#20 Non lasciare che ti abbatta

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"e dai vecchio, hai rotto adesso" sbottò con voce lamentosa Tonno, in risposta Cesare rise piú forte e continuò a pestare il punto in cui pochi attimi prima era stato tirato su uno storto castello di sabbia, sembravano due bambini capricciosi.
Chiara sospirò scocciata e si tolse di scatto le cuffiette, quei due la stavano facendo impazzire
"la smettete di urlare? Ci stanno guardando tutti male" disse balzano a sedere e sfilandosi gli occhiali, sul suo volto era presente un'espressione marmorea e un cipiglio furioso. Sembrava una mamma che rimproverava i suoi bambini, e le riusciva a meraviglia
"ma ha appena spiaccicato il mio castello di sabbia!" ribattè Tonno, lanciando un'occhiata fulminea a Cesare, che gettò la testa all'indietro e rise, rise fregandosene delle occhiate storte che le persone accanto a loro gli stavano gettando, borbottando frasi come "vadano a fare baldoria da qualche altra parte" o "cosa sono, bambini o adulti?"
"smettetela, mi avete rotto il cazzo e la vostra voce supera di gran lunga il volume della mia musica. Intesi?" intimò la ragazza a denti stretti, in lei non era rimasto nemmeno un brandello di pazienza. Cesare e Tonno si guardarono si sbieco, trattenendo una risata divertita, ma annuirono.

Chiara si alzò, era stanca di quel vortice di emozioni che le ronzava nel petto, aveva bisogno che qualcosa la distraesse una volta per tutte.
"vado a fare il bagno" borbottò, allontanandosi dagli altri e camminando verso la fredda acqua cristallina, mentre i bambini le sfrecciavano accanto con la loro risata innocente, che aveva avuto pure lei in un tempo lontano.
Si sentiva spezzata, non sembrava esserci nulla in grado di aggiustare il suo cuore tenuto insieme con della colla che non riusciva a renderlo integro, ma era solo un freno per la pioggia di emozioni che cercavano di uscire, che cercavano di buttare giú una barriera debole, troppo debole.
Eppure non c'erano ancora riuscite, e Chiara ne era grata. Non sapeva se fosse merito suo o solo di una stupida coincidenza, non sapeva eppure non le dispiaceva, e stupidamente si dava il merito di questo piccolo traguardo.
E di nuovo, l'impatto con l'acqua fredda le diede uno schiaffo genuino, il freddo le fece dimenticare tutto il resto, c'era solo lei, non c'era Elia, non c'era Marco, non c'erano i ragazzi ma solo e soltanto lei, nel suo mondo fatto di silenzio e tranquillità, in cui forse il suo cuore era ancora intatto.
Uscí dopo pochi minuti, il vento le fece venire la pelle d'oca, i capelli fradici sembravano tirarla verso il basso.
Camminò fino all'ombrellone con la brezza che le sfiorava la pelle, Tonno la aspettava con un telo sciutto tra le mani. Chiara lo prese
"grazie" disse a mezza voce, gettandoselo sulle spalle e facendo un sorriso grato.
Erano da poco scoccate le 12, poca gente ormai era in spiaggia e i rimasti si godevano un buon pranzo solleticati dalla brezza marina e dall'inconfondibile odore di salsedine. Era tutto cosí tranquillo che non le sembrava vero, sembrava che il tempo si fosse fermato, e lei ci sperava con tutta sé stessa. Voleva che si fermasse il tempo, che tutto restasse fermo per potersi guardare intorno, per poter registrare nella sua mente tutto ciò che non aveva ancora attenzionato.
"mangiamo? Ho una gran fame vi prego" supplicò, sedendosi vicino a Cesare sul telo piú vicino, il suo era stato già occupato da Tonno che si era appropriato, senza il permesso della ragazza, delle sue cuffiette. Nelson si tirò a sedere
"anche io ho una certa fame. Allora?"
Chiara vide Cesare annuire e Tonno alzare un pollice in segno di assenso, sentí la flebile voce di Bea dire un "va bene" e sorrise, piú per il pensiero che fossero finalmente tutti insieme che per la consapevolezza che la sua fame sarebbe a breve stata placata.

E cosí fecero, dieci minuti dopo Chiara mangiava i suoi spicchi di pesca in pura tranquillità, ogni pensiero scomodo era stato accantonato in un angolo della sua mente, e li sentiva ruggire, ribellarsi per uscire da quella gabbia. Lei rosicchiava la sua pesca in piccoli morsi e li combatteva, mentre Cesare cercava di scroccargliela, con scarsi risultati.
"tieni" Chiara girò il volto di scatto, incontrando gli occhi verdi di Tonno, quella familiare sfumatura smeralda sembrava sorridere, di un sorriso lieto che risultava ancora piú accentuato dai raggi del sole che li illuminavano. Le porgeva una cuffietta con insistenza e sorrideva, qualcosa sembrava lottare per uscire dalla sua bocca, e le parole di riversarono su di lei come una doccia fredda in quelle giornate infernali, erano inaspettate.
"riesco a pensare solo a te quando sento questa canzone" le disse, e Chiara si lasciò sfuggire un riso, la sua era un espressione timida e abbassò lo sguardo, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

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