«Sveglia! Sono le 7! È il tuo primo giorno di scuola, non vorrai arrivare in ritardo o perdere il pullman!» con la delicatezza di un elefante e la bellissima voce stridula di sempre, mia madre irrompe nella mia stanza.
«Mà, due minuti e mi alzo.» commento rigirandomi nel letto, sento il passo pesante di mia madre avvicinarsi sempre di più al letto.
«No cara, ti alzi adesso.» apro un occhio e la vedo dirigersi verso la finestra con le tende chiuse.
«Se non ti svegli con le buone, ti sveglio con le cattive.» Che madre ricattatrice. In un attimo spalanca le tende, provocando un gemito infastidito istantaneo da parte mia. Mi nascondo sotto le coperte e cerco di aprire gli occhi.
«E va bene.» sbuffo.
Che due palle.
Mi alzo dal letto mezza rincoglionita e prendo il cambio posto sul comò. Vado in bagno e faccio una doccia veloce, mi asciugo e pettino i lunghi capelli mori ereditati da mia madre, disegno una sottile riga con l'eyeliner così da sembrare presentabile, risaltando gli occhi verdi e le lentiggini presi da mio padre. Indosso un paio di leggings neri, una felpa nera dei Led Zeppelin e le mie adorate vans.
Mi dirigo in cucina, non ho fame perciò non faccio colazione. Mia madre è costantemente occupata, non ha nemmeno il tempo di rivolgermi uno sguardo.
«Io vado, ciao.» la saluto, prendo lo zaino ed esco.
Cambiando città ho pensato che sarebbe cambiata anche lei, ma ovviamente mi sbagliavo. È sempre stata occupata e secondo me lo sarà sempre. A volte penso di essere solo un errore, un peso. Mi odia. Lo capisco dal modo in cui mi tratta, in cui mi guarda e dal fatto che non mi caga mai. Stamattina è stato un miracolo che mi abbia svegliata. Comunque, metto gli auricolari e faccio partire la musica cercando di non provare nostalgia per il passato.
Mi dirigo verso la fermata dell'autobus, mi siedo sulla panchina e osservo il posto. Sono le 7:30 di mattina e già c'è traffico.
Oh, ecco il pullman. Salgo e cerco il posto che più mi ispira, sedendomi. È quasi tutto vuoto, ci sono solo due anziane che chiacchierano beate due sedili davanti a me.
Poggio lo zaino sul sedile esterno e mi acciuccio a guardare fuori dal finestrino. Troppi ricordi mi riaffiorano in mente.
*Flashback*
«Rachele!» urla mio padre stringendomi tra le sue possenti braccia. Mi solleva «Papà, mi sei mancato tanto.» ammetto stringendolo più forte. «Anche tu piccola mia.» mi rimette giù e va in cucina.
Sento mia mamma urlare a mio padre delle parolacce e poco dopo mio papà esce arrabbiato di casa.
*FineFlashback*Una violenta inchiodata mi riporta sulla terra. L'autista si dev'essere dimenticato che cinque metri prima c'era una fermata.
Sale un ragazzo alto. Ha i capelli rossi raccolti con un cappello nero, sulla fronte c'è la scritta 'Comme des Fuckdown'; ha gli occhi marroni e uno SpiderBite (due labret uno vicino all'altro), so come si chiama perché sono appassionata di tatuaggi e piercing anche se non ne ho. Indossa una felpa nera e degli skinny jeans neri strappati sulle ginocchia.
Mi guarda storto, forse perché lo sto fissando.
«È occupato?» chiede con il telefono in mano.
«Ehm.. No.» tolgo lo zaino dal sedile e me la metto sulle gambe.
No, scusa, ma perché ti dovevi sedere proprio qui? C'è un intero autobus a tua disposizione e decidi a caso di sederti vicino a me? Che bella giornata, sarcasticamente parlando.
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Dark Angel.
FanfictionLei, la nuova arrivata, quindi a vista di tutti sfigata e asociale. Lui, il popolare della classe, a vista di tutti figo e intelligente. Volete sapere cosa succederà tra i due? Bene, siete nella storia giusta.