Capitolo 16- LUTTI IN FAMIGLIA

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Quella mattina di inizio aprile il mondo di Lily Evans crollò.

La giornata era cominciata normalmente. Come al solito, lei si era svegliata per prima ed aveva svegliato tutte le altre che, come al solito, si erano lamentate. Erano scese in Sala Grande per fare colazione e si erano sedute vicino ai Malandrini.
Si stavano giusto lamentando delle due ore consecutive di Storia della Magia quando la McGonagall le si avvicinò con aria triste e le disse di seguirla nell'ufficio del preside.
Lei la guardò con aria interrogativa, ma la professoressa la ignorò. Uscirono insieme dalla Sala Grande e, in silenzio, arrivarono davanti all'ufficio di Silente. Pronunciata la parola d'ordine, salirono le scalette fino ad una porta di legno scuro, che la McGonagall aprì dicendo
«Ecco la ragazza, Albus».
Lei era ancora confusa, ma entrò nello studio del preside e lo salutò. La professoressa li lasciò soli.
A quel punto Silente, che le aveva dato le spalle fino a quel momento, si girò
«Buongiorno signorina Evans, ho una terribile notizia da darle. Come lei già sa, Lord Voldemort e i suoi seguaci attaccano i paesini babbani. L'altra notte c'è stato un attacco e i suoi genitori...»
Il cuore di Lily saltò un battito e lei non sentì più niente. Non si accorse che aveva cominciato a piangere, urlando parole e frasi senza senso. Non si accorse che la McGonagall era corsa dentro e la stava portando in dormitorio. Non si accorse che appena entrata in Sala Comune i suoi amici e il suo ragazzo le erano corsi incontro, preoccupatissimi. Non si accorse più di nulla.
Quel giorno, com'era logico, Lily saltò tutte le lezioni, giustificata dalla McGonagall, che diede l'autorizzazione anche a James di rimanere con la ragazza in dormitorio. Tutti gli altri, però, furono costretti ad andare a lezione. Nessuno di loro riuscì a concentrarsi.
Erano sconvolti dalla notizia della morte dei genitori di Lily, più tra tutti Mary, che aveva aveva i parenti babbani. Erano tristi per l'amica ed erano sicuri che nessuno di loro avesse mai provato un dolore così forte.
Sirius passò quasi tutte le lezioni distratto, a pensare. A pensare che anche lui in un certo senso aveva perso i genitori, ma quello che aveva passato non era paragonabile a quello che stava passando l'amica.
All'inizio del suo quinto anno era scappato di casa. Non sopportava più i genitori, con quelle loro assurde convinzioni sul sangue puro e non aveva più voglia di farsi infliggere una punizione sempre più dolorosa, ogni volta che esprimeva un'opinione diversa dalla loro. Era stanco di sentire il padre lamentarsi di avere un figlio che infangasse l'antico e nobile nome dei Black e una madre che gli urlava che si pentiva di averlo messo al mondo. Si era stufato anche del fratello piccolo, Regulus, che non diceva quello che pensava per non deludere quelle due persone che per Sirius non erano più genitori.
Quel giorno, in cui il corvino aveva preso i suoi vestiti, le sue foto e i suoi poster, li aveva infilati in uno zaino nero ed era uscito dal numero 12 di Grimmauld Place sbattendo la porta, aveva perso i genitori.
Però ne aveva trovati degli altri, cosa che Lily purtroppo non sarebbe riuscita a fare. Ne aveva trovati altri in quelli di James, da cui si era rifugiato dopo la sua fuga. Dorea e Fleamont Potter avevano accolto Sirius e da quel giorno i due avevano un nuovo figlio.

Quella sera, in Sala Grande, Lily e James non si videro e gli otto ragazzi rimasti riuscirono a buttar giù solo qualche boccone della solita squisita cena. La notizia della morte dei genitori di Lily non era stata divulgata al di fuori di quel gruppo e gli altri studenti, ignari di quanto accaduto, gustavano il pasto ridendo e scherzando, come ogni sera.
Tutta quell'indifferenza fece innervosire Sirius
«Come fanno ad essere tutti così felici anche mentre Lily sta soffrendo così tanto» ringhiò a bassa voce, rivolto agli amici. Marlene, seduta accanto a lui, appoggiò la testa sulla sua spalla
«Sai che nessuno è stato informato di quello che è successo» disse tristemente
«Anche io però non riesco a sopportare l'idea di Lily che soffre mentre qui nessuno sa niente» sussurrò Alice. I ragazzi si alzarono dal tavolo senza quasi aver toccato cibo e si diressero mogi verso la loro Sala Comune.

