#3 dai parla al tuo Cesu

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"ti stiamo aspettando da 10 minuti porca puttana, a che punto sei?"
La voce di Tonno usciva metallica dal telefono in vivavoce, mentre Chiara era impegnata in un lavoro di precisione: fare una linea perfetta con l'eyeliner.
"cazzo Tone ma la smetti?" sbottò un'altra voce vicino a lui, che Chiara riconobbe come quella di Cesare
"c'è anche Cesare con te?" chiese, mentre toglieva con lo struccante anche quello, che doveva essere il decimo tentativo
"si. Abbiamo avuto un disguido e si è presentato a casa mia. Ora mi vuoi dire a che punto sei?"

Chiara sbuffò scocciata, non vedeva Tonno da ore e voleva già averlo fuori dai piedi per quanto stava rompendo. Guardò l'ora, il telefono segnava le 18.05
"sto finendo di truccarmi Tone, e sarebbe piú facile se la mia mano non tremasse in continuazione"
Chiara non si poteva considerare come la persona piú paziente del mondo. La sua tolleranza era letteralmente assente e riusciva a diventare facilmente irritabile quando iniziava a perdere la pazienza
"dieci minuti e sono da voi" annunciò, chiudendo la chiamata e troncando l'esclamazione di Tonno, che immaginava essere la solita lamentela sul suo ritardo o sul brutto vizio delle ragazze di farsi aspettare.
Chiara alzò gli occhi al cielo e impugnò meglio l'eyeliner con la mano destra, cercando di tracciare una linea degna di essere definita tale.

Erano appena scoccate le 18.10 quando la ragazza aprí la porta della struttura e uscí sotto il cielo di mille colori, che diceva addio al sole e si imchinava all'immensa luna, che stava per sorgere e avvolgere il mondo con la sua luce. Il cielo quella sera aveva assunto un colorito rosato ed era limpido, le nuvole si erano dileguate.
Si avvicinò alla porche bianca di Tonno, che la guardava con uno sguardo di fuoco.
"Oh, la signorina ci ha illuminato con la sua presenza" disse ironico, mentre le apriva lo sportello posteriore della macchina e la invitava ad entrare. Lei sorrise e si sedette sui morbidi sedili in pelle, lucidi per essere stati visibilmente lavati di recente.
"Hey Cesi" salutò, sporgendosi lentamente verso il sedile del passeggero
"Hey Chiaretta" la sua mano, cosí grande rispetto a quella della ragazza, le scompigliò i capelli, Chiara arricciò il naso "come va?"
"mh" mugulò lei, guardando Tonno salire suo sedile del guidatore "potrebbe andare meglio. Voi ragazzi?"
"se non ti avessimo aspettato per 10 minuti andrebbe meglio" sbottò Tonno, mentre la macchina si metteva in moto e un rombo squarciava la strana calma si quella sera di giugno
"sta zitto Tone" gli intimò lei, tirando fuori il suo telefono dalla borsa "direzione?"
"Dario e poi ci incontriamo con gli altri"
Chiara accavallò le gambe scoperte e guardò le luci colorate di mille colori fuori dal finestrino. Si mordicchiò le labbra, non era a suo agio mentre Cesare e Tonno parlavano di discorsi che non le importavano e le parole le arrivavano alle orecchie come fosse sott'acqua, in modo ovattato e incomprensibile.
Non si stupiva piú quando accadeva, non piú ormai. Ma non riusciva a non dannarsi di continuo, ignorando come quello strano comportamento la facesse stare solo peggio, e non meglio come cercava di credere.

Il motore smise di rombare e il cinguettio degli uccelli riempí l'aria, la macchina si fermò proprio davanti a casa di Dario con un sussulto.
"al contrario di te lui è in orario" disse Tonno, gettandole un occhiata sopra la spalliera del sedile
"al contrario di me lui non deve truccarsi Tone. Hey Dario" salutò affettuosamente mentre anche lui montava in macchina
"Chiara! È un piacere" le disse, e le lasciò un bacio umido sul dorso della mano, come era solito fare quando non si vedevano per tanto tempo. La macchina ripartí con un rombo verso una meta ancora a lei ignota, tra le tenebre che scendevano su Bologna.

Tonno non sembrava riuscire a ragionare.
L'immagine della ragazza era fissa nella sua mente come un tatuaggio, e non riusciva a concentrarsi su ciò che diceva Cesare.
Sentiva il suo piede contro lo schienale del sedile andare a tempo di musica e vedeva il suo volto dallo specchietto retrovisore, vedeva i suoi occhi occhiusi appannati da pensieri che lui non riusciva a sentire.
"al contrario di te lui è in orario" le disse, con tono accusatorio
"al contrario di me, lui non deve truccarsi Tone" la sua espressione era infastidita, ma la sua voce era beffarda, quasi sfottente. E quando la mano di Chiara venne sfiorata dalle labbra di Dario, un brivido gli pervase la schiena come fosse una scarica elettrica. Era un gesto cosí semplice e banale allo stesso tempo, che rientrava nella loro normalità da anni ormai. Che effetto poteva fargli un gesto innocente?

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