#16 L'amore è un gioco da ragazzi

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Il dito di Chiara seguiva il contorno del bicchiere, non una parola usciva dalle sue labbra.
Tutti sembravano aver dimenticato troppo in fretta l'imminente accaduto ma tutti sembravano ignorarla, come se non fosse lì, come se fosse soltanto un'ombra incapace di muoversi, di parlare, che non meritava di avere per sé una parola che la tranquillizzasse.
Alzò in quel momento lo sguardo dal bicchiere cristallino e il suo sguardo passò in lungo e in largo il tavolo, nessuno sembrava essere interessato a lei.
E di nuovo, per la seconda volta in un mese, seppur con una distanza notevole di tempo, desiderò stare sola, poter assaporare la bellezza della solitudine e nello stesso tempo fare a pugni con i suoi pensieri piú insistenti.
Fece un respiro profondo prima che il suo corpo si alzasse dalla sedia precedentemente occupata e iniziasse a camminare verso il bagno, mentre un bisogno viscerale di ripetersi le solite parole allo specchio la prendeva a pugni da dentro.
Eppure, Tonno l'aveva guardata per tutto il tempo con la coda dell'occhio cercando di carpire i suoi movimenti, e da un lato anche segnarli nella sua mente per sempre, come fossero le cose piú belle del mondo. E seppe che anche Cesare la stava osservando quando entrambi si alzarono per seguirla, come un istinto fraterno che per Tonno tanto fraterno non era, ma era piú comandato dal cuore pulsante che aveva in petto.
Cesare gli diede una pacca sulla spalla mentre gli passava vicino
"faccio io" disse, prima di allontanarsi. Tonno aprí la bocca per rispondere che voleva andare lui stesso a consolarla, ma quando dei brandelli di parole gli vennero in mente Cesare aveva già svoltato l'angolo dietro cui era nascosto il bagno, e il ragazzo non potè fare altro che risedersi.
Sentiva gli sguardi di Nicolas e Dario addosso, come aveva fatto a lasciarsi sfuggire una cosa talmente importante? Ma non li incrociò, forse per vigliaccheria continuò a portare avanti il discorso con Nelson di cui non aveva capito una parola, ma che almeno teneva il suo cervello impegnato in qualcosa che non fosse la ragazza, l'immagine della ragazza che lo tormentava e i suoi occhi, che aveva iniziato a sognare insieme alle loro labbra unite in un morbido bacio. Tutte illusioni, nessuna verità.

Il sapone di uno spento color violetto impegnava le mani della ragazza, l'acqua aperta sembrava fendere i suoi pensieri, guardava l'immagine di sé stessa riflessa sullo specchio di fronte a lei, non sapeva cosa le passasse realmente per la testa.
Era esagerata? Forse si. Eppure non riusciva piú a mascherare i suoi sentimenti come faceva tempo prima, la sua fidata armatura era riuscita a scalfirsi, e questo non le andava a genio.
Strinse piú forte il lavandino, le sue nocche divennero bianche
"che ti sta passando per la testa?" Chiara sobbalzò spaventata e girò la testa di scatto, Cesare la guardava con curiosità e le sue braccia muscolose erano conserte in un gesto quasi temibile. Eppure la ragazza non ci fece quasi caso.
"nulla" rispose, agitando le mani in modo che le gocce d'acqua di cui erano impregnate cadessero piú velocemente sul marmo bianco.
"hai reagito male. Che succede?"
La ragazza si inumidí le labbra con la lingua, come se fosse un avvertimento, un aiuto a restare calma.
"succede che non capisco perché devo fare una cosa di cui non ho voglia. Che vi cambia?"
Sbottò, una strana voglia di urlare le era sorta in petto, sbocciata come un fiore che aspetta solo di essere raccolto.
"intanto, è un bel modo per ubriacarci fino a che non stiamo male" disse, alzando un dito
"e secondo, vogliamo vederti felice"
Chiara era abituata a tutto, ma quella confessione la fece per un attimo dubitare. Era lei l'errore in tutto quello? Era lei la vera nota stonata?
"vi impressionante sempre quando esce fuori la vera Chiara. Non fa cosí paura" disse, suscitando la cristallina risata di Cesare, eppure lei non rise.
"devo essere sincero? In realtà fa paura. È la tua imprevedibilità che spaventa" prese uno scottex dalla parete piú vicina. Se lo rigirò tra le dita, lo studiò prima di passarlo alla ragazza che fece un timido sorriso per ringraziarlo.
"ora che è tutto a posto, possiamo andare? Sto morendo di fame e vorrei mangiare qualcosa di decente oggi" si lamentò, prendendola per un braccio e trascinandola via. A Chiara sembrava di essere tornata bambina, quel gesto era stato cosí comune nella loro amicizia che ora che si ripeteva a distanza di anni le faceva provare una libertà che non era piú sua.
E, improvvisamente, lei rise. Le sue labbra si incresparono nel solito sorriso storto, poi i suoi occhi si strinsero in sue fessure e una risata si liberò dalle sue labbra.
"va bene" disse, gettando nel cestino il fazzoletto inumidito" basta che non mi rovini le scarpe" disse, Cesare sbuffò infastidito e continuò a trascianarla verso il tavolo, da cui i ragazzi riuscirono a stento a trattenere una risata.
Quando si sedette, Nelson le cinse le spalle con un braccio e le loro teste si scontrarono debolmente una contro l'altra, mentre Cesare si lamentava del caldo e Nicolas aspettava imbronciato il suo pranzo, guardando gli altri sei con uno sguardo innocente.

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