capitolo 17

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Prendo il borsone, le chiavi della moto e i caschi. Andiamo lentamente in garage, indossiamo i caschi, infilo il borsone nel piccolo porta oggetti sotto la sella, montiamo, accendo la moto

<tieniti, mi raccomando> la sento annuire sulla mia spalla, stringo il manubrio e parto. Le luci della città si stanno allontanando, ci fermiamo a un'area di servizio lontano da Old Town, faccio benzina, e vado al bar. Entro, è vuoto, prendo un cellulare usa e getta, due panini, due bottigliette d'acqua e esco tornando alla moto dalla mia migliore amica che mi sta aspettando.

<hai fame?> gli chiedo, lei annuisce assonnata e io le passo il panino al prosciutto crudo

<mi spieghi perché ce ne stiamo andando?> mi chiede addentando il panino.

<devo tenerti al sicuro, almeno finché non si calmano le acque> le dico

<mi dispiace, io n-non volevo ucciderlo ma stava per spararti...> mi dice abbassando lo sguardo

<non ti preoccupare, è stata colpa sua> la rassicuro, il sole inizia a fare capolino all orizzonte, le varie sfumature rosse e rosee si perdono tra le nuvole e nell'azzurro del cielo. Sospiro chiudendo gli occhi, bevo un lungo sorso d'acqua e li riapro. Sorrido a Mary, saliamo di nuovo sulla moto e ripartiamo. Ci stiamo allontanando da un numero indefinito di ore, ci fermiamo a un motel per strada, prendiamo una camera, 112. La accompagno in camera, prendo una pistola che infilo nei pantaloni, il cellulare usa e getta ed esco dalla stanza. Sono le otto e mezza di mattina, il mio telefono è spento, compongo il numero di Ethan, uno squillo, due squilli, tre squilli, e risponde.

<pronto chi parla?> chiede, sospiro e mi appoggio alla ringhiera che ho davanti,

<pronto?> riprova

<non vi preoccupate, mi dispiace, di a mio fratello che sono andata a fare una camminata con Mary okay?> gli chiedo

<ma che stai dicendo?> non hanno ancora visto il bigliettino...

<tu dimmi se hai capito cosa ho detto> gli dico

<si, si ho capito>

<bene, mi dispiace, ciao> gli dico

<ma che...> non lo lascio finire che gli attacco la chiamata in faccia, mi giro e rigiro il telefono tra le mani, mi guardo attorno e lo lancio in strada, che cazzo! Non ce la faccio più, o scappiamo o cerchiamo di salvare altre persone, mi sono rotta a volte vorrei essere un'altra ragazza, a volte non vorrei mai essere arrivata al giro. Sono passati due giorni dalla chiamata con Ethan, non ci hanno trovate e non sono riusciti a contattarci, per ora Mary è al sicuro. Da quando è caduto tutto in pezzi è sempre silenziosa, sempre persa nei suoi pensieri, ho l'impressione che sia caduta in pezzi anche lei. Devo accendere il telefono, voglio vedere se qualcuno mi ha cercata; ho tenuto spento il telefono per resistere alla tentazione di rispondere. Ci sono una marea di chiamate, chiamo Ethan per dirgli che sto bene, risponde al primo squillo

<Ragazzi ha chiamato! ARIEL!> mi urla contro

<vi volevo solo dire che sto bene, che stiamo bene>

<dove siete?>

<l'ho portata via da Sam> dico

<vi sta cercando, e se vi trovasse...>

<fidati di me quando ti dico che non mi troverà>

<ha preso uno di noi, Sam ha preso in ostaggio...> non lo lascio finire e gli urlo

<CHI HA PRESO QUEL RIFIUTO UMANO?!>

<Dylan> mi scende una lacrima,

<ragazzi io non posso tornare>

<o torni o lo fa fuori. Hai una scelta> mi dice cin voce flebile Ethan.

<ciao> attacco la chiamata,

<Mary dobbiamo tornare indietro> lei mi guarda interrogativa

<Perché?> mi chiede

<ha preso Dylan> le dico mentre rifaccio il borsone e mi infilo le scarpe.

<sei innamorata di lui?> mi chiede, il mio cuore perde un battito

<no, perché lo chiedi?>

<ho visto come lo guardi, come ti guarda>

<lui non mi guarda, in più è il capo dei Diabli> gli dico sincera

<ma per favore! Ti conosco, e non sono ceca, ti mangia con gli occhi>

<smettila, poi non è il momento> le dico girando nervosamente nella stanza cercando qualcosa che non so neanche io cosa sia.

<non avete chiuso la porta del bagno l'altra sera, vi ho visti. E ti assicuro che non sembrava affatto un bacio senza sentimenti> sono sbalordita, la gola secca, la bocca asciutta, ingoio a vuoto.

<non è il momento per una relazione. Complicherebbe le cose> usciamo dalla stanza e andiamo a restituire le chiavi alla vecchia signora con in braccio due gatti bianchi. Saliamo sulla moto

<arriviamo verso sera, sono le sei; arriviamo tra tre ore> la informo. Parto e lascio che l'aria della sera mi accarezzi e mi passi a fianco avvolgendomi. L'aria è calda e ciò mi permette di non diventare un ghiacciolo sulla moto; dopo tre ore di viaggio senza traffico arriviamo all'entrata di Old Town. C'è il cartello segnaletico con scritto

Benvenuti a Old Town

Qualcuno con una bomboletta nera ha tirato una riga su Old e sotto a scritto Dead, sicuramente qualcuno di una gang della città. Accelero e lo sorpasso entrando nel perimetro della nostra trappola personale, una prigione sotto gli occhi di tutti ma non per tutti. Passo per la via principale, la gente sui marciapiedi, in macchina, chi esce dagli uffici, tutto tranquillo, la solita routine quotidiana. Sfreccio verso casa mia con un solo pensiero: Dylan. Entro in garage, metto a posto tutto compreso i caschi, prendo la sacca e vado alla porta con Mary, busso, da dentro sento

<Raga penso sia la pizza> la porta si apre, Brian mi salta a dosso stringendomi a se,

<Brian non sono morta, a meno che tu non voglia strangolarmi allenta la presa> lui stringe ancora di più

<vedo che hai capito tutto> sussurro, abbraccia anche la ragazza dietro di me, entriamo in casa, ci sono: Ethan e Logan. La porta del bagno si spalanca e esce Dylan, mi prendono per il culo? Mi schiarisco la voce, si girano tutti verso di me, vengono verso di me per abbracciarmi ma li fermo.

<mi avete presa per il culo?> chiedo indicando il ragazzo appena uscito dal bagno,

<ci mancavi, eravamo preoccupati per voi> mi dice Ethan. Sento la rabbia crescere dentro di me, stringo le mani a pugno e gli tiro uno schiaffo, Ethan resta con il viso voltato verso destra. Porto nuovamente il braccio lungo il fianco

<mi prendete per il culo? Io me ne sono andata per un cazzo di motivo, non volevo fare un'allegra gita con la mia migliore amica. vi è mai passata per l'anticamera del cervello questa possibilità?> gli chiedo, Dylan fa per rispondere ma lo blocco.

<non azzardarti a parlare. Io me ne sono andata per proteggere lei -indico la mia migliore amica-, quanto siete egoisti. Siete dei bambini egoisti. Mi avete fatto tornare indietro per evitare la morte di uno che non c'entra niente ma che non era nemmeno in pericolo. CRESCETE CAZZO> gli urlo contro.

<volevamo sapere se stavi bene> dice Logan

<vi ho chiamato apposta! Adesso andiamo al giro e le state attaccati al culo. Ho voglia di gareggiare; mi sono spiegata?> chiedo, tutti abbassano la testa annuendo tranne Dylan.

<chi ti credi di essere?> mi chiede, Logan lo sta pregando di non provocarmi con gli occhi

<sono una ragazza parecchio incazzata> gli dico

<povera, la bimba si è allabbiata> dice con tono cantilenante da bimbo di cinque anni,

<smettila di fare il coglione> lo supero dandogli una spallata, vado in camera, mi cambio le scarpe mettendomi quelle con il tacco.

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