Capitolo 27

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LEVI POV

Guardo fuori dalla finestra: il cielo è cupo e la pioggia scende fitta. Un fulmine illumina per un istante il paesaggio triste, poi tutto piomba di nuovo nell'oscurità più totale. Prendo il mio solito completo nero, ma al posto della camicia bianca ne prendo una nera anch'essa. Mi vesto e vado a mensa a prepararmi una tazza di tè. Una volta seduto al nostro tavolo, la malinconia mi pervade al pensiero di lei che di solito è seduta accanto a me e al ricordo di quella volta in cui la costrinsi a bere il tè con me al posto del caffè. Adesso quei ricordi sembrano così lontani che quasi mi sembra di non averli mai vissuti, come se non fossero mai stati reali. Ma quello che accadrà oggi purtroppo è tutto vero.

Metto via la tazza ed esco fuori. L'acqua fredda mi bagna il viso e i capelli, ma ben presto le mie lacrime si uniscono alla pioggia. Meglio così, almeno nessuno potrà capire se ho pianto o meno.

L'ora è arrivata e così prendo il mazzo di fiori che avevo fatto preparare apposta e mi incammino. La sala è piena e ovunque posso sentire i singhiozzi dei presenti. Sarah non smette di piangere da ieri, ora è con il viso affondato nel petto di Erwin che tenta invano di consolarla. Andando avanti di qualche passo trovo anche il resto della squadra, alcuni riescono a trattenersi, altri no. Quando li supero, mi salutano con un lieve cenno. Quando arrivo quasi in fondo alla stanza, trovo L con lo sguardo fisso e vuoto. Non appena mi accosto a lui per parlargli, mi precede e con un filo di voce mi dice: "Avevi ragione, è solo colpa mia. Non avrei dovuto acconsentire. Mi sono fidato di lei ed ero certo che anche se non le avessi dato il permesso lo avrebbe fatto comunque, quindi non volevo che passasse come una disertrice. Non ho mai sbagliato tanto..."

Levi: "Non importa quale criterio ti porta a decidere, nessuno può sapere il risultato di quella decisione. L'unica cosa che ci è permessa è credere che non rimpiangeremo quella scelta. Hai fatto quella che credevi fosse la cosa giusta, così come lei. Nessuno poteva essere certo di come sarebbero andate le cose. Magari sarebbe morta in ogni caso, così come tutti noi."

L: "Hai ragione, tuttavia il peso che porto sul cuore è enorme."

Levi: "Anche io L, avrei dato la vita per proteggerla. Ma ho fallito e ora ho perso l'unica persona che io abbia mai amato."

Mi posa una mano sulla spalle e poi continuo a camminare. Arrivo davanti a lei. Mi attende distesa, in una gelida bara di legno scuro. Hanno deciso di vestirla con la sua solita divisa, che qualcuno ha ricucito velocemente nel punto in cui la lama le ha perforato il petto. Ai piedi della bara, mille fiori giacciono come ultimo saluto da parte dei suoi compagni. I miei non li poggio a terra, ma li stendo sul suo corpo. Voglio che li tenga lei, come se glieli avessi regalati poco prima di portarla fuori per cena, come avrei tanto desiderato fare se le cose fossero andate in modo diverso.

Anche se il colorito è del tutto svanito dal suo viso, lasciando spazio solo a un gelido pallore, è bellissima. Sembra solamente dormire, come se potesse svegliarsi da un momento all'altro. Tuttavia, questo non accadrà. È morta, non tornerà mai più da me. Le sue labbra, che quando mi baciava erano calde e morbide, ora sono viola e gelide. Quel corpo forte e bellissimo che ho avuto una sola volta, ora giace inerme sotto il mio sguardo. Mentre la guardo per l'ultima volta, degli uomini chiudono la bara, per poi sollevarla e portarla via. Addio, T/n, ti ho amato con tutto il mio cuore.

Mi sveglio, sentendo qualcuno che mi scuote.

Hanji: "Levi dovresti andare a dormire. Sono giorni ormai che non ti fai una bella dormita, finirai per ammalarti se continui così."

Levi: "Falla finita, sono anni che non mi faccio una bella dormita. Non sarà di certo questo a farmi ammalare. Devo stare qui, Hanji, potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento."

Hanji mi rivolge un piccolo sorriso malinconico, poi esce dalla stanza.

Ormai è passato un mese da quando T/n è entrata in coma. Il chirurgo ha detto che le speranze sono pochissime, ma l'operazione è andata bene. Le hanno messo un polmone artificiale e ha ripreso a respirare da sola, ma ancora non si sveglia. I dottori dicono che è impossibile fare previsioni: potrebbe rimanere così per sempre oppure svegliarsi da un momento all'altro. Tuttavia, dicono che la prima sembrerebbe l'opzione più probabile per cui non dovremmo avere false speranze.

Ogni giorno e ogni notte, ogni singolo momento lo passo con lei. Non vado più a mensa ma porto qui i miei pasti. Dormo sulla sedia accanto al suo letto. Le parlo spesso perché ho saputo che a volte le persone in coma possono sentirti. Le ho promesso mille volte che se si sveglia le starò accanto per sempre, senza farla soffrire mai più.

Se solo ripenso a come mi guardava quando l'ho lasciata, mi sento morire. Le ho spezzato il cuore, lei si era fidata di me, si era donata a me e io l'ho abbandonata. L'ho fatto solo perché non volevo che lei si sacrificasse per me eppure non è servito a nulla. Nonostante fosse furiosa con me, non ha esitato nemmeno un istante prima di offrire la sua vita per tentare di salvare la nostra. Sono stato un idiota: avrei potuto rimanere con lei fino alla fine, le cose non sarebbero cambiate ma almeno adesso non avrei il rimpianto di averla salutata così. Se muore, non le avrò mai detto quanto la amo. Avrei potuto passare con lei ogni notte, abbracciarla e proteggerla dai suoi incubi più terribili, fare l'amore con lei e poi tenerla stretta a me. Ma ho scelto di lasciarla andare perché la verità è che ho sempre avuto paura di perderla. Preferivo che restasse viva piuttosto che fosse felice con me, ma ora rischia di morire da un momento all'altro e io l'avrei solo fatta soffrire inutilmente.

Qualche giorno dopo la missione che l'ha ridotta così, sono uscito e sono andato a compare un anello per lei. Ho preso il più bello tra tutti, o almeno quello che credevo sarebbe piaciuto di più a lei. Mi sono promesso che quando si sveglierà attenderò il momento giusto e non appena arriverà le chiederò di sposarmi. Lo tengo in tasca ogni giorno e lo farò finché non avrò l'occasione di metterlo al suo dito.

Prendo la sua piccola mano tra le mie, baciando delicatamente le sue dita fredde. La guardo dormire e ricordando l'incubo che ho fatto scoppio a piangere. Sono sempre stato bravo a sopprimere i miei sentimenti e ad andare avanti dopo la perdita dei miei compagni in battaglia, ma questa mocciosa mi ha stravolto la vita. Mentre le lacrime continuano a cadermi sul viso e sul collo, decido di parlarle ancora una volta:

"T/n, ti prego, svegliati. Io ti do la mia parola che se ti svegli non ti lascerò mai più. Spero che mi perdonerai per quello che ti ho fatto passare, ma se lo farai ti prometto che non soffrirai nemmeno una volta d'ora in poi. Ti proteggerò sempre e non permetterò che nessuno ti faccia mai del male. Potrai contare sempre su di me per qualsiasi cosa e ti starò accanto finché mi vorrai. Io ti amo, ti prego svegliati e perdonami T/n. Torniamo ad essere felici insieme, ti... prego..."

Parlo finché i singhiozzi non mi consentono più di farlo. Ogni giorno le ripeto le stesse cose e ogni volta spero sempre che lei si svegli e mi dica che mi ha ascoltato e perdonato. Ma non accade mai. Continuo a piangere in silenzio, affondando il viso tra le lenzuola bianche che ricoprono la sua pancia. Le stringo forte la mano inerme, finché all'improvviso questa inizia a stringere la mia di rimando.


ANGOLO AUTORE:

Non so quanti ci siano cascati al mio tranello iniziale dell'incubo di Levi ahahahah ma volevo troppo farlo 😈😈 in ogni caso, questo capitolo dal punto di vista di Levi sarà l'unico, visto che noi siamo fuori gioco al momento e volevo raccontare come la sta vivendo lui. Spero che vi sia piaciuto. A mercoledì con il prossimo capitolo, grazie e tutti, vi voglio bene ❤️❤️❤️

Unstoppable (Levi x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora