IN UN ALTRO MONDO...

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In un lungo corridoio circondato da mura in pietra, passi che echeggiavano tra di essi, parevano frettolosi e angosciati. L'uomo a percorrerli era infatti sudato e correva lungo sterminati tappeti rossi dal bordo dorato: «Devo proferire con l'Imperatore!» si rivolse senza fiato alla guardia, dinanzi ad una porta imponente. Questa l'aprì, in totale compostezza, e davanti a lui, si fece largo una sala colossale di indicibile eleganza e ricolma di ogni lusso, tappezzata di quel marchio fiammeggiante dall'occhio stellato, sulle pareti e dietro un trono alto e singolare, rigidamente coperto dall'ombra. Tanto era vasta la sala che ogni singolo passo echeggiava pesantemente. Finalmente, l'uomo si arrestò e deglutì: «Mio Signore...» disse, inchinandosi all'ombra seduta sul trono. C'era un uomo di fianco ad esso, dai corti capelli neri, vestito di un'elegante corazza leggera arancione, con dei sottili baffi e un pizzetto col volto acceso da occhi scuri, particolarmente acuti: «Parla, funzionario: per quale ragione sei qui?»

«Riguarda il resoconto dell'ultima spedizione su Kiliroth, mio Signore»

«Dunque?» ripeté l'uomo di guardia.

«Due navi risultano scomparse, mio Signore» Un brivido percosse il funzionario, mentre l'uomo guardò deglutendo, l'ombra che si alzò di scatto dal trono: «Che cosa?» ribatté la voce gelida di quell'uomo all'ombra del trono rosso: «Come è potuto succedere?»

«I rapporti non sono chiari... m-mio Signore, i sistemi delle navi sono andati in avaria: gli ultimi dati che a-abbiamo sono...» Uno sparo echeggiò e ogni voce cessò nella grande sala. L'uomo all'ombra si allontanò dal trono, andando dritto, avvicinandosi al cadavere del funzionario. Si rivelò un uomo alto dai folti e pettinati capelli neri con indosso un soprabito bordeaux, su cui era impresso il marchio che dominava le pareti e le navi a Kiliroth. Si chinò per esaminare i fascicoli digitali che il funzionario aveva con sé. Era riprodotto un filmato: «AVVIO» risuonò la voce digitale del palmare, perché seguisse un video: la figura di Never, scatenato coi suoi kukri, era protagonista dell'interfaccia offuscata dal sangue dei soldati rossi, che tentavano di sparargli invano. L'angolazione lasciava presagire si trattasse di una videocamera di sicurezza, posta sulla nave.

L'uomo ridacchiò silenziosamente, incuriosendo quello alle sue spalle: «Interessante...»

«Che cos'è?» chiese l'altro. L'assassino si voltò verso di lui e rispose con un sorriso illuminato da occhi rossi come il sangue, che metteva i brividi:

«Un fantasma».

(SM1) Skymoon - le lame perduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora