#24 Promesso?

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Delle braccia la stringevano in un abbraccio caldo, uno di quegli abbracci che sogni ogni giorno e che quando si avverano sono anche piú belli di quelli che la tua testa bisognosa di affetto era riuscita a partorire, quegli abbracci che sanno di casa, di giusto, di sé.
Non durò che qualche secondo, terrorizzata come era Chiara dai contatti fisici, ma bastò per tutte e quattro, bastò perchè erano finalmente di nuovo tutte insieme.
Erano passate albe e tramonti da quel giorno infernale per la ragazza, ma di cui lei ricordava tutto. Era il 13 agosto e con il sole che calava su una Bologna incantata illuminandone il cielo di rosa e arancione, loro si abbracciavano nel bel mezzo dell'aeroporto grigio.
Lacrime cristalline brillavano negli occhi di Clara e Aurora, Greta ne aveva già versate a sufficienza mentre Chiara ed Emma, che con le emozioni non ci avevano mai saputo fare, sorridevano liete, con una strana sensazione di perfezione, come se il loro incontro fosse il pezzo del puzzle mancante, quello che serviva per aggiustare il loro piccolo mondo.
"ti prego andiamo" disse Emma spezzando il rumoroso silenzio, arrotolandosi una ciocca di capelli corvini nel dito "sto morendo di fame"
Risero, qualcuno si asciugò le lacrime e, insieme, si incamminarono verso l'uscita dell'aeroporto, le ruote delle valigie che strofinavano per terra.

Non seppe cosa qual giorno le diede il coraggio di non ignorare la chiamata in arrivo, forse era solo la frenesia del momento o forse era piú la sensazione che tutte e tre l'avrebbero sostenuta.
Erano passate notti da quella notte che Chiara ricordava benissimo, e da quel giorno lei aveva smesso di rispondere alle chiamate di Tonno, di rispondere ai suoi messaggi sempre piú insistenti, che le chiedevano di parlare, di smetterla.
Vigliaccheria? Forse, o forse solo il sesto senso che era meglio cosí,  ignorare tutto ciò che l'aveva indebolita a tal punto da cedere in quella notte stellata di pochi giorni prima.
Mentre viaggiavano verso casa di Chiara, la macchina venne riempíta dalla suoneria del suo telefono, il nome di Tone apparse sul display della macchina, il sorriso della ragazza si gelò sulle sue labbra.
Vicino a lei, Aurora le rivolse uno sguardo indagatorio
"non rispondi?"
No, non voleva rispondere, non voleva per una paura che non conosceva, che non aveva senso
"si" biascicò, mentre premeva sul display il pulsante verde, che sembrava lampeggiare davanti ai suoi occhi.
"Hey Tone" disse prontamente, cercando di eliminare ogni singola traccia di tremolio nella sua voce, quella di Tonno invece arrivò immediatamente, metallica e leggermente sollevata
"hai finalmente deciso di rispondermi. Io e te dobbiamo parlare"
"non dobbiamo parlare di nulla, non adesso"
Sentí sbuffare, gli occhi di tutti erano su di lei
"non puoi scappare per sempre"
La sua voce era bassa, piena di pietà, come se stesse dando un semplice consiglio. Chiara si strinse nelle spalle mentre avanzava tra il traffico di Bologna, la città non le era mai sembrata cosí grande, lei non si era mai sentita cosí tanto di troppo.
"ho bisogno di tempo per metabolizzare il tutto Tone, è complicato" perchè era cosí che le piaceva descrivere le sue sensazioni, era complicato, era tutto complicato nella sua testa.
"va bene. Torno a lavorare, sai dove trovarmi" sembrava affranto, come se mille pugnali lo avessero trapassato, sembrava stanco di tutto, del talento di Chiara per sviare le situazioni, di lei.
"si, si lo so"
"promesso?" quella domanda era speranzosa, riempita da un profondo sentimento di amore che volò nell'aria, volteggiò come polvere, ma che non riuscí a superare l'apparente barriere invisibile sopra di loro.
"promesso"
Mise giú il telefono, sperando che non facessero domande, che non la portassero ancora di piú sull'orlo di un dirupo sempre piú scuro, sempre piú buio, sempre piú profondo.
Una morbosa curiosità riempiva l'aria dell'abitacolo, che si muoveva tra il traffico con solo il rumore dei motori e dei clacson intorno a loro, tutte erano zitte.
E forse per il silenzio, forse per l'affollata mente che non sembrava avere spazio per qualcosa che non erano i suoi pensieri, si convinse di essere sola, con solo il sole che lasciava sempre di piú il posto alle stelle vivide e alla luna, la sua amata luna.
A spezzare il silenzio fu Carla, che emise un urletto stridulo. le ragazze sobbalzarono
"che succede?" chiese Aurora, virando lo sguardo verso la ragazza, Carla sorrideva emozionata
"la canzone" disse in meno di un sussurro, per la macchina vennero esalati multipli sospiri di sollievo
"alza il volume Chiara" disse di nuovo, e Chiara sorrise, senza un valido motivo ma sorrise, pensando che forse sarebbe riuscita a dimenticare, che forse per una volta avrebbe smesso si concentrarsi sul suo cuore che batteva, scandendo i secondi nel silenzio di marmo del suo appartamento, sempre piú freddo mentre l'estate volgeva al termine e l'autunno si affacciava alle porte del mondo, la sua stagione preferita.

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