Possibile spoiler quarta stagione/manga
Attenzione: in questa one-shot, Eren non è a conoscenza del suo potere
Il rumore del suo pianto riecheggia in tutta l'area circostante. Eren non sta neanche tentando di nascondersi, sapendo di essere in un posto desolato dove non viene mai nessuno. Il suo posto, dove si reca sempre nei giorni di sole per sedersi sotto il ciliegio e poter pensare liberamente, oppure per leggere un libro. Quello che successivamente era diventato il loro posto.
Ma oggi, questo maledetto giorno, piove a dirotto. "Perché?" urla il ragazzo, inginocchiandosi a terra e prendendo a pugni l'albero di fronte lui. "Perché è successo questo? Perché a noi?" continua a urlare, non rivolgendosi a nessuno in particolare. O, forse, rivolgendosi alla divinità che ha permesso tutto questo.
Chiuso come è nel suo dolore, Eren non si accorge della pioggia che cade sul suo viso, mischiandosi alle lacrime amare che solcano il suo volto, non si accorge della pelle scorticata, del sangue che cola dalle sue mani. Non si accorge nemmeno di perdere le forze, finché non crolla a terra stremato. E ancora continua a piangere, finché non ha più lacrime da versare. Ma la pioggia, la pioggia prende il loro posto, esprimendo il cieco dolore che prova il ragazzo. "È morto... Levi è morto! E io non ho potuto fare niente per salvarlo" questo è l'unico pensiero fisso del castano.~~~
La giornata era incominciata come di consuetudine per Eren: una bella litigata con Jean per un motivo banalissimo, oramai ai due non serviva nemmeno un vero pretesto per mettersi a discutere, un allenamento per tenersi in forma, e la convocazione del Capitano Levi.
Era la loro prassi, prima di una missione importante i due si vedevano sempre. Non lo ammettevano ad alta voce, ma nessuno poteva conoscere l'esito della missione. Per cui passavano ogni volta del tempo insieme, per rassicurarsi a vicenda: entrambi sarebbero tornati dalla battaglia, nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro.
"Perché non hai mantenuto la promessa, Capitano?"Nel primo pomeriggio, l' Armata di Ricognizione era partita per una missione veramente importante e delicata: bisognava catturare almeno due esemplari di giganti vivi. Hanji era riuscita a convincere Erwin dell'importanza di uno studio su giganti vivi, e non più su uno studio basato sulle loro osservazioni. "Per sconfiggere un nemico, bisogna studiarne i punti deboli" è la frase ricorrente della castana, quando qualcuno le chiede il motivo di questa sua ossessione per i titani. Quello che nessuno si aspettava, che nessuno poteva prevedere, era la presenza di un enorme gruppo di giganti anomali nella foresta dagli alti alberi.
"Come avrei potuto prevedere quello che sarebbe accaduto, Levi? Di segnali, io non ne ho visti. Di segnali, non ce ne sono stati"."Questa è fortuna! Molto meglio se sono giganti anormali" affermò Hanji, con gli occhi scintillanti di felicità. "Non dire sciocchezze, Quattrocchi. Hai la minima concezione del pericolo in cui ci troviamo?" la riprese il Capitano Levi, scuotendo leggermente la testa. "Bene soldati, dividetevi in due gruppi come già programmato in partenza. Sono troppi, per cui non ingaggiate combattimenti inutili. La missione è si catturare due giganti vivi, ma non correte rischi superflui. Offrite i vostri cuori, soldati!" incitò Erwin i propri sottoposti, entrando nella foresta seguito dal suo gruppo. L' altro gruppo, composto da Eren, Armin, Mikasa, Sasha, Annie, Jean e Connie e da altri soldati, era comandato dal Capitano Levi.
"E tu, Levi, eri consapevole del pericolo a cui stavi andando incontro?"Urla terribili si levarono dalla foresta. I soldati non erano pronti per affrontare la minaccia innanzi a loro, e ben presto iniziarono ad essere sopraffatti. Nemmeno la formidabile forza degli Ackermann fu d'aiuto allo scopo della missione, e ben presto il Capitano ordinò la ritirata: la formazione assegnata all'inizio si era disgregata praticamente subito, e troppe vite erano state prese quel giorno. Del fumo verde si disperse fra gli alberi, segno che almeno la squadra di Erwin aveva avuto più fortuna. Ma Eren, invece di ritirarsi, si buttò nella mischia, volendo provare il proprio valore al soldato più forte dell'umanità, volendo dimostrare di essere in qualche modo degno dell'amore del più grande.
"Non avrei dovuto fare una tale sciocchezza, ora me ne rendo conto. Volevo che tu fossi orgoglioso di me. Non ho minimamente pensato alle possibili conseguenze delle mie azioni. Se puoi, ovunque tu sia, perdonami. Io non posso, non posso perdonarmi. Né ora, né mai."E fu allora che il dispositivo tridimensionale del ragazzo dagli occhi smeraldo smise di funzionare, facendo cadere Jeager nel vuoto. O meglio, facendolo precipitare proprio nel bel mezzo del gruppo di anomali rimasti. "Eren! Eren! Jeager!" urla di terrore si levarono dagli amici del ragazzo, incapaci di muovere un solo muscolo. "Eren!" urlò Mikasa, prima di buttarsi a salvarlo. "Dannato moccioso, che ti è saltato in testa?" mormorò il Capitano, prima di lanciarsi nella mischia. Aveva paura che la ragazza non arrivasse in tempo. Per questo, per questo si distrasse. E finì nelle mani di un gigante, perdendo anche la presa sulle lame.
"Provavo un terrore inimmaginabile, non volevo morire. Ma soprattutto, non volevo perderti. Non così. Non a causa mia. Dovrò convivere con questo senso di colpa per il resto dei miei giorni."Mikasa riuscì a salvare Eren dal gigante che lo stava per divorare, prima di accorgersi di ciò che stava accadendo. "Levi! Capitano! Capitano!" urlava Jeager, piangendo a dirotto. No, non stava accadendo davvero. Era un sogno, un incubo. Non poteva essere la realtà quella. Alle urla del ragazzo, la ragazza si voltò e vide in quale situazione si trovava il Capitano. "È troppo tardi per me. Porta tutti al sicuro. Porta Eren al sicuro. È un ordine soldato". "No Mikasa, non ascoltarlo. Ti prego, salvalo" urlò di rimando il ragazzo. L' Ackermann, con una lacrima solitaria a solcarle il viso, decise di portare Eren in salvo, e di allontanarsi con gli altri. Sapeva di essere forte, ma era a conoscenza dei propri limiti. E teneva alla vita del "fratello" più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Eren venne portato via ancora una volta da una persona che amava, mentre questa veniva mangiata da un gigante. Non riuscì a guardarlo negli occhi, la vista era offuscata dalle troppe lacrime.
"Maledetti giganti, vi ucciderò tutti! E poi, solo poi ucciderò anche me. Perché la colpa è mia, sei morto per salvarmi da stupido quale sono."Nessuno era a conoscenza del rapporto fra il ragazzo dagli occhi smeraldo e il soldato più forte dell'umanità. Nessuno, tranne Armin, il quale aveva molti sospetti sul motivo dell'improvvisa felicitá del compagno di avventure fin dall'infanzia.
I suoi dubbi vennero confermati quando un giorno, entusiasta all'idea di mostrare ad Eren un libro riguardante il mondo esterno, entrò nella camera del suo migliore amico senza bussare, trovando i due in atteggiamenti inequivocabili. In seguito alle minacce dell' Ackermann, e alle suppliche di Jeager, Arlet aveva deciso di non dire a nessuno della loro relazione.
"Ora sono qui, a gridarlo al mondo interno, ma nessuno mi può sentire. Tutti devono sapere cosa eravamo, e provare lo stesso dolore che sto sentendo io. Non posso sopportarlo da solo. Torna da me."~~~
"Svegliati, coraggio svegliati moccioso." Allo stremo delle forze, Eren si è addormentato sotto il ciliegio. Ma all'improvviso sente una voce, la sua voce, che lo incita a svegliarsi. Pian piano il ragazzo apre gli occhi, ha anche smesso di piovere. Sbattendo le palpebre più e più volte, tende una mano alla figura davanti a lui. Non è un sogno, non è un miraggio: Levi è davanti a lui. Messo veramente male, ma è lì davanti a lui, in carne e ossa. "Levi... Tu sei... Io ho..." prima che possa dire qualsiasi cosa, Eren viene colpito da un pugno in pieno viso, per poi essere abbracciato dal Capitano. "Dannato moccioso, ma come ti è saltato in mente di fare una cosa così sconsiderata!" dice il più basso, poggiando la testa contro il petto del castano e inspirandone il profumo. "Tu sei.. vivo.. Ma come...?" cerca di articolare una frase Jeager, ancora incredulo. "Tch, davvero hai pensato che un anomalo bastasse ad allontarmi da te? Ci vuole ben altro moccioso" "Ma ti ho visto.." "Avevo perso le mie lame, e fortunatamente sono arrivato nello stomaco del gigante senza danni troppo seri. Stavo per lasciarmi andare, ma prima dovevo farti il culo per l'azione sconsiderata che hai compiuto. Ho trovato un dispositivo all'interno del gigante, con ancora le lame inserite. Non ci ho visto più dalla rabbia, e son riuscito a tagliarlo dall'interno. Poi sono scappato fuori dalla foresta, grazie al mio cavallo che era rimasto nei dintorni. E sono corso subito qui, ti conosco troppo bene, sapevo che ci saresti stato. Come non potevi? È il luogo della nostra prima volta, il luogo dove ci siamo confessato i nostri sentimenti. Dovevi essere qui." "Tu, con le ferite e le ustioni che hai, sei corso qui... Per me?" "Tu vieni prima di tutto, moccioso. Ma ora, torniamo dagli altri. Saranno tutti preoccupati, che dici?" Eren scoppia in un pianto, ma questa volta di felicità. Ricambia di getto l'abbraccio del più basso, prima di sentire dei gemiti di dolore provenire da quest'ultimo.
Il ragazzo allenta la stretta, con un sorriso felice sul volto: hanno una seconda occasione. E lui non la sprecherá, non sbaglierà di nuovo. Ha provato il dolore cieco, quel dolore che colpisce chi pensa di aver perso per sempre la propria anima gemella. E non intende ripetere l'esperienza. Preferisce amare con tutte le sue forze, ed essere amato altrettanto intensamente.
Ha trovato il motivo per cui vale la pena di continuare a lottare.
STAI LEGGENDO
~ Ship OneShot
NouvellesÈ una raccolta di varie oneshot su ship di vario genere, riguardanti personaggi di serie tv e saghe televisive Avviso: in alcune oneshot potrebbero essere contenuti spoiler sulle serie tv / saghe tevisive P.S. Ho iniziato a vedere anime, e mi sono a...