Era tutto il giorno che Lily piangeva e James la abbracciava, non sapendo come consolarla. Provava a immaginare la morte dei suoi genitori, ma sapeva che tra immaginare e vivere certi momenti c'era una grande differenza. Finalmente, con il calar del sole, la ragazza aveva smesso di piangere, ma guardava il muro, fisso, sul volto ancora un'espressione indescrivibile di dolore.
Per la prima volta, dopo ore, Lily formulò una frase sensata, ma con la voce che ancora le tremava
«P...Petunia?»
«Come amore?» le chiese James, che non aveva sentito, visto che la ragazza aveva sussurrato
«Petunia» ripetè lei, stavolta con la voce più ferma
«Che è successo a Petunia».
La notizia a dir poco stravolgente datale quella mattina non aveva lasciato tempo per pensare alla sorella.
«Non lo so amore, vado subito da Silente e glielo chiedo» James si alzò subito, felice di poter aiutare la ragazza. Aveva sentito parlare di Petunia e non era sicuro che le sarebbe stata simpatica, ma avrebbe fatto tutto per Lily. Uscì velocemente dal dormitorio e si mise a correre, aveva paura di lasciarla sola per troppo tempo.
Arrivò davanti al gargoyle, ma solo in quel momento si accorse di non conoscere la parola d'ordine. Cominciò a camminare velocemente avanti e indietro, pensando, e stava giusto per andare a cercare la McGonagall quando da un angolo sbucò il preside, con una lunga tunica rossa che gli arrivava fino ai piedi e la barba bianca e lunga incastrata in una cintura marrone
«Signor preside! Finalmente io le devo parlare. Riguarda Lily, cioè, la signorina Evans! Lei, la sorella...» cominciò James, accaldato e con ancora il fiatone per la corsa di prima
«Signor Potter che succede?» gli chiese calmo Silente, guardandolo da sopra i suoi occhiali a mezzaluna.
A volte quell'uomo faceva innervosire James. Sapeva quello che stava passando Lily, eppure era così tranquillo. Si costrinse a calmarsi e a riprendere fiato.
«Signore, Lily vuole sapere che ne è stato della sorella» concluse James
«La sorella della signorina Evans in quel momento non era in casa. È sopravvissuta» gli rispose Silente semplicemente.
A quelle parole, il ragazzo ringraziò velocemente il preside e corse via, felice di poter dare almeno una buona notizia a Lily. Arrivò in dormitorio trafelato e trovò la rossa esattamente come l'aveva lasciata: che fissava il muro davanti a lei, con il viso ancora bagnato di lacrime.

«Amore Petunia, Petunia è viva!» esclamò James
«Non era in casa e i Mangiamorte non l'hanno...» ma poi si accorse che la ragazza aveva ricominciato a piangere. Le si avvicinò cauto «Tesoro che succede?»
«Oh scusa niente, credo che queste siano quasi lacrime di gioia» gli rispose lei, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano e sorridendo. Era evidente che il sorriso fosse forzato così si lasciò di nuovo avvolgere dalle possenti braccia di James.
Quando gli altri amici li raggiunsero li trovarono che dormivano abbracciati e li lasciarono così, stando attenti a non svegliarli.



*SPAZIO AUTRICE*

Ciao!! Yuhu proprio viva la vita. No dai scherzo, in realtà mi dispiace tantissimo però dovevo far capire che la guerra sta entrando a Hogwarts.
No seriamente sono triste triste triste :((
Lasciate una stellina così sono meno triste :)
Ciao ciao

-Ele🧸

"𝐓𝐫𝐚 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢𝐳𝐢𝐚" || 𝐭𝐡𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐚𝐮𝐝𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora