CAPITOLO 2: THUNDERGOB

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La mattina dopo si percepiva un calore più debole, certamente meno intenso di quella precedente. Dopo i tardi festeggiamenti della notte scorsa, i ragazzi e Pickub dormivano intensamente. Soltanto Zeira era in piedi, seduta davanti al tavolo in legno e una tazza di caffè in mano. Riuscì a intravedere la figura di Gheist, furtiva, intento a lasciare la Baia nel silenzio alle prime luci del mattino: «Te ne vai senza salutare?» lo sorprese la ragazza, mentre girava il caffè con un cucchiaino. Al che lui si arrestò con la borsa sulle spalle e si voltò con leggerezza, tenendo lo zaino sulla spalla destra: «Direi che mi avete congedato meglio di quanto potessi meritare. Non credi?» Lei sorrise leggermente e riuscì a guardarlo con quegli occhi che potevano attrarre chiunque e la sua espressione si alleviò in un senso di malinconia.

«Addio, Gheist» lo salutò, con poco più che un sussurro. Lui la fissò con quella stessa sensazione, riuscendo a farsi strappare un nuovo sorriso: «Non è escluso possa tornare a farvi visita»

«Non è escluso che noi non saremo più qui» disse lei con tono ironico, al che Gheist sorrise: «Salutami gli altri, non vorrei perdere il treno. Perciò se vuoi farti salutare anche tu, direi che dovresti scendere da quel tetto» disse proseguendo e alzando la voce e lo sguardo verso il parapetto della stanza di David. Con un balzo acrobatico, il ragazzo saltò dal balcone fino a poggiare i piedi sulla sabbia bianca. A un passo da lui, con sorpresa di Zeira, David abbracciò l'amico. In quegli attimi, si sentì un colpo dentro il caseggiato e Zeira iniziò a ridere silenziosamente, quando David annotò qualcosa dopo aver abbracciato Gheist: «Dev'essere quella testa di rapa che è caduto nuovamente dal letto» disse David e Gheist cadde in un ennesimo sorriso che fino a due giorni prima sarebbe stato definito letteralmente miracoloso. All'inizio del ponte con cui Gheist avrebbe lasciato la Baia, per giungere alla stazione di Sailroon, si congedò finalmente da David e da quella che era stata la sua casa per tutto quel tempo. Dopo i sorrisi arrivò il tempo delle lacrime che Gheist prosciugò col braccio in fretta, incredulo. Quel luogo che per anni aveva ritenuto una prigione da cui dover scappare, era diventato una casa da lasciare, per mettersi in cerca di una strada. Non fosse stato per David, probabilmente non avrebbe esitato ad abbandonarla anni prima. Eppure, ora, sull'orlo del precipizio, era felice di aver aspettato. Prese la via del ponte e sparì nella nebbia del mattino che avvolgeva il confine di Sailroon. Gheist era andato via. David restò poggiato al lampione appena prima del ponte per qualche minuto prima di tornare al tavolo in cui vide Zeira ridendo e sorseggiando il caffè con Hunter. Era comparso improvvisamente, grattandosi la testa per tentare invano di nascondere il bernoccolo. David li guardò con un sorriso e li raggiunse, senza mai più voltarsi di nuovo.

«Tutto bene?» chiese Hunter, consapevole che quella mattina fosse particolarmente fredda per David, che ricambiò un sorriso sincero e rispose: «Mai stato meglio, amico... Mi avete lasciato un po' di caffè, vero?»

«Oh, quanto ne vuoi, mi sa tanto che Pickub dovrà rifarlo. Meno male che ho battuto la testa, o non mi sarei svegliato» disse ridacchiando. David si versò il caffè in una tazzina bianca e lo zuccherò: «Spero che quel maledetto polpettone sia finito, ho la nausea solo a pensarci»

«A chi lo dici» ribatté Zeira.

«Credo che Fenix e Dayun c'abbiano già pensato: li ho visti andare al ponte dove ci sono i bidoni ieri notte, mentre salivo» disse Hunter, al che tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo.

