Quasi dall'altro lato del sistema, esisteva l'apice dei mondi sotto lo stemma di una stella nera dalle otto punte. Si trattava di Springrove, il mondo a Sud-Ovest di Skymoon. Ad abitare le verdi foreste e le sconfinate praterie colme di pure sorgenti e corsi d'acqua erano i popoli più emblematici della luce, quali elfi, folletti e una vasta fauna, sebbene le paludi più a Nord potessero ospitare una primitiva comunità di troll, emarginati dal mondo. Ebbene in questo scenario, era ubicata la capitale di questo vasto regno delle dimensioni di una galassia: Leaftown. La città era pacifica e prospera, governata dall'Imperatore elfico Semna Baum. Tuttavia, mai da solo, nessuno sarebbe stato in grado di tenere le redini di questo vasto regno. Per questo era governato da un'istituzione ben organizzata, sotto lo stemma stellare, nata a seguito dell'estinzione di Kiliroth: il Consiglio dei Nove Imperatori. Ogni Imperatore capeggiava un mondo appartenente al regno e Springrove era alla sommità e al fondamento stesso del Regno dei Nove Mondi. Infatti Semna era solo un tassello del mosaico, in cui sopra la sua figura di Imperatore, se ne ergeva una più alta di qualunque altro: il primo tra i nove, fondatore del consiglio: l'Unificatore. Egli viveva nella grande fortezza al centro del Bosco di Lifea, a Est di Leaftown: il Wesak, il centro di potere per eccellenza. Il suo proprietario era una figura emblematica, che di rado compariva alla comunità del mondo. Tra la gente di Leaftown, correvano mille e più voci sul suo conto, tanto da renderlo oggetto di mito, dato che certa gente dubitava persino della sua effettiva esistenza. All'interno della grande fortezza circondata dai pini e abeti di Lifea, una donna elegantemente vestita camminava tra i corridoi, con in mano un vassoio riempito di teiera, tazze e biscotti fumanti. Indossava un corpetto azzurro e una lunga gonna celeste con indosso due scarpe dal colorito dorato e brillante. Da sotto i lunghi boccoli rossi si intravedevano due piccole piastre argentee, ornate di una sfera blu al loro centro, pendenti ad ogni passo dall'elegante portamento, ininterrotti uno ad uno. Sapeva dove andare e quali corridoi attraversare, avendo una meta precisa all'interno di quel labirinto dalle pareti azzurre e i lampadari in cristallo, appesi sopra le guardie e i mobili presenti. Finalmente arrestò il passo: «Scusate, potreste aprirmi la porta, per favore?» chiese umilmente ad una guardia davanti alla porta rossa, muovendo lo sguardo sul vassoio che teneva: «Certo Altezza, perdonatemi» rispose in fretta, spezzando la sua posizione ferrea.
«Grazie» rispose gentilmente con un sorriso che smosse ancor di più il viso dell'uomo di guardia. La donna entrò nella stanza modesta, arredata con una scrivania e una sedia, sopra la quale c'era un morbido cuscino nero quadrato. A destra era posizionata una libreria e sulla sinistra, una finestra che apriva la vista agli innumerevoli pini che circondavano la fortezza, portando nell'aria della stanza, il loro profumo inebriante. Giunta davanti alla stanza, notò l'ultimo mobile, esattamente al fianco della teca che era poggiata vicino la scrivania, sotto la libreria. Quella scena la sconvolse, perché nel momento in cui la notò, il vassoio cadde a terra e si frantumò. Immediatamente si aprì la porta e la guardia entrò di soprassalto, allarmato. La regina sembrò non essersene accorta e la guardia la notò ferma a tenere le mani fisse sui bordi della teca, ansimante. Realizzò con orrore che non v'era più nulla dentro il mobile pregiato, al che la guardia spezzò il silenzio dei suoi ansimi: «Altezza, cos'è successo?» chiese la guardia, incapace di capire cosa stesse accadendo. E come poteva? Non poteva sapere cosa fosse dentro quella teca. La regina la fissò vuota, come speranzosa che potesse riempirsi per magia nuovamente. Ma così non fu. Mosse lo sguardo verso la finestra aperta. Intanto la guardia si avvicinò calpestando i cocci di porcellana del vassoio frantumato e posò gli occhi su una busta da lettere sulla scrivania. Non appena la afferrò, prima che potesse porgerla nelle mani della donna, questa gliela strappò via e prese il tagliacarte con avidità, recidendo la busta ansiosamente. Una volta aperta, gettò la lama argentea sulla scrivania e le parole d'inchiostro davanti a lei, fluirono nella sua mente:
"Mia cara Brandy,
So bene il risultato di ogni tua aspettativa sulla nostra vita e sul nostro futuro. Ti chiedo perdono, ma temo di dover ritardare i nostri progetti, senza nemmeno sapere di quanto tempo. Non so quanto a lungo sarò costretto a doverti lasciare ancora una volta. So benissimo che tu avrai la pazienza di aspettarmi e forse la paura nel farlo, ma devi fidarti di me. Non posso spiegarti tutto, ma credo che ciò che ho visto abbia a che fare con quella spada. Devo assolutamente recarmi da Aradais, lui saprà cosa fare. Prometto che tornerò da te, mia regina. Devi solo aspettarmi.
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(SM1) Skymoon - le lame perdute
Pertualangan"Skymoon" narra le vicende di Hunter, un giovane orfano cresciuto a Desworld, un pianeta del nord, nel sistema dei Nove Mondi. Questa galassia è formata da otto pianeti che compongono un anello attorno al leggendario sole lunare noto come "Skymoon"...