capitolo 23

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Socchiudo gli occhi e gli accarezzo le mani intrecciate sul mio addome,

<ragazzi io sono stanca, vado a dormire> annuncio

<va bene> dice Logan, mi dirigo verso dalla mia stanza, entro, mi lancio sul mio letto. È comodissimo rispetto al ammasso di stracci a terra, a proposito, è strano che non mi abbiano ancora cercata, se non conoscessi Hopper direi che non gli interessa più nulla di me, ma sfortunatamente lo conosco molto bene. Non si arrende facilmente, è ostinato e fin troppo orgoglioso per accettare una sconfitta, e la mia fuga lo è. Probabilmente ha un piano, dopo quello che mi ha fatto posso aspettarmi di tutto; l'unica cosa importante ora è salvare le persone che amo, proteggerle e se tutto va per il meglio, restare viva non farebbe schifo. Sospiro guardando il bianco soffitto della mia camera, la luce della luna illumina la parte destra del mio volto, come vorrei andarmene, sparire, ricominciare da zero. Chiudo gli occhi, cado in un sonno profondo; solo quando sogni sei libero di volare, di essere te stesso e dare spazio alla tua fantasia, ai tuoi desideri più reconditi quelli che hai paura di esternare per il giudizio altrui o solo perché non hai il coraggio di accettarli. La perfezione è un puzzle che si costruisce con gli errori della vita. Il mio risveglio è traumatizzante, la suoneria del telefono, ma non una comune, bensì quella che ho dedicato a mia madre, apro un occhio, poi l'altro, allungo la mano verso il comodino, vado un po' a tentoni ma alla fine lo trovo. Sospiro facendo un rifornimento di pazienza e rispondo

<pronto mamma?> chiedo debolmente

<ragazzina che non sei altro, sai che la scuola mi ha chiamato per le tue troppe assenze? Cosa pensavi di fare? Nascondermelo? Invece tuo fratello ci va a scuola, avrai corrotto anche lui per non dirmi nulla! Cosa facevi a casa eh?> mi urla con voce stridula, che cosa vuole insinuare? Che non vado a scuola perché non mi va? Lei non sa quanto vorrei essere un'adolescente normare, stringo i denti e sibilo

<sono stata male, da lunedì tornerò a scuola, non ti preoccupare>

<non ti preoccupare? NON TI PREOCCUPARE?! Ma tu senti questa, pensi che io e tuo padre siamo fieri di te? Io non cr...> allontano il telefono dal orecchio mentre lei continua a sbraitare. Premo il tasto rosso per mettere fine alla chiamata e interrompendo il suo monologo, lancio il telefono dall'altra parte del letto e mi alzo dal materasso. Io la odio, mi tratta come se fossi la pecorella nera di turno, ovviamente sono io quella che fa le bravate e che non è responsabile. Ai suoi occhi io sono il diavolo pestifero e mio fratello è l'angelo, il contrario della realtà. Dopo tutto quello che è successo lei è il problema minore, esco dalla stanza, mi cambio in bagno e vado dai ragazzi.

<tutti al Blak Ring>

<no, ti sei appena ripresa, non torni di certo la oggi> dice Dylan

<sorella ti ho coperto con la mamma> mi dice Aronn, almeno è stato utile a qualcosa;

<grazie> spalanca gli occhi

<cosa hai detto?> mi chiede incredulo

<hai sentito coglione> scoppiano tutti a ridere, prendo le chiavi della moto e mi precipito in garage, salgo e dò gas. Arriviamo tutti al giro, scendo e tolgo il casco, la musica mi rompe le orecchie dandomi la giusta carica di adrenalina, il cuore sta per uscire dal petto e un sorriso spontaneo si fa strada sul mio volto. Qui al Black Ring c'è un tatuatore e io voglio fare un tatuaggio,

<raga io vado da Mich a fare un tatuaggio, volete venire con me?> chiedo allegramente

<vengo io, voi andate a scatenarvi in pista> dice Dylan ai ragazzi che annuiscono, e si allontanano.

<cosa ti vuoi tatuare?> mi chiede

<sorpresa> lo prendo per mano e andiamo dal mio amico,

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