20. L'importante non è vincere, ma dare il meglio di te

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I mesi invernali passarono velocemente e presto arrivò Aprile con il suo bel tempo. Le domande per l'Università erano state spedite e ora tutti gli studenti aspettavano con ansia l'esito.

Louis quel giorno era nervoso. Si trovava nello spogliatoio pronto per uscire e dare il meglio di sé. Aveva bisogno di ottenere la borsa di studio per la Portsmouth. Il suo sogno ormai era troppo vicino per non riuscire a realizzarlo.

Il coach gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. Louis smise di saltellare sul posto, girandosi verso l'uomo, che lo guardò con un sorriso orgoglioso e incoraggiante.

"Louis, ragazzo mio, oggi è finalmente arrivato il tuo giorno. Gioca come sei solito fare e andrà tutto benissimo" disse l'uomo con la sua solita voce profonda, che riusciva sempre a calmare Louis. Il ragazzo gli sorrise grato.

"E se non dovessimo vincere?"

"Non ti sceglieranno in base alla vittoria, ti sceglieranno per come giochi. Sii te stesso e vedrai che ti sceglieranno, qualsiasi sia l'esito della partita" rispose il coach, prima di allontanarsi da lui e andare dagli altri suoi compagni di squadra.

Louis inspirò ed espirò profondamente, prima di girarsi verso alcuni suoi compagni di squadra. Gli stavano sorridendo, tutti sapevano cosa quella partita significasse per lui.

Dopo quella discussione avuta mesi prima, Louis e i suoi compagni di squadra avevano risolto ogni tipo di divergenza. Lo trattavano esattamente come avevano sempre fatto, non discriminandolo per la sua sessualità. Certo, qualche battuta vagamente omofobica c'era stata, ma il ragazzo le ignorò. Non gli interessava davvero ciò che usciva dalle loro bocche.

"Okay, venite tutti qui" disse poi il coach, andando al centro dello spogliatoio. Tutti i ragazzi si girarono verso di lui e l'uomo li guardò orgoglioso. "Per la prima volta dopo due anni siamo riusciti ad arrivare al girone finale. Per vincere la stagione abbiamo solo bisogno di battere l'ultima squadra"

Alcuni ragazzi esultarono, Louis però rimase serio al suo posto.

"Per alcuni di voi questa partita rappresenta il via libera verso il loro futuro, quindi vi dico solo una cosa" disse l'uomo, tornando immediatamente serio "aiutatevi l'un l'altro, pensate e agite come una squadra. Qui nessuno è migliore degli altri, siete tutti uguali e da tali dovete trattarvi"

Guardò poi Louis, facendogli un cenno di avvicinarsi e dire qualcosa ai suoi compagni. Era pur sempre il capitano dopo tutto.

"È stato un onore poter giocare e fare squadra con voi. Molti sono con me fin dal primo giorno, altri si sono uniti più tardi e alcuni recentemente" disse Louis, guardando i suoi compagni "a volte non è stato facile, abbiamo litigato e discusso, però siamo sempre riusciti a ritrovare l'armonia. Oggi dobbiamo fare vedere a quelli chi comanda e portare la vittoria a casa. Siete con me?" un urlo di eccitazione si alzò nello spogliatoio, facendo sorridere contento il ragazzo.

Avrebbe vinto la sua ultima partita, si sarebbe impegnato al massimo per riuscirci.

I ragazzi arrivarono agli spalti venti minuti prima dell'inizio della partita. Liam, Zayn e Niall si erano fermati a prendere del cibo, mandando avanti Harry e Allison per prendere dei posti decenti. Volevano vedere ogni mossa di Louis.

Allison prese Harry per mano e lo trascinò verso un posto preciso. Quando Harry alzò lo sguardo, notò Allison dirigersi verso la famiglia del suo ragazzo. Sorrise dolcemente.

"Ciao, bellissime" salutò Allison, rivolgendosi a tutte le componenti donne della famiglia Tomlinson. Harry notò fossero venute tutte, tranne i due componenti più piccoli della famiglia e Daniel.

Missione Cupido - Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora