Capitolo 14

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Pov's Tancredi

Secondo giorno che Luciano viene a casa nostra. Dobbiamo registrare cinque video, ognuno di noi con Luciano. Prima lo fa con Diego, poi con Gian, poi è il turno di Lele e infine il mio. Ma prima di registrare disse che doveva andare al bagno, Diego gli indicò la porta. Io andai in camera e chiusi la porta.

Sono solamente pochi secondi e poi lui se ne andrà. Mi appoggio al davanzale della finestra e guardo la città in movimento. Sento la porta aprirsi, ma non mi giro. Penso sia Lele. Sento due mani sui miei fianchi.

«Ehi amore.» a quelle parole mi blocco. Mi giro e vedo Luciano. Stacco le sue mani dal mio corpo.

«Non chiamarmi così. E poi cosa ci fai tu qui? Non puoi entrare nelle nostre stanze.» vado verso la porta per uscire ma Luciano mi raggiunge e chiude la porta a chiave, mi intrappola tra il muro e il suo corpo.

«Prima di andare in soggiorno, potremmo divertirci.» dice sussurrando al mio orecchio. I brividi mi attraversano il corpo.

«No. Apri questa porta.»

«No è più bello stare qua.» inizia a baciarmi il collo. Cerco di staccarlo da me, ma è tutto inutile.

«Luciano vattene.» cerco di trattenere le lacrime. Non mi dà retta.
Prendo fiato e poi urlo.

«Lele!»

In meno di due secondi sento Lele dietro la porta.

«Tancredi!»

«Lele stai tranquillo, Tanc è in buone mani.» dice Luciano con un sorriso che prenderei a pugni.

«Luciano se lo tocchi ti ammazzo!»

«Mi dispiace, ma l'ho già toccato.»

Le lacrime scendono copiose sul mio viso. Luciano cerca di togliermi la maglietta, glielo impedisco e mi tira uno schiaffo. All'improvviso non sento più il corpo di Luciano su di me. Apro gli occhi che fino a quel momento tenni chiusi e vidi Luciano a terra. Lele viene verso di me. Senza pensarci due volte mi butto su di lui, metto le gambe intorno alla sua vita e le braccia intorno al suo collo e la testa nell'incavo del suo collo. Inizio a singhiozzare e poi sento Diego urlare.

«Se ti presenti di nuovo qui la prossima volta ti mando in ospedale figlio di puttana!»

Le lacrime continuano a scendere e non vogliono smettere.

«Amore ehi calma. Ci sono io.» i ragazzi cercano di calmarmi ma invano. Il fiato si fa corto, gli occhi, il petto e la gola bruciano da morire e non vedo più nulla. Non sento niente e poi buio.

Amore Eterno||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora