1. Harry

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Harry non aveva chiuso occhio tutta la settimana, ovvero da quando aveva spedito la richiesta di ammissione a quella casa editrice che (si spera), avrebbe fatto parte del suo futuro.

Si alzó dal letto per poi buttarsi subito sotto la doccia, forse per permettere al suo cervello di connettersi per bene.

Era stanco- molto stanco- e aveva decisamente sonno, ma nononstante ciò non riusciva a dormire.

Appena i suoi occhi si chiudevano la mente lo ricollegava al lavoro e ciò comportava ansie e paranoie.. Quindi addio dormita.

Grazie alla doccia riuscì piano piano a "svegliarsi" completamente.

Andò in camera alzando le tapparelle e notando che era anche quella un'altra giornata piovosa.

Ma a Harry piaceva la pioggia. Non la definiva triste come tutti, anzi la definiva piuttosto rilassante e in grado di schiarire le idee.

Aprì il suo armadio prendendo il maglione verde, i skinny jeans neri e le all star rosse e si vestì in pochi minuti.

"Lunedì ventotto" sussurró a se stesso spuntando la data sul calendario di carta appeso vicino alla porta.

"Giorno di posta" sorrise tappando il pennarello nero e riponendolo sulla scrivania.

Appena aprì la porta della sua camera un dolce odore di pancakes gli investì le narici, cosa che incrementó ancora di più il suo sorriso.

Scese velocemente le scale passandosi la mano nei capelli ancora bagnati.

" 'Giorno mamma" disse non appena giunto in cucina e trovata la madre indaffarata con i fornelli.

"Buongiorno tesoro" sorrise lei girandosi per un momento e riponendo lo sguardo di nuovo sul suo lavoro.

"La posta è appena arrivata" aggiunse poi, vedendo il figlio attendere impaziente quella frase.

Harry si precipitò in salotto trovando le varie lettere poggiate con cura sul divano rosso in tela.

Si sedette accanto ad esse prendendole in mano e iniziando a cercare freneticamente, un simbolo, quel simbolo che distingueva la casa editrice dalle bollette.

Quasi urló quando lo scorse in alto a destra, posto su una bustina rossa.

T. L. E.

"TL Enterprises" soffió con le labbra, realizzando che il suo futuro era siggillato in quella lettera e tutto dipendeva dalle parole scritte in essa.

Iniziarono a tremargli le mani dall'emozione, si sentiva pesante e leggero allo stesso tempo, la morsa allo stomaco dell'ansia che lo teneva saldo sul divano.

Strappó lentamente la linguetta di carta, aprendo definitivamente la busta e scorgendo un foglio bianco al suo interno.

"Forza Harry" disse a se stesso per incoraggiarsi.

Prese il foglio e lo aprì velocemente, impedendo alle paranoie di bloccarlo.

Lesse velocemente tutte le parole stampate sul documento.

"Gentile, Harry Edward Styles. La TL Enterprises è felice di annunciargli che la sua richiesta di lavoro, dopo un accurata analisi, è stata accettata. Tutti i termini saranno accertati giovedì stesso alla sede centrale a New York, la aspettiamo con impazienza. Si munisca di documenti e curriculum come garanzia. A presto. Frimato TLE" Harry scandì le ultime parole con la bocca asciutta e gli occhi spalancati dallo stupore.

"Mi hanno preso" disse piano, le dita ancora strette al foglio di carta.

"Mi hanno preso!" urló poi alzandosi e agitando il foglio in aria.

"Mamma mamma" chiamó correndo verso la cucina.

Lei si giró allarmata.

"Mi hanno preso" sorrise, un sorriso ampio pieno di gioia.

"Cosa?" chiese la madre incredula guardando suo figlio prima di scoppiare in lacrime dalla felicità.

"Che succede qui" entró il padre dall'altra stanza attirato dal baccano.

"Papà la TLE mi ha accettato!" strilló ancora Harry, la mascella che stava iniziando a fargli male per il sorriso troppo smagliante.

Il padre sorrise fiero prendendo per le spalle suo figlio e stringendolo forte tra le braccia.

"Lo sapevo che ce l'avresti fatta Haz" disse l'uomo dandogli le pacche in mezzo alle scapole.

Harry continuava ad annuire felice, sbattendo le palpebre per cacciare quel sottile strato di lacrime che gli si era formato.

Lui adorava scrivere, da sempre.

Preferiva passare i pomeriggi in compagnia del suo quaderno seduto sull'erba fresca invece di uscire con gli amici.

Lo faceva sentire libero.

Era come se attraverso le lettere riuscisse a esprimere ciò che in un mondo di pregiudizi non si poteva.

E lui scriveva, le dita strette alla penna nera lasciatagli da suo nonno in eredità, e scriveva scriveva.

Tutti i suoi pensieri, le paure, le gioie, le storielle che gli piaceva tanto raccontare alla sua sorellina piccola, Gemma.

Quel quadernino raccontava la storia della sua vita, della sua mente.

Per lui non c'era tesoro più prezioso.

Presa la laurea aveva intrapreso un corso classico pomeridiano per ricevere la giusta preparazione, c'erano stati pomeriggi (addirittura sere e notti) che aveva passato con la testa china sui classici di scrittura.

Ma ad Harry piaceva.

Piaceva sapere che gente come lui esisteva, o era esistita e che era riuscita a scrivere opere così interessanti e profonde.

Lui sapeva di non essere come i suoi coetanei: non aveva mai toccato un' alcolico o messo piede ad una festa, non aveva neanche mai avuto una relazione, non ne sentiva il bisogno.

Tutti erano attratti da lui e dal suo aspetto, perché si Harry era davvero bello. Aveva quell'aria da bambino dolce, era alto e aveva quel sorriso splendente con cui avrebbe conquistato chiunque.

Ma nessuno era attratto realmente dalla sua persona, dalla sua mente dai suoi interessi.

A nessuno interessava chi fosse Harry Styles.

Tutto ciò che al momento gli interessava però era la sua nuova vita, quella che avrebbe intrapreso a New York.

Una città così grande e lontana, così diversa dalla sua amata Londra.

Gli tremavano le gambe dall'emozione soltanto al pensiero.

Perché si le porte della sua nuova vita si erano appena aperte e si, avrebbe potuto avverare uno dei suoi più arditi sogni.


Benvenuti a tutti in questa nuova storia! Spero vivamente vi sia piaciuto questo capitolo e mi scuso per eventuali errori.
Baci💚

Behind The Wall (Larry Stylinson) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora