Quello era il mio primo giorno di lavoro in libreria. Inutile dire che la tensione mi stava divorando. Il mio turno sarebbe stato dopo pranzo, dalle 3.00 p.m. alle 6.30 p.m.
Hope stava sul divano a guardare la TV e io avevo finito di leggere il libro che avevo lasciato a metà e avevo iniziato quello che avevo comprato il giorno precedente.
Avevamo finito di pranzare da poco, quindi quello era l'orario del riposo. Harry e Louis avevano pranzato da Niall, per conoscere i suoi amici.
Non smettevo di pensare a quella cena e a quanto mi sarei sentita in imbarazzo. Come vi ho già detto, non mi sento per niente a mio agio con tanti ragazzi intorno. Sin da piccola, guardavo tutti i maschi come delle persone da non considerare - non chiedetemi il motivo. Non conoscevo quei ragazzi e non sapevo che tipi fossero; avrei potuto ritrovarmi in mezzo ad un gruppo di maniaci o un gruppo di secchioni, o degli emo.
Guardai l'orologio: 2.47 p.m. Cazzo!
Scattai in piedi. «Hope, è tardissimo!»
«E che vuoi? Preparati e vattene!» rispose. Che dolcezza.
«Okay, sto andando.» afferrai la borsa e uscii dall'appartamento, ma prima di chiudere porta dissi: «Ah, dimenticavo. Hope, fottiti!» dissi mandandole un bacio.
Scesi le scale di fretta e furia, rischiando di cadere. Passai dallo specchio della saletta di ingresso e mi diedi una veloce occhiata: i miei capelli castani erano raccolti in uno chignon, l' eyeliner e il mascara nero facevano da contorno ai miei grandi occhi marroni e il rossetto nude risaltava le mie labbra carnose; avevo indossato dei leggins neri e un maglione grigio.
Uscii dal palazzo e l'autobus si era appena fermato. Vi salii di corsa e presi posto accanto all'autista, così sarei scappata subito e non avrei ritardato ancora. Mi strinsi nel mio cappotto nero e sprofondai il mio naso congelato nella grossa sciarpa grigia di lana. Si, in inverno mi piaceva indossare colori scuri. Mi guardai gli stivaletti neri e mi accorsi che avevo tutta la neve attaccata alla suola, avrei rischiato di scivolare.
Misi le cuffiette nelle orecchie e feci partire la canzone Diamonds, di Rihanna. Iniziai a canticchiare. «Find lights in a beautiful sea, I choose to be happy. You & I, you & I, we're like diamonds in the sky...»
L'autobus frenò di colpo e io rischiai di cadere. Volai giù dal gigante rosso per dirigermi al mio nuovo lavoro: Book's house. Soltanto il nome mi piaceva già.
Entrai, spingendo la pesante porta di vetro, e mi diressi alla cassa. Notai che non c'era nessun cliente.
«Salve.» salutai il ragazzo, non era lo stesso del giorno precedente.
«Salve, posso aiutarla?» mi chiese. Era un ragazzo alto, magro e dagli occhi azzurri; aveva i capelli biondi e un tatuaggio sull'avambraccio, una scritta in cinese direi. Non era niente male.
Tremavo dall'ansia. «Oggi dovrebbe essere il mio primo giorno di lavoro.»
Fece un sorriso. «Allora dovrai essere Taylor.»
Annuii. «Si, sono io.»
«Bene. Devo consegnarti questi.» disse porgendomi uno scatolone. «Fa quello che c'è scritto nel foglio e poi, alla fine della giornata, lascialo qui nel cassetto. Infine dovrai andare dal direttore.»
Sembrava semplice. Sembrava.
«Okay, grazie.» sorrisi.
Mi fece l'occhiolino. «Figurati, bella.» Bella? Okay, aveva già preso troppa confidenza per i miei gusti.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo della libreria.
FanficNessuno di noi sa per certo come andrà a finire la nostra vita, nessuno di noi conosce il proprio destino. Taylor, una giovane ragazza di Londra, invece credeva di conoscerlo. Non faceva altro che ripetersi che niente sarebbe cambiato. Si sarebbe la...