Capitolo 3

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Pov's Lele

«Lele, io e Gian usciamo. Torniamo stasera.» dice Diego prendendo il suo telefono che si trovava sul divano.

«Va bene bro.»

Li saluto e loro escono. Bene, passerò una giornata da solo con Tancredi. Sento che sarà un lungo pomeriggio, nel frattempo mi siedo sul divano e accendo la tv, metto Netflix e mi guardo qualche film.

Ore 17:00

Mi alzo dal divano e vado in camera da Tancredi, apro piano la porta e vedo che ancora dorme. Chiudo la camera e torno in soggiorno, penso a quello che mi ha detto Gian. Forse ha ragione magari potrei organizzare una cena e parlare con Tanc. Non so quante probabilità ci siano che Tanc mi perdoni ma tentare non nuoce.

Farò la cena questa sera. Ma non sarà una di quelle cene classiche a lume di candela, sarà qualcosa di diverso. Sarà qualcosa in stile Tankele. Sposto il divano e il tavolo, lascio così il centro del soggiorno libero; prendo due coperte, una rosa e una nera, i colori preferiti mio e di Tanche. Metto la coperta nera a destra e quella rosa a sinistra, avvicino il divano alle coperte e prendo i cuscini e li posizione sulle coperte facendoli appoggiare ai piedi del divano. Prendo una tovaglia e la posiziono a terra, poi prendo due piatti, le posate e due bicchieri; prendo i tovaglioli e li metto vicino ai piatti.

Il soggiorno è pronto. Vedo che ore sono... le sette. Wow ci ho messo veramente così tanto?! Vabbè per Tancredi questo e altro. Vado in cucina a penso a qualcosa da cucinare, ok ci sono!

Prendo la carne e la metto nella padella, in una padella a parte metto l'olio e poi metto le patatine. Prendo la coca cola dal frigo e la porto in soggiorno, torno in cucina e vedo a che punto sono la carne e le patatine. È quasi tutto pronto, vado in camera di Tancredi e lo sveglio. Anche se mi dispiace svegliarlo, quando dorme è un cucciolo.

«Tanc.» lo scuoto un po' e dopo averlo chiamato varie volte si sveglia.

«Lele.» dice con la voce impastata dal sonno.

«Svegliati ho quasi finito di preparare la cena.» annuisce ed io esco dalla camera. Così lui può darsi una sistemata. Torno in cucina e la carne e le patatine sono pronte. Spengo il gas e vado a prendere i piatti, metto la carne e le patatine nei piatti e li porto in soggiorno mettendoli sulla tovaglia.

Mi siedo dal mio lato e poi vedo Tancredi venire in soggiorno.

«Perché mangiamo qua in soggiorno, per terra, e non in cucina?» chiede visibilmente confuso.

«Perché dovrei parlarti.»

Annuisce e si siede pure lui. Iniziamo a mangiare e tra di noi c'è troppa tensione. Prendo coraggio e inizio a parlare.

«Tancredi senti, so che ne abbiamo già parlato prima che tu te ne andassi per due mesi, però sento il bisogno di parlarti. So che tutto quello che ho fatto è imperdonabile, e il tuo perdono non lo merito, ma credimi Tancredi se dico che mi manchi da morire. Mi manca perdermi nei tuoi occhi verdi, mi manca baciarti, mi manca abbracciarti, mi manca farti le coccole, mi manca stare sul divano e guardare la televisione insieme mentre tu sei appoggiato con la testa sul mio petto, mi manca dormire con te, mi manca tutto di te. In questi due mesi sono stato malissimo, non vederti è stata una vera e propria tortura. Ma alla fine è solo colpa mia se tu sei stato via, e credimi anche se ti dico che mi pento veramente di tutto quello che ho fatto. Tu meriti il meglio e non una persona come me. Però Tancredi sappi che ti amo, ti amo da morire. Io per te darei la mia stessa vita.»

Finisco di parlare e lo vedo con gli occhi lucidi.

«Lele io non so che dire. Te l'ho già detto non so se perdonarti, ho sofferto troppo. Però mi manchi anche tu, mi manchi tantissimo. E ti amo anche io, non ho mai smesso di amarti.»

Mi alzo in piedi e faccio alzare anche lui tendendogli la mano che lui prende e si alza in piedi. Lo avvicino a me e siamo petto contro petto, le mie mani sui suoi fianchi, e le sue braccia intorno al mio collo.

«Se non mi vuoi perdonare non farlo, però prova a fidarti di nuovo di me.» dico sussurrando, siamo a pochi centimetri di distanza, le nostre labbra quasi si toccano.

«Questa volta prometti di essere il Lele di una volta?»

«Lo prometto.»

«Ti amo Lele.»

«Ti amo Tanc.»

Annullo la distanza che ci separa e lo bacio. Un bacio dolce e lento. Dio quanto cazzo mi era mancato.

Amore Eterno||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora