A Game of Thrones

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Hermione

A Hogwarts erano le sei del mattino quando la prima sveglia suonò. Hermione Jane Granger accese la luce accanto al suo letto e tirò fuori un vecchio libro: la copertina era un po' spiegazzata e le pagine consumate da quante volte erano state accarezzate, sfogliate. Si mise seduta sul letto, tirando indietro i mille ricci che le ricadevano crespi davanti agli occhi, pronta per leggere.

Mezz'ora con Jane e mezz'ora con Erbologia -si disse mentre apriva Mansfield Park, regalo di sua madre. Jane Austen era una delle sue autrici babbane preferite: romantica, ma non sdolcinata, sarcastica, pungente e femminista. Tutte le eroine dei suoi libri ottenevano il loro lieto fine solamente grazie a loro stesse. Sorridendo, si immerse nella lettura.

Era passata un'ora quando una voce familiare la interruppe.

"Lo cerchiamo tutte no? Il nostro Edmund" sorrise Ginny, appena entrata in camera, la camicia da notte sbiadita e gli occhi concentrati nel cercare di evitare i vestiti e i libri sparsi per terra.

Il nostro Darcy  - sospirò Hermione. Già, Darcy, l'uomo perfetto, il gentleman: non sarebbe mai potuto esistere nella realtà eppure tutte le donne proseguivano ostinate nella ricerca. Sorrise verso Ginny, aveva decisamente fatto un ottimo lavoro.

Aveva convinto la sua amica a leggere tutti i libri di Jane Austen, anche se erano babbani: la Weasley se ne era innamorata.

Come tutte.

Guardò distrattamente l'orario e per poco non cadde dal letto: erano le sette! Si alzò di scatto dal letto, sotto lo sguardo attonito della rossa, facendo cadere maldestramente il libro per terra, che produsse un tonfo sordo.

"E' tardissimo, Ginny, vatti a vestire, su!" la spinse fuori dalla camera, tra le proteste dell'amica, per la quale arrivaer in ritardo non sarebbe stato un problema.

La prossima volta inizio da Erbologia - si rimproverò mentalmente. Si vestì di fretta e corse di sotto senza neanche guardarsi allo specchio, legando la massa informe di ricci con un semplice elastico, babbano ma pratico.

Hermione Jane Granger non si guardava mai allo specchio. Non doveva piacere a nessuno, e tanto valeva stare comoda. Erano i piccoli dettagli a denotare la negligenza della ragazza rispetto all'estetica: le occhiaie mai coperte, le calze spesse e coprenti sotto la gonna, la camicia larga e abbottonata perfettamente, i capelli crespi. Arrivata in Sala Grande, a nessuno venne l'istinto di girarsi verso una ragazza così anonima, non che lei ci facesse caso: odiava essere al centro dell'attenzione e già essere amica del ragazzo che è sopravvissuto le aveva portato troppa notorietà.

Harry e Ron stavano stranamente già facendo colazione, vista la loro attitudine a non sentire la sveglia.

"Seamus ha dato fuoco al dormitorio" grugnì Ron fra un boccone e l'altro. Hermione sospirò.

"Ti prego Ron, non mi interessa la tua ugola, soprattutto mentre mangi."

"Il nostro dormitorio va a fuoco e lei si lamenta di come mangio! Miseriaccia Harry, dille qualcosa."

Harry ignorò la conversazione e continuò a concentrarsi sul succo di zucca che era diventato improvvisamente molto interessante.

"Seamus da fuoco al dormitorio una volta a settimana da ben sei anni e comunque il TUO dormitorio va a fuoco e TU mangi?!"

A quel punto, Harry decise di intervenire, oppure quella mattinata sarebbe finita malissimo.

"Con calma, che cosa è tutto questo nervosismo?"

"Ho finito Mansfield Park."

"Ahhh" risposero in coro i due ragazzi. Hermione che finiva qualsiasi libro diventava intrattabile, il problema era che Hermione finiva sempre un libro, non faceva altro che leggere.

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