{Indescribable feeling}

7.4K 277 110
                                    


Una voce calda, soave, mi parlò...
Mi parlò quasi bisbigliando.
Avevo di nuovo smesso di sentire tutto ciò che mi circondava, se non quella voce che mi aveva appena parlato.

Sentivo d'un tratto solo il cuore battere così forte, come mai prima di quel momento.

Di nuovo sentivo il mio corpo bloccato, non sapevo cosa fare, come reagire.
Avevo sentito la sua voce e non avevo bisogno di altre conferme...

Era lui...
Lui, alla mia festa.
Lui, in carne ed ossa, dopo due anni dal nostro ultimo incontro...

L'ultima parola scambiata tra noi due fu quel "Ti amo" strozzato dalle lacrime per la decisione di separarci per sempre. Quello che accomunava il mio cuore al suo, era solo un sentimento tossico.
Un sentimento ucciso due anni fa, in quella Los Angeles che mai più da quel giorno aveva rivisto la mia faccia.

Sapevo che si era trasferito con Perrie e i due piccoli gemellini, sapevo che era sparito dalla mia vita, d'un tratto, così, come se noi due dovessimo sparire ognuno dalla vita dell'altro. Avevo capito che tutto ciò che ai tempi ci teneva vicini, era tutto sbagliato.

La vita in generale per me ai quei tempi era sbagliata. Ero sbagliata io, era sbagliato lui, era sbagliato tutto.

Che razza di amore malato poteva esserci?
Dio, quanto mi stavo odiando!

Perché allora stavo reagendo in quel modo?
Perché non voltarmi ed essere fredda?
Perché semplicemente non potevo fregarmene?
Perché era di nuovo tutto sbagliato?

Il mio cuore lo era, lo era sempre stato.
Nulla era cambiato, quello che mi legava a lui, che avevo tanto fatto sprofondare era ancora lì, ancora vivo...

"Basta Weed!" La voce nella mia testa ritornò a parlarmi, incazzata come non mai. "Non voltarti, sparisci, non dargli neanche modo di guardarti negli occhi!" Continuò ad esclamare la mia coscienza, la mia testa, la mia io più ragionevole. Ma come potevo? Come potevo dar retta alla testa se il cuore mi stava dicendo tutt'altro, come, mh?

Non risposi a quell'uomo; gli strinsi la mano. Strinsi la sua mano. La strinsi così tanto che volevo fargli capire tutto in quel mio gesto. Volevo fargli capire la paura che stavo provando; paura di voltarmi. Sentii lasciare da parte sua la presa, togliendo poi del tutto la sua mano dalla mia.

"Seguimi..." Mi bisbigliò, avvicinando le sue labbra al mio orecchio...

Giurerei che stavo per sentire la terra mancarmi sotto ai piedi. Sentivo sempre di più il cuore in gola; le mani avevano iniziato a tremarmi, anche le gambe avevano iniziato a tremare. Tutto il mio corpo era preso da emozioni, tutte così surreali ed impossibili da descrivere.

Calai la testa, in modo da poter portare basso anche lo sguardo. Quell'uomo, chiamiamolo ancora così, mi passò davanti. Vidi solo le sue scarpe e i suoi pantaloni eleganti. Portava delle scarpe oxford nere, in pelle, marcate Salvatore Ferragamo, e, un pantalone nero elegante stretto, poco sotto la sua caviglia.

Mi ispirava già del sesso violento!
No...okay...

Ero combattuta tra la me stessa lucida e la me stessa irragionevole. Quella me stessa che avevo imparato a seppellire anni fa, ma che nel momento meno opportuno sapeva presentarsi.

Call me Daddy 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora