Il vestito di Alya

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"Parbleu!" Marinette si strofinò i capelli raccolti in due codini bassi, frustrata e impaziente nel mostrare il vestito ad Alya. "Ma quanto tempo ci mette? Siamo nelle prime ore del pomeriggio e ancora non si è fatta vedere. Questo mi preoccupa." Sospirò parlando a sé ad alta voce come aveva abitudine di fare, specialmente quando doveva riflettere.

"Ieri, mi ha detto che ci saremo viste oggi e invece niente. Non è da lei. Certo, ogni tanto le capita di far tardi, ma in ogni caso cerca il modo di avvertire se non viene più o in ogni caso non ha mai fatto così tardi." Si portò il lato dell'indice appoggiato al labbro inferiore e il pollice sotto al mento, per pensare meglio mentre vagava per la camera, facendo avanti e indietro.

"Basta! Ho deciso! Vado da lei e nessuno mi ferma!" aprì la porta della camera e chiese ad un aiutante di preparare per lei la carrozza. Poi ci pensò: "Hmm... quasi quasi... le porto il vestito direttamente a casa." Sorrise all'idea. "Sì, deciso. Le farò una sorpresa. Un regalo che non potrà rifiutare. Intanto speriamo non sia successo niente."

Nel frattempo che la carrozza venne preparata con due cavalli, Marinette trovò una scatola azzurra sufficientemente grande per mettere all'interno il vestito preparato per Alya e legato con un fiocco rosa.

"Et voilà. Parfait." Sorrise prendendo la scatola, scese le scale e uscì dal negozio salendo sulla carrozza pronta. "Merci". Marinette ringraziò l'aiuto che ricevette dal suo staff per salire nella carrozza.

Poi parlò al cocchiere. "Alla casa di Alya Césaire, s'il vous plaît." E così il cocchiere fidato partì verso il luogo richiesto.

Marinette appoggiò sulle gambe la scatola azzurra mentre saltellava nella carrozza a causa di alcune strade dissestate con buche o a volte per strade fatte di ciottoli. Poche erano le strade lisce, di solito erano quelle al centro città, ma lei stava andando in periferia.

Guardava fuori dietro la tendina della carrozza e si stupì nel vedere la Torre Eiffel in lontananza. Doveva ancora abituarsi a quella opera d'arte.

Il tragitto non fu tanto lungo in carrozza, ma certamente doveva esserlo a piedi. L'unico mezzo che Alya poteva servirsi.

Nel pensarci, ci rimase male nel sapersi più fortunata dell'amica e delle persone che stava osservando in mezzo alla strada, quasi alla periferia di Parigi, dove vivevano gran parte delle persone sfortunate. Divenuto un quartiere malfamato e di certo non per persone altolocate o di semplici persone con bei vestiti, come Marinette in quel momento.

Non era una persona altolocata come poteva esserlo Chloé, era una semplice ragazza che non pretendeva troppo dalla vita ma anzi accettava quello che aveva. Essere la figlia di un fornaio non la pesava in alcun modo, grazie a questo riusciva a vedere la semplicità come un dono ma spesso si vedeva più fortunata di altri e credeva fosse dovuto alla quantità di clientela che la pasticceria aveva. Se non avesse avuto tutta quella clientela, forse sarebbe ancora più semplice come altri fornai, senza collaboratori. Come Marinette li chiamava. Non a caso, la sua pasticceria-panetteria era considerata tra le favorite del popolo. Ottima qualità, accessibile a tutti.

Marinette spostò lo sguardo sulla scatola che aveva sulle gambe.

Quanto avrebbe cambiato la vita di Alya? Lo avrebbe migliorato o peggiorato?

Non era più così convinta che fosse una buona idea portarle il vestito a casa.

Ora capiva perché Alya rifiutava sempre i vestiti che le voleva regalare. Perché si sarebbe sentita privilegiata rispetto ad altri, come le aveva detto. Forse rischiava di essere vista in un modo non bello da quelle persone vestite di stracci che la circondavano in quel quartiere.

Parigi 1889 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora