CAPITOLO 4: SENZA SPIEGAZIONI

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In quegli attimi, all'ombra di una quercia e di numerose fronde verdi, la giovane Zeira aprì gli occhi. Le immagini presero nitidezza con l'avanzare dei secondi e una volta rammentato il drago, tenne stretto il tronco di quercia cui era poggiata. Spaventata e ansimante si guardò intorno, circondata da una fitta vegetazione, dove i raggi solari di Skymoon, a mala pena potevano raggiungere il suolo. Prese coraggio e si alzò addirittura in piedi, guardando sempre attenta, tutto ciò che la circondava, sotto gli armoniosi cinguettii di rondini e passeri.

Per quanto fosse impaurita dalle circostanze in cui si era trovata lì, non poteva che percepire la pace di quel luogo. Ma dei passi pesanti e grugniti interruppero quella quiete e l'angoscia riprese possesso del suo corpo. Si arrampicò su di un abete e poté osservare con orrore la figura di un'orrida e grossa creatura dagli occhi bianchi e verdi e dalla pelle grigia e raggrinzita. Si tappò la bocca per trattenere le grida di paura e perfino i suoi respiri, per non farsi percepire da quella mostruosità. Dietro di lei, una figura cominciò a materializzarsi, prendendo forma con uno scuro colore dalla chioma dell'abete che lo camuffava. Non appena lei si voltò, si spaventò abbastanza da gridare e cadere all'indietro. Al grido accorse subito il troll grigio che la prese in braccio, senza indugio.

«Dovresti stare attenta, ti potresti rompere il collo». Immediatamente, all'osservare in maniera così ravvicinata il mostro, lei si gettò dalle sue braccia in fretta e furia, rotolandosi per terra.

«Ti sei fatta male?» provò a raggiungerla, timidamente, come fosse preoccupato. Lei indietreggiava, mentre dalla cima dell'abete, la figura comparsa sui rami, si schiarì in un alto uomo magro dai corti capelli grigi e gli occhi di una tonalità azzurra particolarmente scura. La sua comparsa arrestò il troll e Zeira. Indossava una giacca nera a collo altro e un paio di eleganti stivali neri. La prima cosa che passò sotto lo sguardo attento e spaventato di Zeira, fu il suo sogghigno sicuro e inquietante. La guardava con attenzione e calma: «Bene, bene, cosa abbiamo qui?» disse girando intorno alla ragazza: «Ciao, zucchero. Come mai da queste parti?» continuava a parlare con quel ghigno spregevole, al quale Zeira non riusciva a ribattere se non con qualche bisbiglio insicuro. La paura la stava dominando: non sapeva dove fosse finita, perché fosse lì, come c'era arrivata. Troppe domande senza risposta, ma soprattutto dinanzi a lei, troppi volti senza nome. L'uomo misterioso cominciò ad avvicinarsi con passo tranquillo: «Che c'è, ti hanno morso la lingua? Forse il mio collega ti incute timore?»

«A dire il vero, quello sei tu» disse Zeira finalmente a tono deciso e arrabbiato, seppur tremante, forse per orgoglio, forse per coprire la sua reale paura di quella strana situazione, in cui era incappata. Il goffo troll scoppiò in una risata beffarda e immediatamente, quell'insopportabile ghigno fece spazio ad un'espressione stizzita e seria: «Taci, Makumba!» gridò furibondo, spostando lo sguardo sul mostro, che subito si fece mansueto, come un cane ammutolito. Poi ripose nuovamente gli occhi blu su Zeira: «Come osi, ragazzina?» ringhiò sottovoce e alzò la mano pronto a darle uno schiaffo, se non che la mano stessa fu bloccata a mezz'aria, da un'altra che la stringeva con forza. Un altro uomo era infatti comparso a dare le spalle a Zeira, lasciando l'aggressore ancor più stizzito. Era un uomo all'apparenza più giovane dell'altro, dagli inquietanti occhi dorati, con capelli castani molto chiari, totalmente vestito di verde con un mantello grigio. Aveva un'espressione fredda che raggelò Makumba e Zeira: «Non azzardarti a toccarla, Ras» disse con una voce molto elegante in tono gelido e serio, fissandolo con i suoi penetranti occhi dorati. Mollò lentamente la presa, al che Ras lo continuò a guardare infastidito: «D'accordo, come vuoi» disse ancora con quel ghigno, assai più lieve di prima e con tono ironico. L'uomo si voltò verso di lei e come Ras, ricominciò a guardarla con attenzione, finché Makumba non intervenne: «Ehi Stain, hai idea di che ci faccia qui un'umana?» disse rivolgendosi all'ultima comparsa.

(SM1) Skymoon - le lame perduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora