trentaquattro (え波ヶ)

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Lo sguardo di Jungkook non riusciva a distogliersi da Jimin, come se il mondo attorno a lui fosse stato silenziato e tutto ciò che restava fosse quella figura, il suo viso, la sua presenza che riempiva ogni angolo del suo campo visivo. Quell'iride chiara, lucida e piena di mille pensieri inespressi, sembrava avere il potere di tirarlo dentro, di coinvolgerlo in una spirale che non voleva più fermarsi. Non c'era nulla di più magnetico del modo in cui Jimin fissava il suo piatto, distratto ma consapevole di ogni movimento che Jungkook faceva.

In un angolo della mensa, immersi nel caos di piatti che tintinnavano e conversazioni che si sovrapponevano, Jungkook riusciva a sentire solo il battito del suo cuore e il suono delle mani di Jimin mentre sminuzzava quel panino all'uovo. Era una scena così ordinaria, eppure in quel momento sembrava essere l'unica cosa che avesse davvero importanza. Non aveva bisogno di parole, solo di quei piccoli gesti che parlavano più di quanto le labbra potessero mai fare.

Jimin non sembrava accorgersene, ma Jungkook sapeva che qualcosa era cambiato. Ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Jimin, si sentiva come se il mondo diventasse più lento, come se il tempo stesso si fermasse per un attimo, permettendo a quel legame silenzioso di crescere. Non riusciva a non pensare a come, in quelle piccole cose, si nascondesse qualcosa di più grande, qualcosa che ancora non riusciva a decifrare.

Quando il resto del gruppo si allontanò per fare la fila, Jungkook decise di rompere quella routine. Ordinò per Jimin, senza dirgli nulla, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E quando il biondo se ne accorse, la sua reazione fu immediata: un lieve rossore che si diffuse sul suo viso mentre stringeva tra le mani la salsa agro-piccante. Era un piccolo gesto, ma per Jungkook significava tutto. Jimin, quel ragazzo che sembrava sempre così distante, si stava lasciando andare, si stava mostrando vulnerabile in quel piccolo dettaglio.

La sua risata incerta, quasi nervosa, lo fece sorridere, e quella complicità che cresceva tra loro, fatta di sguardi e silenzi, sembrava caricare ogni momento di una tensione elettrica. Poi, in un attimo, tutto cambiò. La bustina della salsa che Jimin aveva rotto accidentalmente, il disastro che si stava creando, e quel sorriso un po' goffo di Jungkook che cercava di alleggerire la situazione.

"Almeno l'hai aperta...sembrava fosse di un materiale indistruttibile per quanto non riuscissi ad aprirla," disse Jungkook, ridendo. La sua risata era leggera, ma dentro di lui c'era una frenesia che non riusciva a fermare. Voleva essere più vicino a Jimin, voleva dirgli qualcosa che non riusciva a mettere in parole.

In un gesto impulsivo, Jungkook afferrò delicatamente la cravatta di Jimin, avvicinandolo a sé. Quasi senza pensarci, si piegò verso di lui e, in un bacio improvviso, rubò un momento che sembrava sospeso nel tempo. Jimin, scioccato, rimase fermo per un istante, gli occhi spalancati, mentre il bacio di Jungkook continuava a durare. Quando si staccarono, entrambi erano in uno stato di confusione, ma soprattutto di sorpresa.

Il silenzio che seguì fu rotto solo dalle parole di Jimin, che balbettò, completamente preso dal panico. "C-ci hanno visti tutti..."

Jungkook, con un sorriso disarmante, cercò di rassicurarlo. "È okay... a me non importa," rispose, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Non capiva perché Jimin fosse così preoccupato, ma in qualche modo sentiva che quella paura era legata a qualcosa di più profondo, qualcosa che andava oltre quel momento imbarazzante.

"Non ha importanza, Minnie. Se dovessero vederci, non sarebbe chissà quale problema," disse, cercando di minimizzare l'accaduto. In quel momento, la tensione che c'era tra loro sembrava sfumare, lasciando spazio a qualcosa di nuovo. La sua voce era più sicura, più provocatoria, come se avesse preso il controllo della situazione. "Non voglio che tu ti preoccupi per questo."

Quando Hoseok entrò nella stanza, notando la loro stranezza, non poté fare a meno di fare la sua tipica domanda: "Oh... è successo qualcosa ragazzi?"

Le risposte furono un perfetto contrasto. Jungkook, con un sorriso che non riusciva a nascondere, annuì con entusiasmo, mentre Jimin, visibilmente più imbarazzato, scosse la testa con un sorriso forzato. Le loro reazioni, così diverse ma perfettamente in sintonia, sembravano raccontare tutta la storia di quel momento.

L'atmosfera era carica di qualcosa che nessuno dei due riusciva ancora a definire, ma che entrambi sentivano crescere, come una tensione che cresceva ad ogni scambio di sguardi. E mentre il resto della mensa riprendeva la sua routine, Jungkook e Jimin erano immersi in un silenzio che parlava più di mille parole.

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