Johnlock - Sentimenti

437 22 6
                                    

"Mi annoio!" urlò per l'ennesima volta Sherlock, sparando allo smile disegnato sul muro. John si prese la testa fra le mani, e chiuse il computer su cui fino a poco prima stava lavorando: in quelle condizioni, aggiornare il blog era praticamente impossibile! "Ho capito che ti annoi, ma invece che sparare al muro potresti trovare qualcosa da fare" disse l' ex soldato. "Non è colpa mia se non succede niente nel mondo, sembra che tutti si siano presi una pausa dal crimine!" Rassegnato, Watson finì la tazza di the e si diresse verso la sua camera: in quelle condizioni il suo coinquilino era semplicemente intrattabile.
Sherlock osservò il blogger andarsene, e incurvò le labbra in un sorriso: il suo piano stava per avere inizio.

Il consulente investigativo aveva notato il cambiamento del comportamento di John nei suoi confronti, e non ci aveva messo molto a comprendere le motivazioni. L' amico non usciva più con nessuna donna, aveva iniziato ad accettare di più le stranezze del genio, il suo sguardo indugiava sempre più del dovuto sul corpo di Holmes... Sherlock aveva risolto il mistero in tempi brevi: innamorato. John era innamorato di lui. "I sentimenti non fanno per me, distraggono solamente" furono i pensieri di Holmes alla novità. Ma ben presto cambiò la sua versione: durante un caso il criminale a cui i due amici stavano dando la caccia era riuscito a catturare Watson, e minacciava di ucciderlo. Dal linguaggio del corpo, Sherlock aveva capito che l'uomo faceva sul serio, non avrebbe avuto scrupoli a uccidere l'ex soldato solo per ferire il genio e riuscire a scappare. E qui successe una cosa che si potrebbe definire straordinaria: invece che affrontare il problema con fredda lucidità, Sherlock si lasciò dominare dai sentimenti che aveva sempre represso incosciamente. Per la prima volta non riusciva a ragionare, i suoi pensieri erano tutti concentrati sulla disperazione che avrebbe provato alla morte del blogger.

Quando il criminale fu catturato, Sherlock si chiuse nel suo palazzo mentale per quasi una settimana. Non riusciva a comprendere come la sua mente avesse potuto abbandonarlo cosí, nel momento del bisogno. Arrivare alla conclusione che sì, anche lui si era innamorato, lo sconvolse per un attimo. Si era sempre ritenuto nettamente superiore a queste "sciocchezze", e invece anche lui vi era caduto.  Si rese conto di non conoscere praticamente nulla sull'agomento: sapeva che l'amore era uno dei principali moventi dei crimini, e questa conoscenza gli era sempre bastata. Fino a quel momento. Senza farsi scoprire dal blogger, il consulente investigativo si mise a fare le sue ricerche: aveva accettato questo suo sentimento, e non aveva intenzione di sbagliare una singola azione.

Quando John uscì dalla sua camera era ormai ora di cena. Non aveva mai dormito cosí tanto in un pomeriggio, e si domandò se per caso Sherlock non avesse corretto il the che stava bevendo mentre cercava di aggiornare il blog. Alzando gli occhi al cielo per le varie stranezze del coinquilino, Watson si apprestò ad andare in cucina. "Sherlock, non è che hai..." l' ex soldato non riuscì a completare la domanda, essendo completamente stupefatto.

 La cucina, solitamente ordinata come se vi fosse esplosa una bomba all'interno, era insolitamente pulita e illuminata. Sul tavolo erano presenti varie candele profumate, ed era apparecchiato per due persone. I piatti erano coperti, ma nell'aria aleggiava il profumo del piatto preferito del blogger. Ma più di tutto ciò che stupì John fu la visione di Sherlock. Il genio aveva indossato il completo più elegante che avesse a disposizione, e si era sistemato i capelli con cura. Watson rimase a bocca aperta, incapace di proferire parola. "Vorresti cenare con me?" domandò Sherlock, soddisfatto nel vedere che il suo lavoro aveva ottenuto il risultato sperato. John non rispose nulla, ma uscì dalla cucina e si diresse verso la propria camera.

Passò quasi un'ora prima che John varcasse nuovamente la soglia della cucina. In quel lasso di tempo il genio aveva contorto le mani in segno di nervosismo: aveva elaborato tutte le possibili reazioni che il blogger avrebbe potuto manifestare, e fra queste vi era la possibilità che potesse rifiutare.
Dal canto suo, Watson era salito in camera completamente incapace di capire qualsiasi cosa. Sherlock non aveva mai preparato un pasto, in casa non si vestiva mai cosi elegante. Il medico si chiese se il coinquilino dovesse farsi perdonare qualcosa, ma il suo istinto gli disse che no, non si trattava di questo. John restò a fissare l'armadio per molto tempo, indeciso su cosa mettersi. Optò per jeans e camicia, e dopo aver curato ogni dettaglio si fece coraggio e si diresse verso la cucina.

All'inizio, nessuno dei due aveva detto una parola. Dopo essersi accomodati al tavolo, avevano iniziato la cena in completo silenzio. "Come ti sembra, John?" chiese Sherlock. "È veramente molto buono. Come facevi a sapere che era il mio piatto preferito?" "Chiunque avrebbe potuto intuirlo, ma per me che ti conosco bene è stato un gioco da ragazzi. Potrei spiegarti come l'ho capito dai tuoi maglioni e dalla pettinatura, ma mi limiterò a dirti che potrei aver spiato la cronologia del tuo computer, e notato come praticamente ogni giorno cercavi mille varianti di questo piatto."
"Aspetta, come hai scoperto la pass... No, non dirmelo. Non voglio saperlo. - affermò Joh, passandosi una mano fra i capelli - Quello che realmente vorrei sapere è il perchè di tutto questo."

Sherlock si aspettava una domanda simile. Prese un tovagliolo, si pulì la bocca e iniziò a parlare:" Tutto è cominciato con il nostro ultimo caso John. Vederti in pericolo ha scatenato in me sensazioni fino ad allora sconosciute. In questo momento ho in mente le parole che avrei dovuto dire per farti liberare immediatamente, ma in quel frangente avevo la mente annebbiata. Dal dolore, dalla preoccupazione. Perchè si, mi sono reso conto di ricambiare i sentimenti che provi per me da qualche mese a questa parte. E questa cena era il mio modo per dimostrartelo, ho fatto qualche ricerca in merito e spero di non aver sbagliato. Sono ancora nuovo in queste manifestazioni."
John non si sorprese del fatto che il coinquilino sapesse dei suoi sentimenti: era Sherlock Holmes, che diamine! Ma il medico rimase commosso, insomma non era mai capitato che il consulente investigativo facesse ricerche per argomenti che non riguardassero un caso, o la sua passione per l'anatomia. Per paura di sbagliare qualcosa nei suoi confronti, Sherlock - i sentimenti non fanno per me - Holmes aveva passato giorni a preparare quella serata.

Le lacrime iniziarono a scendere lungo il viso di John, e Sherlock temette di aver pronunciato o compiuto qualcosa di sbagliato. "Perdonami John, non avrei dovuto farlo e..." "Zitto Sherl, tu parli troppo" affermò il blogger, che nel frattempo si era alzato ed era andato vicino al coinquilino. "È la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me. E io ti ringrazio" dette queste parole, John fece combaciare le sue labbra con quelle di Sherlock, dando il via a una danza sempre più frenetica delle loro lingue. Vedendo poi come il genio non fosse per niente contrariato all'idea di spingersi più in lá, il medico lo trascinò nella sua camera, dove i due presero a spogliarsi reciprocamente.
In quella notte i due dimostrarono tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro, un amore tenuto a freno per tanto, troppo tempo.

E quando l'indomani qualcuno scambiò nuovamente i due coinquilini per una coppia di fidanzati, stranamente John non corresse l'affermazione.

~ Ship OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora