CAPITOLO 8: DEATHLIGHT

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Passo dopo passo, il cammino diventava sempre più faticoso e la giornata passava. Il sole stava calando e il caldo che annebbiava la testa di tutti e tre, stava per lasciare spazio ad un freddo gelido. Tra l'altro, ogni risorsa e provvista procuratasi da Raymond e gli altri, era rimasta sulla Hevartz.

«Coraggio, non dovrebbe mancare molto. Vedo una torre» disse Never con le labbra visibilmente prosciugate, mentre Hunter e Pickub barcollavano affaticati sulla sabbia. Si sentivano persi, come fu per David, vagare nell'oscurità di Skymoon. Dovevano trovare riparo e speranza in quella torre che poche decine di metri di sabbia li separavano da essa, sempre che non fosse sorvegliata. Infatti una fiaccola brillava in lontananza dalla cima, sebbene fosse impossibile valutare la sua origine da quella distanza: «Seguitemi e non fate rumore» sussurrò Never, facendo segno di avanzare accovacciati, verso la porta della torre solitaria. Il buio ora sovrastava le dune di sabbia: finalmente avevano un vantaggio, nell'incontrare una guardia davanti alla porta, armata di alabarda e coperta dalle solite fasce. Il suo campo visivo sarebbe risultato troppo offuscato dall'oscurità, o così speravano i tre fuggitivi. Mentre si dirigevano sempre più bassi, ad un leggero spiraglio di vento, alcuni granelli di sabbia schizzarono tra le narici di Pickub, che sollevò la testa, scosso: «Sto per... sto...» stava per commettere un terribile errore in quel momento, se non che la mano lesta di Hunter gli tappò il naso di scatto, mentre Never era fisso sulla sagoma davanti a lui. Il movimento precauzionale di Hunter fu immediatamente scoperto e la guardia non esitò a raggiungere l'interno della torre. Una volta varcata quella porta, senz'altro, altre truppe sarebbero piombate nella torre d'osservazione. Never dovette agire tempestivamente: si alzò in fretta, estrasse un kukri e lo scagliò sulla schiena del soldato. Questi non poté che inginocchiarsi a terra e crollare inerte, con la spada conficcata nel dorso. La sabbia permise il silenzio più totale anche della caduta del corpo. Never si voltò nervosamente verso i due compagni, che si limitarono a sorridere imbarazzati. Si alzarono finalmente dalla sabbia, al che si avviarono a passi veloci verso la torre. Non appena recuperò la lama, Never trascinò il corpo oltre la porta che Pickub si assicurò di chiudere con attenzione. Fu un attimo salire le scale e tramortire la guardia di vedetta in cima alla torre. Iniziarono finalmente a poter progettare il da farsi con più serenità: la Hevartz non doveva essere lontana, sebbene il buio fitto non consentisse a nessuno di vederla. Lo sapevano e basta, solo grazie all'ennesimo attributo di Never: un ottimo senso di orientamento.

«A occhio e croce, contando la distanza che abbiamo percorso, la nave dovrebbe distanziare poco più di otto miglia» puntualizzò Never, con occhi fissi sulla finestra.

«Quindi, che facciamo? Non abbiamo mezzi per camminare al freddo» puntualizzò Pickub con tono al quanto preoccupato.

«Sfortunatamente hai ragione. Anche se fossimo al pieno della nostra condizione fisica, non potremmo durare più di un'ora... Ci accamperemo qui per stanotte, ma dobbiamo partire all'alba, o per lo meno quando il freddo sarà sopportabile» disse Never, deciso e calmo.

«Ma ci sono quattro Mortavaz nella torre, sono veicoli perfetti per questo terreno»

«Negativo, troppo rumore, ci scoprirebbero prima di raggiungere il confine» Poi si voltò verso i due compagni: «Riposate un po', adesso, ne avete bisogno. Io starò di guardia» concluse, al che i due annuirono e bastarono un paio di minuti perché il povero Pickub si addormentasse sulla branda della guardia tramortita. Il fatto stesso che fosse stato capace di camminare nella sabbia e tener testa alle guardie del salone dopo quello che Stain gli aveva fatto... Quell'uomo così timido e fragile era impressionante agli occhi di entrambi i suoi compagni di viaggio, per quello che aveva rivelato in quei giorni. Never provava stupore, Hunter non poteva che provare un rimorso stroncante; sapeva di avere una colpa nelle disgrazie di quella giornata. Quella sua irrefrenabile curiosità aveva scatenato una reazione a catena: pensava a Norum e Pickub, ma spesso i suoi pensieri lo portavano inesorabilmente a quella mattina che da lì a poco aveva sconvolto la sua vita. E allora ricordava ben altri nomi: David e Zeira, primi fra tutti quelli dei suoi fratelli. Non aveva tempo per rimpianti o nostalgia: doveva trovarli e l'unico in grado di condurlo da loro era Never. Il suo piano appariva semplice, ma il tempo era contato; viaggiare di notte sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma tutti e tre sapevano ovviamente che non avrebbero potuto fare più di dieci passi senza gelare. A Goldsand, visto l'ambiente arido e desertico era facile incappare in assurdi stravolgimenti climatici: dalle tempeste di sabbia alle piogge torrenziali; dal caldo del giorno al freddo della notte. Tuttavia, nonostante il caldo fosse meno sopportabile del freddo, per lo meno non era capace di ucciderli, al massimo di confonderli, se dosavano bene i loro sforzi.

(SM1) Skymoon - le lame perduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora