Ricordi

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<< Giorgia... Giorgiaaaa!! Dai seguimi o ci scopriranno. Dobbiamo nasconderci. >>

<< Francesca, non correre così veloce! >>

<< Guarda c'è Jasmine non possiamo nasconderci con lei. Se no ci troveranno più facilmente. >>

<< Lasciala stare è una frignona ed è anche la più grande.  Si deve arranciare da sola. >>

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Mi affretto, prendo il necessario e vado alla stazione. Mia madre mi urla dietro, chiedendomi dove vado... Ho fretta e la lascio lì, sulla soglia della porta mentre mi guarda andare "via".

Francesca sto arrivando... Non ho nemmeno il cellulare dietro, solo i miei soldi messi da parte in caso di emergenza e questa lo è! Tu sei la mia mia amica più cara, colei che mi ha insegnato a divertirmi.  Mi hai sempre difeso, standomi vicina... Sempre.

Il distacco da te. Quando sono andata a vivere lontana sapevo che non dovevo pensarci, ma la nostra amicizia vince su tutto. Quello che ti è successo è colpa mia, se solo fossi stata vicino a te. Se ti avessi difesa come meritava,  come hai fatto con me... Tutto questo.

Non riesco a trattenere le lacrime.

Arrivo alla stazione e compro i primi biglietti per raggiungerti.

Il viaggio è lungo, perché sono sempre più in ansia. Quando scendo dal treno mi tremano le gambe. Ricordo ancora questo posto il profumo. Il posto in cui vivevo. Con la mia famiglia, con mia nonna.

Corro, non guardo dove metto i piedi, ma corro verso te. Spero, senza pensare cosa accade attorno a me. Spero solamente che tu stia bene.

<< Giorgia... >> Jasmine è all'ingresso dell'ospedale, corre verso me abbracciandomi. È così fragile in questo momento, non credo che abbia il coraggio di stare in stanza con Francesca.

<< Dov'è? Lei... >> chiedo, tralasciando i saluti e il resto.

Mi afferra il braccio per portarmi da lei.

Siamo appena entrate nella stanza, non ho il coraggio di guardare Francesca. Almeno di quello che rimane di Lei.

Il volto sfregiato quasi irriconoscibile. Lividi ovunque.

<< Francesca >> la mia voce trema...

I miei occhi vorrebbero non vedere, cosa stanno guardando. Vorrei che fosse un sogno. Perché non può essere sempre tutto bello? Vorrei. Vorrei che fosse capitato a me e non a lei...

Io amo Francesca, come una sorella. Lo é sempre stata per me anche dopo che arrivò Amelia.

Jasmine esce dalla stanza, singhiozzando.

Io mi avvicino a Francesca, la guardo, lei dorme profondamente. Vorrei che mi guardasse e mi sorridesse,  vorrei essere qui solo per stare con lei.  Ma non i queste circostanze.

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<< Mi fa male la pancia. >>

<< Cos'hai Giorgia? Vuoi andare a casa? >>

...

<< Giorgia rispondi... Dimmi la verità. Che ti hanno fatto quegli stupidi dei nostri compagni? >>

<< N... Ni... Niente >>

<< Perché non hai detto nulla alla maestra? NON DEVI AVER PAURA... Con te ci sono io!

Gli faremo vedere a quei bulletti... >>

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Sono una debole...
Sono una buona a nulla.
SONO SCIOCCA.
SONO PATETICA.

IO ORA... Voglio stare al tuo fianco per aiutarti.

Svegliati ti prego.

Ho pianto così tanto che mi sono addormentata con la testa sul letto dove giace Francesca. Appena riapro lentamente gli occhi sento una mano calda. È così accogliente mi sfiora i capelli, li accarezza.

<< Sei sveglia? >> sento una voce dolce molto familiare, che mi fa battere il cuore.

<< Axel? Che ci fai qui? >> arrossisco dallo stupore.

<< Come? Io sono qui per te... Che domande. >> mi dice in modo ancora più dolce.

Io lo guardo, sono così contenta. Avere una persona così cara accanto mi riempe il cuore di gioia. Ma scoppio in un pianto soffocato. Finisco con nel lasciare che Axel mi stringa a sé per consolarmi.

<< Forza, usciamo dalla stanza. La tua amica non ha bisogno dei pianti tristi per rimettersi in sesto. Ha bisogno della Giorgia che sorride, di quella felice, di quella... Bella. >> mi sussurra vicino ad un orecchio.

Usciamo dalla stanza e ancora ci teniamo stretti. Jasmine riposa su una poltrona nel corridoio. Sembra davvero esausta. Povera ragazza. Axel la copre con la sua felpa per tenerla al caldo. Io guardo la scena sentendomi molto orgogliosa di lui. È un ragazzo d'oro. Ci dirigiamo verso il bar dell'ospedale dove prendo un the caldo per rilassarmi. Rimaniamo entrambi in silenzio, ma Axel mi sta vicino. Non fa domande, non mi infastidisce con battutte. Mi sta accanto e basta.

Lo fisso, il corpo è seduto accanto a me. Mi sostiene e lo fa per farmi stare meglio.

Vorrei chiedergli tante cose. Perché  è qui? Chi gli ha detto che ero qui? Perché è venuto da me?

Ma non voglio, non voglio farmi domande adesso. L'importante per me è che c'è ed è qui per me è nessun altro.

mi scuso per il ritardo... ho notato che quando pubblico la storia vengono aggiunte sciocchezze che io non metto

Come numeri strambi. Mha...
Spero vi stia piacendo, commentate se volete che aggiunga magari qualcosa che possa piacervi
Grazie a tutti per i voti :D  e le visualizzazioni.

Ora è per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora