Capitolo 6

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Ormai sono arrivata da tempo nella mia stanza, e nella mia testa non frullano altro che domande. Chi è Alam? Cosa c'è scritto sulla lettera? Dovrei leggerla? E soprattutto chi è la donna che mi ha chiesto disperatamente aiuto?

Nella mia testa governa la confusione più totale. Ormai sono ore che vado avanti e in dietro con la lettera stretta fra le mani cercando di decidermi sul da farsi.

Ho deciso! La leggerò. In fondo la donna ha detto che dovevo trovare questa per saperne qualcosa di più.

Apro timorosamente la lettera ed inizio a leggerla attentamente. L'inchiostro nero come il carbone, che compone una splendida grafia femminile e ordinata, spicca sulla carta ingiallita dal tempo; un vecchio profumo di lillà mi innonda le narici.

Mio caro Alam,
non posso più sopportare il dolore che mi arreca lo stare distante dal mio vero e unico amore. A causa del nostro imprinting con me mi è impossibile coronare il sogno di passare il resto della vita al suo fianco. La mia unica possibilità di scampo è la morte. So che fuggire con lui farebbe soffrire enormemente tutti, inoltre, tu riusciresti facilmente a rintracciarmi a causa del nostro legame. Spero che la morte mi possa accogliere come una vecchia amica, donandomi la pace che sogno e desidero. Addio, Lydia.

Ora ho ancora più domande di prima. Chi è questa Lydia ora?!?

Mi sa che il mio cervello non riesce a reggere tutte queste informazioni. Intanto potrei andare dall'Alpha a chiedergli qualcosa in maniera vaga.

Sgattaiolo fuori dalla mia stanza senza farmi notare e comincio a seguire l'irresistibile odore del mio compagno. Percorro vari corridoi e attraverso giganteschi saloni fino ad arrivare difronte a una porta in legno rossiccio.

Busso timidamente sperando di ricevere una risposta che non tarda ad arrivare, "Avanti" sento dire da una voce maschile che riconosco subito. Apro lentamente la porta cercando di non fare il minimo rumore; vedo l'Alpha chino su delle scartoffie seduto a una imponente scrivania posta in quella che sembra una una biblioteca, colma di scaffali riempiti con libri di tutti i tipi e dimensioni.

Lo vedo alzare la testa dal libro che è intento a leggere, appena capisce che sono io lo chiude velocemente e con sguardo fra il confuso, il severo e l'imbarazzato dice una frase che mai mi sarei aspettata di sentir uscire dalle sue labbra "Vieni pure avanti".

Mi muovo dal punto in cui mi ero fermata alla scrivania, percorrendo con passi perfettamente calcolati e silenziosi il breve tratto che separa me da essa.

"Allora a cosa devo questa visita?" chiede lui improvvisamente rompendo il silenzio che la faceva da padrone nella stanza fino a poco prima. "Ecco vorrei farti qualche domanda" rispondo io cercando in me anche solo un minimo di decisione.

Lui mi rivolge un ghigno, e con una voce bassa e sensuale mi chiede "E io cosa ci guadagnerei?". Fammi capire bene, mi rapisce, mi tiene rinchiusa contro la mia volontà e io non posso nemmeno rivolgergli qualche domanda che devo dargli qualcosa in cambio? Non gli è bastata la mia libertà?

"Facciamo così visto che tu vuoi delle informazioni da me e io ne voglio da te, io ti rivolgerò una domanda e se risponderai sinceramente avrai diritto una domanda da porre a me" propone lui senza levarsi quel sorrisetto beffardo dal volto. Io annuisco, in fondo potrei comunque ricevere informazioni utili.

"Di che branco facevi parte?" chiede lui; " Non ho mai fatto parte di un branco da quando ho memoria" dico ripensando al fatto che non ricordo quasi più nulla dopo il lago del giorno prima.

"Ora tocca a me. Come ti chiami?" dico guardandolo negli occhi che fino a poco prima cercavo di evitare; " Alam Darkwood" risponde con tono secco. O mio Dio! Quindi è lui Alam! Quello della lettera! Il mistero si infittisce.

"Ora è il mio turno, ricordi il tuo cognome o se hai una famiglia? Secondo il dottore soffri di amnesia ma potresti piano piano riuscire a ricordare concentrandoti e stimolando la tua mente" dice speranzoso, ma sfortunatamente per lui non so nulla delle mie origini o di chi io sia e glielo spiego in maniera semplice e concisa.

"La mia domanda per te è: a chi apparteneva la mia stanza prima? Perché ho trovato molti abiti e altri oggetti personali, che penso appartengano a qualcuno" dico mostrando un sorrisetto imbarazzato.

Il viso di lui si oscura improvvisamente e scatta con una velocità sovrumana verso di me, mi prende violentemente i polsi e mi chiude fra il freddo muro e il suo corpo bollente di rabbia. "NON AZZARDARTI MAI PIU' A CHIEDERE QUALCOSA RIGUARDO A LEI, MI SONO SPIEGATO?!?" grida imbestialito con gli occhi iniettati di sangue. Con questo ho la conferma che Lydia è la proprietaria della camera e che probabilmente è la donna che appare nei miei sogni e nella mia mente come un fantasma tormentato. La domanda è si è veramente suicidata?

Improvvisamente Alam prende il mio viso fra le mani e mi bacia. Non è un bacio dolce e romantico ma più passionale, profondo e oserei dire necessario.

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