottinteso si, che sentiva obbligatorio.
E il suo dito cadde sul pulsante trasformando le sue parole in un vero e proprio messaggio di un verde spento. Tonno non perse tempo a risponderle, sembrava stesse aspettando solo un suo messaggio.Tone: domani alle 18 davanti casa tua. Non tardare, devo prendere anche Cesare e Dario
Ma lei non era contenta di quella risposta. Non era una amante della compagnia e solitamente non accettava i passaggi dagli altri, preferendo di gran lunga stare nella sua fidata macchina con la sua musica, che faceva da colonna sonora nei suoi brevi viaggi.
Scrisse un breve No Tone. E l'online del ragazzo dietro lo schermo si trasformò immediatamente in un sta scrivendo e, dopo pochi secondi, ritornò onlineTone: smettila
Dopo di quello arrivò un altro messaggio, un po' più lungo del precedente
Tone: vedilo come un favore. Che ti costa per una volta accettare un passaggio?
Chiara si mordicchiò le labbra, titubante. Temeva davvero che la gente le facesse domande scomode su qualunque parte della sua vita o che la invogliasse a parlare di sé stessa. Odiava gli sguardi fissi, odiava stare al centro dell'attenzione e aveva odiato Marco, che con i suoi duri ma eleganti tratti mediterranei attirava come non mai gli sguardi di ogni genere di sesso femminile e maschile, provocando bisbigli confusi e incomprensibili. Quando succedeva lei era sempre con Marco, il ragazzo la lasciava raramente sola, come se pensasse che lei potesse scappare via di botto, da lui.
E a ripensarci si sentiva un'idiota per aver sprecato 8 anni della sua vita per una relazione tossica che l'aveva sfinita. Era stanca e aveva una gran voglia di piangere, non se lo poteva permettere.Ricordava quando, anni e anni prima, quando ne aveva poco più di 4, era tornata a casa con un ginocchio e un gomito sbucciati, mentre sulle sue guance scorrevano lacrime miste a fango dalla caduta appena presa. Ricordava come non mai che suo padre le aveva disinfettato le ferite, e le aveva sussurrato delle parole che l'avevano aiutata a crescere.
"piangere rende deboli, e tu non sei debole" le aveva sussurrato, prima di darle un bacio sulla fronte e lasciarla da sola, seduta sulla tavoletta del water con i piedi che penzolavano nel vuoto. E lei si era asciugata le lacrime, si era arrampicata sul lavandino per potersi guardare allo specchio e aveva sussurrato di nuovo le stesse parole
"piangere rende deboli, e tu non sei debole."Sapeva che ignorare Tonno o, ancora peggio, contestare le sue decisioni era sinonimo di litigio, alimentato dalla testardaggine di entrambi e del brutto vizio di Chiara di dire tutto ciò le passava per il cervello in ogni situazione si trovasse.
Digitò un semplice ok, ma non succederà più e la risposta del ragazzo non si fece attendere, come arriva un tuono subito dopo che il fulmine ha spaccato in due il cielo cupo e denso di nuvoloni.Tone: sarei venuto comunque a prenderti, anche se la tua risposta fosse stata negativa. Domani alle 18 :)
Chiara uscì dalla chat e bloccò il telefono. Non sapeva se considerare il suo comportamento come bello o insopportabile, ma non poteva ignorare la strana sicurezza che si stava dilagando nel suo petto come olio.
Era convinta che qualcosa sarebbe andato storto, era sicura che qualcosa sarebbe andato per il verso sbagliato solo per il gusto di vederla precipitare, era consapevole di farsi troppi viaggi mentali che non arrivavano a nulla.Riabbassò la testa sul libro e ricominciò a leggere le parole sbiadite da anni invisibili, cercando di convincersi del contrario, cercando di convincersi che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto.
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Sorridi || Space Valley ||
FanfictionDal testo: "sono stanca di soffrire" disse con voce tremante, mentre uno sconcertato Tonno le circondava il collo con le braccia "sono stanca di amare" Mise da parte i soliti dogmi, le solite regole che si era auto imposta durante gli anni, e pian...