#14 Ti chiamerò solo Francesco

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Continuò a ripetersi in mente la stessa frase, fino a che quella perse significato e dentro di lui rimase solo uno strano sentimento di amarezza.
Dopo quelle che erano un paio d'ore, ma che a Tonno era sembrata un'eternità, Chiara si era addormentata sulla sedia del tavolo, mentre la coperta le copriva ancora le spalle, i capelli resi gonfi dall'umidità al di fuori le ricadevano sulla schiena e la solita riga laterale che formava il suo ciuffo ribelle era ora una riga centrale.
Cesare l'aveva presa in braccio con una delicatezza immane e l'aveva portata sul divano del salotto, ancora al suo posto nel set spento, dove l'aveva poggiata. Chiara sembrava una bambina indifesa, e la solita ferocità che la contraddistingueva era prigioniera delle due palpebre serrate, che nascondeva i suoi occhi color nocciola. Tonno ne era estasiato.
Seduto anche lui sul divano del salotto, teneva la testa della ragazza sulle gambe e le accarezzava distrattamente una guancia, mentre era intento ad ascoltare Frank e Nicolas che discutevano su qualcosa che aveva perso, e che non riusciva piú a recuperare.
"tu che ne pensi?"
Ci mise un paio di secondi prima di registrarne le parole, poi sbattè le palpebre, risvegliandosi da quello stato di trans
"come?" chiese, tirandosi indietro il ciuffo con la mano libera
"chiedere a Tonno in questo momento è come chiedere al muro. Anzi forse lui ci risponde" disse Frank, con un tono di voce che era a metà tra l'infastidito e l'ironico, Tonno gli gettò addosso un'occhiata indagatoria
"scusa?"
Lui sorrise e vide il suo sguardo cadere sulla Chiara dormiente che respirava profondamente sulle sue gambe per poi riposarsi su di lui, aveva un sopracciglio alzato e un'espressione in volto che lasciava intravedere un "è palese, non prendermi per coglione". O era solo la testa di Tonno, che temeva che i suoi sentimenti venissero a galla e gli giocava brutti scherzi?
Scosse la testa mentre un mugolio lamentoso proveniva da sotto di lui: Chiara era sveglia. Non smise di accarezzarle la guancia e volse il suo sguardo sul volto della ragazza, i cui occhi erano ora aperti e guardavano lo studio senza vederlo.
"voglio tornare a casa" mugulò, e Tonno sentí il suo cuore incrinarsi leggermente. Aveva sentito dire che l'amore era condividere anche i sentimenti piú banali con l'altra persona, e ora che Chiara stava male stava male un po' anche lui
"Tone voglio tornare a casa" ripetè, come fosse una bambina che assillava il padre, ma se la voce dei bambini era accesa da quel pizzico di irruenza, la sua era spezzata, innocente.
La sentí stringersi su sè stessa, poi puntò i suoi occhi marroni sul viso del ragazzo
"grazie" sussurrò, e vide le sue labbra allargarsi in una mezzaluna perfetta, mentre i suoi occhi impastati di sonno brillavano di una luce stanca. Anche Tone sorrise, e le lasciò un umido bacio sulla fronte prima di scostarla leggermente e alzarsi, dirigendosi verso la cucina.

Quel giorno di 10 anni prima, il cielo era opaco e illuminato di stelle vivide. Il centro era popolato da turisti particolarmente coraggiosi e ragazzi di ogni età, perlopiú ubrachi o occupati nell'intento di farlo.
Tonno, Cesare e Nelson erano appena arrivati e già un venticello caldo faceva rimpiangere al ragazzo di non essere rimasto a casa.
"non potevo restare in casa a giocare ai videogiochi?" chiese Nelson lamentoso, come a leggergli nel pensiero. Cesare sbuffò infastidito
"è un serata che ti lamenti e siamo appena arrivati. Per una volta, ti prego"
Nelson e Tonno si guardarono e fecero spallucce, abbandonandosi alla consapevolezza che Cesare li avrebbe trascinati dappertutto.
Presero una bottiglia di birra a testa e si sedettero al tavolino del bar, parlando del piú e del meno, dialogando sulle prime cose che gli venivano in mente, scandendo ogni frase con un sorso di birra piú o meno lungo.
Quando Tonno alzò lo sguardo, la prima cosa che gli balzò agli occhi fu una lunga chioma di capelli marroni, che toccavano i fianchi di una ragazza alta, che non doveva avere piú di 16 anni, che non doveva essere piú grande di loro.
"una birra, per favore" la sentí dire, mentre interrompeva il discorso intricato che stava portando avanti con una ragazza leggermente piú bassa di lei, che non sembrava d'accordo.
"che guardi Tone?" chiese Nelson, ed entrambi i due ragazzi seguirono il suo sguardo, anche i loro occhi si posarono sulla ragazza e Tonno vide Cesare sorridere
"Chiara!"
La ragazza si girò al suono della sua voce, e la vide sorridere al ragazzo davanti a lui. Dopo che ebbe preso la birra gelata dal bancone ed ebbe scambiato qualche parola con l'altra ragazza, si avvicinò al loro tavolo. Cesare si alzò
"Cesare, non ti vedo spesso qui in centro" entrambi si strinsero in un delicato abbraccio, che si sciolse dopo qualche secondo
"eccezione. Sono qui con Nelson e..."
"Francesco" disse il ragazzo biondo, balzando in piedi e porgendo la sua mano alla ragazza "per gli amici Tonno"
Lei alzò le sopracciglia ma gli strinse la mano, lo squadrò per qualche secondo
"non ti offendere, ma ti chiamerò solo Francesco" disse, facendo un sorrisino ironico e con una puntina di superiorità, poi sorrise a Nelson, che ricambiò con il sorriso piú simpatico che gli saliva alle labbra.
"vado, mi aspettano" disse, indicando un gruppo di quattro ragazze poco distanti da loro
"quando vuoi potremmo uscire insieme, non mi dispiacerebbe fare un giro piú spesso"
Si strinsero in un altro abbraccio tenero
"contaci" agitò una mano in direzione degli altri due e Tonno la vide scappare via. Non le era stata troppo simpatica.
E ora, invece, erano inseparabili. Una delle cose che Tonno aveva capito con il tempo era forse quella che il suo sorriso di superiorità non era in realtà tale, in quanto Chiara era solita sentirsi inferiore rispetto a tutti gli altri, pur senza un motivo valido.

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