«Perfetto» sospirò David e prima che potesse riafferrare la tazzina, notò che la bevanda tremava, come le posate. Le facce dei tre si insospettirono e si guardarono intorno, curiosi di capire. Si incrementarono le raffiche di un vento apparso da lì a poco mentre il mare si stava ingrossando. I tremori della casa si percepirono anche da dentro, quando Dayun fu il primo ad alzarsi e spaventato, andò a svegliare Pickub: «Signor Pickub, signor Pickub! C'è un terremoto!» diceva il bambino, agitando il tutore ancora a pezzi, finché una vera e propria scossa non svegliò tutti i presenti. All'improvviso Pickub si trovò giù da letto e si innalzarono stridii lontani e versi forti, con un rumore come d'uragano. Fu allora che David, Hunter e Zeira lo videro da fuori. Era la figura che solo nelle storie e nei racconti potevano provare a immaginare, che mai avrebbero voluto vedere dal vivo. Un possente quadrupede dal portamento elegante ed elevato era ai piedi della Baia. Affilati artigli ornavano le zampe poggiate su acqua e sabbia, mentre le imponenti ali sbattevano, liberando forti raffiche. Gli occhi dorati e le squame celesti completavano il riquadro del drago che davanti alla Baia si era gettato in picchiata, all'improvviso. Gli occhi inquietanti della bestia puntarono Hunter e il ciondolo che portava al collo. Allora gli occhi fecero spazio ai denti e ad un violento ringhiare. Dopo un ruggito, non ci volle molto che gli altri si affacciassero alle finestre, mentre Pickub li dissuadeva violentemente, gridandogli di uscire allo scoperto. «SCAPPIAMO!» urlò David, coprendosi dietro il caseggiato. Fu allora che il drago sputò come una vera e propria saetta che scatenò le fiamme nell'edificio. Pickub accelerò con le manovre di evacuazione, mentre il piccolo Dayun fu sbarrato da delle travi cadute. Svenne a terra, incapace di muoversi. In quel momento, Fenix, Tiger e Pickub si avventarono sulle travi, cercando di rimuoverle, ma mezzo edificio era crollato sul povero Dayun. Mentre il drago prese il volo, pronto a preparare una nuova picchiata, Pickub gemeva dallo sforzo: «Andatevene! ORA!»

«Te lo scordi!» ringhiò Tiger, al che dopo una spinta formidabile, le travi si staccarono dal fragile corpicino di Dayun, privo di sensi. Il drago era prossimo a illuminare le sue fauci del bagliore di un'altra saetta e Pickub prese Dayun e lo lanciò sui due ragazzi, per allontanarli dal caseggiato in pezzi. Fu un'esplosione assurda, in cui Pickub si perse tra travi volanti e una tempesta di schegge e polvere. «NO!» gridava infuriato Tiger, mentre Fenix, in lacrime, tratteneva l'amico: «È una condanna a morte Tiger, non possiamo più fare nulla, dobbiamo scappare! Muoviamoci, io prendo Dayun! FORZA!» gridava Fenix, mentre correvano lungo il ponte per ricongiungersi ad Hunter, David e Zeira. In corsa, i cinque giovani si accorsero che la bestia aveva spiccato un balzo, sorvolandoli e si udirono le sirene lontane, provenienti dalla città. C'era confusione, rumori assordanti, stridii e sirene. Hunter ad un certo punto, esasperato, incapace di realizzare a pieno la situazione caotica, si arrestò in mezzo al ponte, mentre David fu l'unico ad accorgersene. Fu allora che il drago distrusse il ponte, poggiandovisi sopra e scatenò un nuovo ruggito, una nuova raffica, davanti ai quali questa volta, Hunter non si smosse. David iniziò a correre verso di lui per prenderlo e portarlo via, finché gli occhi di Hunter non brillarono di un'accesa colorazione azzurra e intensa. Quell'avvolgente bagliore oculare si espanse per tutto il corpo, generando un'aura che lo illuminò nella nebbia smorzata. Gli altri erano stupiti dalla scena e in quello stesso attimo, due navette sopraggiunsero veloci, aprendo il fuoco sul drago. Le costrinse ad un ammaraggio, colpite dai fulmini che la bestia scagliò, una dopo l'altra e riposò lo sguardo minaccioso sul ragazzo. Cominciò a correre verso di lui e oltre le grida, un nuovo suono si udì, che sapeva di luce brillante e improvvisa. L'anello che portava al collo stava brillando e un nuovo bagliore si unì all'aura di Hunter, materializzatosi in una spada nel suo braccio sinistro. Era una spada dalla lama grigia, definita con lineamenti azzurri e violacei lungo i bordi della lunga elsa bianca, cosparsa di linee brillanti.

Mentre la bestia si avvicinava, Hunter fu capace di allungare la strana spada luminosa, ergendo dalla sua lama, un raggio di sole accecante, che stordì anche David, Zeira e gli altri. Il raggio si schiantò sul mostro e in dolorosi e assordanti gemiti, parve consumato sempre di più da quella luce, finché non scomparve nell'ultimo e decisivo bagliore che accompagnò il grido di Hunter.

Le sirene cessarono, il bagliore scomparve, la quiete della mattina stava nuovamente dominando le sponde di Sailroon. Ma non era solo il caos ad essere scomparso. Persino il drago lo era, così come ogni abitante della Baia sul ponte.

(SM1) Skymoon - le lame perduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora