#18 Cosa ho che non va?

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"sono stanca di amare"
Quelle parole gli rimbalzavano in testa da tutta una sera, e gli facevano male.
Aveva avuto una Chiara distrutta tra le braccia per quelle che erano sembrate ore, mentre la stringeva tra le braccia piú forte che poteva e sentiva le unghie lasciargli dei minuscoli solchi alla schiena, e forse era stato proprio quell'impercettibile dolore a fermare le lacrime che minacciavano di scorrergli sulle guance. Anche lui era stanco, stanco di vederla cosí triste, stanco di non riuscire a darle quello che meritava, stanco di amarla cosí tanto da non riuscire a rimanere impassibile davanti alla sua sofferenza, stanco di sapere che il suo amore era una cosa irreale nella testa di tutti loro, e forse adesso anche un po' nella sua.
"sono stanca di amare"
E questa frase gli sovveniva in mente in modo duro, perchè lui voleva che tra loro nascesse qualcosa, ma voleva per prima cosa vedere Chiara felice.
Cosa era meglio? Vederla sorridere dietro alla sua vita o averla tra le braccia, sapendo che non era quello che voleva?
E la risposta era lì, davanti ai suoi occhi accecati da quel sentimento infernale, era lì a volteggiare nella stanza, a farsi beffe di lui.
"sta tranquilla" le sussurrò tra i capelli, incrociando gli sguardi tristi di Cesare, Nelson e Bea
"siamo qui per te" sussurrò ancora, disegnando dei cerchi perfetti sulla sua schiena coperta dalla maglietta, mentre le sue narici si riempivano del suo odore tipico, che Tonno associata a lei e lei soltanto.

Chiara tirò su con il naso, poi si staccò leggermente per guardare dritto nei suoi occhi verdi, che specchiati nei suoi nocciola sembravano piú belli di quanto fossero in realtà
"non mi tradirete anche voi vero?" una lacrima prese a solcare la sua guancia, Tonno la portò via con il pollice e sorrise teneramente
"non succederà mai, ma se succede sei tenuta a picchiarci" il sorriso che spuntò sulle labbra della ragazza tremò, come fosse frutto di un grandissimo sforzo, come se dovesse lottare per far spuntare il solito sorriso che per Tonno funzionava come un droga, non erano mai abbastanza i suoi sorrisi.
Chiara ritornò a stringere la sua vita con le mani e nascose la testa sulla sua spalla, in cerca di una protezione di cui si sarebbe pentita dopo qualche ora. E il ragazzo lo sapeva, circondò il suo collo con le braccia nascondendo la bocca sulla sua spalla e gettando un'occhiata agli altri, che avevano un sorriso intenerito, e forse anche un po' intristito, stampato in viso, e solo in quel momento comprese, comprese il perché di tutta quella tristezza, la rabbia si impossessò di lui.
Era sempre stato il piú lento a capire le cose, soprattutto piú lento di Chiara che solitamente riusciva a capire tutto in pochissimo tempo, e gli dava il nervoso che lei avesse sempre la soluzione sotto il naso, mentre lui doveva scavare sotto il suo sorriso ironico per trovarla. Quella volta il suo fastidio era però nascosto sotto una coltre di rabbia, di tristezza.
Elia l'aveva tradita, ne era sicuro, era come unire i puntini per vedere l'immagine finale, ma era inaspettata. Tutti gli indizi portavano ad un solo punto, e Tonno ne fu furioso. Perché nessuno capiva la bellezza di quella ragazza? Perchè nessuno vedeva quello che vedeva lui? Quello che gli piaceva considerare il suo raggio di luna, che in quel momento non brillava, era oscurato da nuvole scure.

"non vuoi dirci cosa è successo?" Chiese Cesare, cercando di far uscire dalla bocca della ragazza qualche parola in merito a quello che stava provando, ma la sua bocca rimase cucita.
Seduta sul divano in pelle di Nelson e Bea, teneva le gambe strette al petto con le braccia mentre si mordeva violentemente il labbro inferiore. Tonno non capiva perchè cercasse di facersi piú male di quanto già non ne provasse, ma aveva ormai smesso da tempo di farsi domande sui suoi comportamenti.
Chiara scosse la testa, continuando a guardare un punto indefinito della parete davanti a lei. Cesare sospirò
"ti prego" le disse, mettendole una mano sul ginocchio "parla con noi"
Per la prima volta quella sera, lei puntò i suoi occhi sul viso del ragazzo, la solita luce che li contraddistingueva era scomparsa
"non voglio ricordare Cesare, fa troppo male anche cosí" disse a mezza voce, Tonno vide Cesare sospirare
"possiamo aiutarti Chiara" disse Nelson, accarezzandole la testa come fosse una bambina indifesa, ed era proprio quello che sembrava "ma devi parlare con noi"
Lei aprí la bocca per parlare, ma da essa non uscí alcun suono. La richiuse e continuò a mordersi il labbro, come fosse tremendamente indecisa.
"non ci riesco Nelson, è inutile che insisti" disse con voce lamentosa, nuovamente sull'orlo delle lacrime. Tonno le strinse una mano con fare consolatorio ma rimase muto, timoroso di dire qualcosa che potesse farla cadere ancora piú giú per quell'abisso di sofferenza in cui si trovava.
Nessuno parlò, il silenzio era rotto solo dal televisore da cui provenivano parole che volavano nell'aria e cadevano a terra con un tonfo sordo, nessuno di loro sembrava realmente interessato.

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