{Wake up, girl!} Parte due.

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"Weed?"
Sgranando gli occhi mi aggiunse.
"Liam!" Sorridendo, gli risposi.

Credo che, in un primo momento, Liam non seppe più cosa rispondermi.
Mi guardò; si limitò a guardarmi in un modo quasi di stupore. Non se lo aspettava, eppure, il giorno precedente quasi ci aveva preso, definendomi "una dell'alta società".

Ed eccomi qui, davanti ai suoi occhi, in carne ed ossa, presentata a lui come direttrice e proprietaria del lussuoso Daddy's Bar. Neanche io però, dopo quel mezzo sorriso fatto, per tutta la situazione creatasi, non seppi esattamente cosa aggiungergli.

Non mi aspettavo di vederlo, anzi, non mi aspettavo che il mondo potesse essere così piccolo e che, neanche un giorno più tardi, avrei rivisto quel ragazzo conosciuto così, per puro caso.

"Puoi rifare quella cosa del baciamano? Mi sei sembrato così carino!" Scherzandoci su, gli parlai, spezzando quel silenzio gelante che calò tra noi due, guardandolo ed ammiccando sempre lo stesso sorriso di poco prima.

Liam calò la testa e lo sguardo, non sapeva cosa aggiungermi e si capiva.
Era rimasto così di stucco nel vedermi che ora, a chi sembrò tutto così assurdo e surreale, era proprio a lui.

"Non-non mi aspettavo che potessi essere proprio tu, la proprietaria di questo posto..." Mi parlò, portandosi una mano sulla cravatta, allargandola di poco. Si sentiva a disagio e non capivo il perché. Non capivo in realtà il motivo, più che altro, ma io non volevo che Liam pensasse che potessi essere una di quelle donne altezzose. Non volevo che si sentisse a disagio davanti a me. Magari, poteva essere che, Liam era semplicemente timido e, diversamente dal giorno precedente, non riusciva neanche a guardarmi in faccia.

Toccava a me rompere il ghiaccio, ancora una volta.

"Da quanto ne ho capito, lavori per Tom, giusto?" Gli chiesi, cambiando del tutto discorso dopo le sue parole, cercando di farlo ritornare a guardarmi. Lui non fece cenno e di parlare con me quasi sembrava non andargli a genio. "Sì! Non ho tutta questa confidenza, non lo chiamo Tom. Lavoro per l'azienda di Vogue." Mi rispose, mantenendo sempre un profilo basso. "Sì, va bene, intendevo lui, comunque..." Velocemente gli diedi in risposta, portandomi una mano dietro la nuca, grattandola nervosamente. Li per lì non sapevo cosa aggiungergli, cosa altro chiedergli per non restare in silenzio, non capii il perché, ma lui sembrò esserci rimasto male nel conoscermi, per una seconda volta, in una circostanza del tutto diversa. "Come sei riuscito a ritornare ieri a casa?" Ancora una volta, senza un apparente motivo, parlai io, mordendomi l'interno della guancia, nuovamente in modo nervoso e nuovamente cambiai discorso.

Ma perché ero nervosa?
Perché cercavo di parlare con quel ragazzo arrogante che il giorno prima avrei letteralmente preso a schiaffi? Doveva essere quel profumo!
Io non avevo affatto dimenticato quel profumo. Quel suo profumo che, inspiegabilmente avevo sognato. Doveva essere semplicemente la mia io interiore che stava cercando di dirmi qualcosa, ma di sicuro.

"Non penso sia qualcosa che ti interessi, Venere..." Mi rispose, pronunciando il mio nome, alzando solo in quel momento lo sguardo verso di me. Ecco, eravamo arrivati al punto, pensava sicuramente che gli avessi mentito riguardo al nome. Che bambinata! Come potevo spiegargli che sì, il mio nome era Venere, ma che confidenzialmente, preferivo essere chiamata con il mio vero nome, quello che da sempre Jen mi aveva dato. "Per favore, chiamami Weed!" Cercando il suo sguardo, gli aggiunsi.
"Venere, Weed, ragazzina prepotente e arrogante che ha un'autista, proprietaria del Daddy's bar. Chi sei realmente tu...?"
Mi chiese, anzi, mi parlò, a quel punto, cercando lui di guardarmi negli occhi.

Chi sono io?
Beh, mettiti comodo, ora ti spiegherò tutto!

Sono Weed!
Weed in realtà è il nome della ragazza di cui vorrei parlarti.

Call me Daddy 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora