Piccoli litigi.

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Avevo ancora gli occhi chiusi e iniziavo a sentire dei baci sulla pelle. Erano piacevoli e mi provocavano anche un po' di solletico. Credevo di aver capito chi fosse a darmeli.

«Sei venuto per farti perdonare?» chiesi, voltandomi.

«Cosa?» chiese Harry. Ad essere sincera, non era lui che mi aspettavo, ma era comunque una grande sorpresa vederlo lì con me.

«Non mi hai ancora detto perché non ti sei più fatto vedere.» dissi, improvvisando una risposta.

«Oh, ehm... Ho avuto da fare.» si giustificò.

«Prima avevi sempre del tempo per me.»

Sospirò. «Lo so, amore mio. Mi dispiace.»

«Anche a me.» ammisi. «Mi abbracci?»

Fece un sorriso e mi strinse tra la sue braccia. Mi mancava, mi mancava davvero tanto. «Buongiorno, comunque.» disse.

Risi. «Buongiorno anche a te.»

«Ehi!» sentimmo provenire dalla porta. «E io niente?!» Hope mise il labbruccio.

Harry allargò le braccia. «Credo ci sia posto anche per te.»

Lei, senza esitare un attimo, si gettò accanto a me sul mio migliore amico.

«Mi mancavano questi abbracci di gruppo.» ammisi.

«Anche a me.» disse Hope. «Louis?»

«A casa, non stava molto bene.» disse Harry.

Annuii e mi guardai intorno; il mio sguardo cadde sulla sveglia: 08.47 a.m. Cazzo! Il lavoro! Ma cosa più importante: ZAYN.

«Merda! Sono in ritardo!» urlai, sgattaiolando in bagno.

Venti minuti dopo, ero pronta e vestita, e volai giù per le scale - letteralmente, sono caduta - e mi precipitai fuori, in tempo per prendere l'autobus.

Mi sedetti in uno dei sedili vicini all'autista e aprii il libro: "Ormai non potevamo più stare lontani. Avrei sentito la sua mancanza ovunque: a casa, al lavoro, dagli amici. Avevo bisogno di averlo accanto. I suoi sorrisi mi davano vita, erano qualcosa di spettacolare.
"Si sedette sul divano accanto a me. «Mi vuoi bene?» mi chiese.
"Risi. «Certo che te ne voglio.»
"Rise anche lui. «Meno male. Te ne voglio anche io.»
"Mi strinse tra le sue braccia e mi sentii protetta, era una sensazione spettacolare."

Qualcuno si sedette accanto a me in quel momento ma non ci feci caso. Continuai a leggere: "Era così dolce, così affettuoso. Non si trovano spesso ragazzi così. Era..."

Il mio vicino tossì e mi fece deconcentrare per un attimo, ma trovai subito il segno e continuai: "Era diverso dai suoi amici. E la cosa che mi faceva sentire importante era che mi cercava sempre, ogni giorno. Voleva che uscissimo e che trascorressimo le giornate insieme. Guarda un po', lo volevo anche io."

Il mio vicino tossì di nuovo e io mi deconcentrai. Scossi la testa e puntai con attenzione gli occhi sul libro: "In qualsiasi momento pensavo a lui e a quanto fosse noiosa la mia vita quando non era con me. Era come se..."

Un altro colpo di tosse. Aveva rotto le palle.

Mi voltai per gridargli "Senti coso, non vedi che sto leggendo? Significa che devi trattenere l'aria che vuoi buttare fuori, a costo che non respiri più, okay?!" ma, quando lo vidi in viso, cambiai idea.

«Che ci fai qui?» chiesi.

Zayn fece un sorriso. «Sono venuto a farti compagnia.»

«Ma tu non hai la macchina?»

Il ragazzo della libreria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora