#7 è tutto fottutamente nuovo per me

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Le sue nocche tremanti cozzarono contro il legno della porta scura tre volte, ma dall'interno non arrivarono rumori. Tonno si guardò le scarpe sudicie che stavano sullo zerbino, su cui un gatto indicava con la coda la scritta home sweet home, qualcosa gli diceva che Chiara non lo aveva messo lì per sua volontà.
Sapeva che la ragazza aveva sempre odiato i gatti da quando uno di essi le aveva graffiato tutto il braccio quando era molto piccola. Da ragazzi, quando incontravano un gatto per strada, lei era sempre la prima ad accorgersi della sua presenza e si divertiva particolarmente a farli scappare via con un salto. Ora, invece, si limitava a lanciargli un occhiata storta e a passare oltre, a Tonno mancava vedere i mici scappare via e lei che rideva a crepapelle.
E, per secondo, lei odiava la scritta home sweet home o simili per il contorto motivo del fatto che lei non si sentiva mai veramente a casa, in qualsiasi posto si trovava o si sarebbe voluta trovare. Le aveva chiesto il motivo, quelli che erano ormai anni e anni prima, ma lei non era riuscita a spiegare veramente cosa le passasse per la mente, e aveva liquidato il discorso con "ho fatto talmente tanti traslochi che ormai quando mi guardo intorno non capisco piú se un luogo mi è familiare, è tutto fottutamente nuovo per me".
I primi tempi, vedendola passare dal ridere a crepapelle al fissare il tavolino senza vederlo, mente si rigirava una bottiglia di birra in mano con gli occhi offuscati da paranoie varie, il ragazzo non aveva potuto non pensare che fosse un po' fuori di testa, ma il tempo aveva cambiato il suo modo di vedere e lei era diventata la persona a cui piú teneva al mondo, e seppur le solite paranoie la attaccassero ancora bastava la sola presenza di Tonno, Nelson o Cesare per rassicurarla e farla ritornare la Chiara di sempre, sorridente e luminosa.
Tonno alzò nuovamente il pugno e bussò tre volte piú violentemente sul legno scuro, quella volta la porta si aprí.
Dietro di essa, la figura alta di Chiara fece capolino dallo spiraglio illuminato che mostrava un frammento sconnesso della stanza al di dietro, Tonno vide l'occhio marrone della ragazza lanciargli un veloce sguardo prima che lei liberasse un sospiro sollevato e aprisse completamente la porta
"Tone, mi hai fatto spaventare. Sono le 11, che ti porta qui?"
Il sole entrava dalla finestra su una parete dell'appartamento, quel giorno era stranamente pallido. Il ragazzo agirò la mano in un gesto noncurante
"sono scappato dalle grinfie di Dario e Nelson, ho bisogno di parlarti"
Il suo sguardo cadde sul corpo di Chiara, morbidamente avvolto da un accappatoio viola. I capelli ancora bagnati le cadevano sulle spalle e i suoi occhi erano cerchiati di mascara sbavato.
"tutto ok?" chiese di getto, Chiara sorrise
"si Tone, solo perché ora sai di Marco non devi per forza chiedermi sempre come va, è tutto ok credimi. Cinque minuti e sono da te" gli sfiorò il braccio con le dita e corse via, chiudendosi l'ultima porta del corridoio alle spalle.

Tonno si portò involontariamente la mano al braccio, davanti a lui era ancora indelebile il sorriso della ragazza, talmente tenero, talmente innocente. Era colpa sua se non riusciva a pensare ad altro se non a lei, era colpa sua se si sentiva costantemente in dovere di chiederle se stava bene, era colpa sua se in lui aumentava la voglia di abbracciarla ogni giorno, ed era colpa del suo stupido cuore innamorato se aveva voglia di poggiare le labbra su quelle di Chiara e farle dimenticare tutto quello che aveva provato in otto anni, e si odiava per questo.

Cinque minuti dopo, Chiara era di ritorno dalla sua stanza. Dei pantaloncini corti le fasciavano le gambe e una maglietta corta le lasciava scoperto un leggero spazio di pelle. I suoi occhi erano ancora cerchiati di nero e i capelli bagnati le scendevano in boccoli scomposti sulle spalle e le solleticavano la schiena, lasciando macchie bagnate sulla maglietta pulita. Si sedette sul divano vicino al ragazzo, le loro gambe si sfiorarono per un secondo
"tutto ok Tone?"
Ed ecco, con quella domanda il discorso che si era cosí accuratamente preparato nella sua mente era crollato con un tonfo sordo. Le parole su cui rifletteva da una notte passata insonne erano scomparse come parole scritte sulla sabbia da un'onda
Che scivola sulla battigia e lascia al suo passaggio solo rimasugli incomprensibili. Ingoiò la sua stessa saliva cercando di inumidire la sua bocca secca.
"Beh... Ehm... Ok aspetta" farfugliò.
Gli sembrò di scorgere l'ombra di un mezzo sorriso sul volto della ragazza, ma quando mise a fuoco l'immagine quello era ritornato una semplice linea piatta.
"mi sento una merda Chiara, ti giuro. Ieri non sono riuscito a dire niente a te e, so che non sembra cosí, ma ero talmente arrabbiato che sono rimasto senza parole."
"con me?" si intromise lei "o con Marco?"
Lui la guardò negli occhi e vide un velo di paura rendere il suo colorito nocciola piú scuro. Lui sorrise
"non riesco ad essere arrabbiato con te Chiaretta, tengo a te piú di quanto tu possa credere"
Lei sbatté le palpebre e sorrise. iniziò a giocare con le dita del ragazzo, tremendamente indecisa se abbracciarlo o meno.
"mi dispiace di non avertelo detto prima Tone" disse invece, la sua voce era poco piú di un sussurro "ma ho visto le reazioni di Cesare e Nelson e mi sono spaventata di cosa avresti potuto dirmi. Sono stata stupida"
Lui fece quello che la ragazza non aveva voluto fare: le cinse i fianchi e la abbracciò teneramente. La sentí nescondere il viso sulla sua spalla e sospirare, affranta. Faceva male vederla cosí.
"devi smetterla di essere forte Chiara, lascia che qualcun'altro lo sia al posto tuo. Io ci sono per te"
Lei scosse impercettibilmente la testa, i capelli bagnati della ragazza gli inumidirono le mani.
"non posso Tone, non posso" la sua voce era smorzata dal giobbotto su cui era poggiata "se smetto di essere forte le paure che mi assillano ogni giorno verranno fuori e a quel punto non potrò fare piú nulla"
Tonno si staccò dall'abbraccio e la prese affettuosamente per le spalle. Guardò gli occhi di Chiara e, per quella che sembrava la primissima volta, li vide luccicanti di lacrime che la ragazza cercava di mandare indietro. Quella vista gli diede un corpo uno strano senso di amarezza e rabbia allo stesso tempo.
Il mascara sbavato era ormai raffermo sulla sua pelle, e quando Tonno ci passò il dito sopra per mandare via una lacrima assente quello non fece altro che seguire il movimento del suo dito rimanendo immobile sulla pelle della ragazza.
"lascia che, per una volta, sia io quello forte. O Cesare, Nelson, Dario, lascia che altri siano forti al posto tuo" ripeté piú duramente, immergendosi negli occhi marroni di Chiara.
Lei lo abbracciò di nuovo
"non posso"

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