Era strano il modo in cui le situazioni potevano degenerare. Insomma, per un semidio quella era la normalità: infatti dovevano sempre essere pronti a qualsiasi evenienza. Che fosse infiltrarsi in una scuola mortale per portare via un semidio o far riaddormentare la propria nonna con istinti omicida prima che distrugga il mondo e tutto ciò che lo abita.
Ma se Jason avesse saputo cosa sarebbe successo quel giorno, non avrebbe mai chiesto a Percy di allenarsi con lui quel giorno. Ultimamente il comportamento del suo amico era parecchio strano: Percy era sempre di cattivo umore; non rideva più come prima e tendeva ad isolarsi; aveva due brutte occhiaie scure sotto gli occhi, segno che la notte non dormiva bene.
E poi Jason le sentiva sempre.
Le sue urla, come quelle di chi si era appena svegliato da un bruttissimo incubo.
E quindi si alzavano tutti e correvano alla sua cabina, ma ogni volta Percy non c'era. Se ne andava sulla spiaggia e si tuffava in mare, restando sul fondale fino all'alba del giorno seguente.
Era davvero una brutta situazione. Annabeth aveva provato a parlargli ma non era giunta a nessuna conclusione. Percy era totalmente impazzito e non sapevano come aiutarlo.
Così Jason si era avvicinato al suo tavolo durante la colazione e gli aveva chiesto se voleva allenarsi con lui in arena quel pomeriggio.
Percy aveva accettato. Aveva detto che aveva bisogno di distrarsi e Jason non gli aveva chiesto perché.
Ma se avesse saputo che Percy era così debole, non glielo avrebbe mai chiesto.
L'allenamento fu un vero disastro.
Tutta la forza e la potenza che aveva sviluppato nel corso degli anni si era sciolta come un cubetto di ghiaccio al sole.
Percy faceva fatica a parare i colpi di Jason, respirava male e sembrava stanco.
Poi Jason propose di fare una pausa e Percy accettò senza controbattere.
- stai bene, Perce? - chiese il biondo, vedendo che l'altro si era piegato in due e continuava a tossire senza tregua.
Il ragazzo gli fece un cenno della mano - sto bene, Jas, davvero. Ho solo bisogno di riprendere fiato -
Ma il viso di Percy era pallido e il suo petto si alzava e si abbassa con irregolarità - perché deve essere così difficile? -
Jason si voltó e camminò fino alla banchina a bordo arena dove aveva lasciato una bottiglietta d'acqua e il telefono, che usò per guardare l'ora.
- non preoccuparti, amico - lo rassicuó Jason sempre girato di spalle, mentre afferrava la bottiglia per berne un sorso d'acqua - ti riprenderai, ne sono certo. Sei un tipo forte e qualunque cosa ti sia successa, adesso hai noi - posó la bottiglia mezza vuota sulla banchina
- bene, che ne dici se ricominciamo a...? - quando si giró, si congeló sul posto e tutti i suoi sensi smisero di funzionare razionalmente.
Percy era in mezzo all'arena, fermo e inerme sul pavimento. Non sembrava stare bene.
- Percy! - gridó Jason e si fiondó da lui. Appena si inginocchió al suo fianco, inizió a scuoterlo per una spalla continuando a ripetere il suo nome nel tentativo di farlo rinvenire.
Ma il ragazzo non mostrava segni di vita e la sua pelle cerea iniziò a dare vita a bruttissimi presentimenti nella mente di Jason.
Alla fine, afferró il telefono che aveva riposto con foga nella tasca dei pantaloni e digitó il numero di Piper.Nel frattempo, Annabeth e Piper erano nella cabina di Atena, sedute sul letto della bionda e prese da una fittissima conversazione che per una volta non è aveva Percy come argomento principale.
- Drew è diventata meno insopportabile dopo che è tornata dalla Corea del Sud - stava dicendo meravigliata la mora - non sembrava neppure lei -
- magari andare in vacanza le ha fatto bene - ipotizzó l'altra.
- ne dubito fortemente - rispose Piper, facendo ridere l'amica.
- quello che so è che anche noi serve una vacanza -
- su questo sono d'accordo. Anche noi, in fin dei conti, ci meritiamo un po' di riposo -
- potrei chiedere a mia madre di farci sostituire - gongoló Annabeth - dopo tutto quello che ho fatto per lei me lo dovrebbe -
- scommetto che ti fulminerebbe seduta stante se glielo chiedessi, Beth-
A interrompere la loro conversazione fu lo squillo del telefono di Piper. La ragazza lo prese e sorrise appena lesse il nome sul display. Premette il tasto verde e si portó il telefono all'orecchio - Jason! Ciao, come sta andando l'allenamento? -
Dopo pochi secondi, Annabeth vide il viso dell'amica passare dalla felicità alla preoccupazione
- ...Jason...adesso calmati....parla più lentamente. Che sta succedendo? -
Adesso anche Annabeth cominciava ad agitarsi.
-... Percy... che cosa? - dall'altro capo del telefono, la voce di Jason era tesa e parecchio agitata - stiamo arrivando- concluse frettolosamente Piper prima di riagganciare.
- che è successo? - chiese Annabeth con lo stomaco chiuso in una strettissima morsa.
- è Percy - rispose velocemente Piper - è svenuto in arena e Jason ha detto che non sta affatto bene -
Annabeth smorzó un urlo - dobbiamo chiamare Will -
- Jason ha chiamato Leo e Nico, e loro porteranno anche Will -
Annabeth non attese altro e si fiondó alla porta, con subito Piper alle calcagna.
- ma cosa gli è successo? - gridó Annabeth alla sua amica mentre correvano verso l'arena.
- Jason era agitato - rispose Piper che faceva fatica a starle dietro - non lo sa-
All'improvviso, Annabeth si piantó nel terreno e frenó la corsa con una brusca frenata.
- che stai facendo? - chiese Piper con il fiatone - dobbiamo andare -
Annabeth non rispose e si mordicchió il labbro inferiore mentre teneva la fronte corrucciata: quella era la sua tipica espressione da "le rotelle del mio cervello si stanno mettendo in moto"
Piper se ne accorse e ne approfittó per riprendere fiato - te sai cosa gli è successo, non è vero? -
- forse - fu la risposta dell'amica - ma se è come credo io, allora dobbiamo sbrigarci -
E poi ripartirono.
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𝐄𝐫𝐨𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐎𝐥𝐢𝐦𝐩𝐨 ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ
FanfictionCi sono storie che nessuno ha mai raccontato. Ci sono storie che non avevano la necessità di essere raccontate. Ma se qualcuno non avesse deciso di farlo adesso non saremmo qui. {𝒂𝒕𝒕𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆: 𝒔𝒑𝒐𝒊𝒍𝒆𝒓 𝒅𝒊 𝑷𝒆𝒓𝒄𝒚 𝑱𝒂𝒄𝒌𝒔𝒐𝒏...