𝑺𝒂𝒗𝒆 𝒎𝒆

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Qualcuno bussò alla porta mentre Freddie era seduto placidamente sul divano, accarezzando un gatto.

-Fred, potresti andare tu? Io mi devo asciugare i capelli.
-Sì tesoro, vado io, anche se Oscar ne rimarrà deluso…

Il ragazzo aprì la porta e fu molto sorpreso nel ritrovarsi davanti Lucy.
-Lu! Cosa ci fai qui? Sono le nove di sera… Mati sarà preoccupata.
-Non credo,- Lucy fece una risata per nulla convincente, -a volte sto in biblioteca anche per più tempo. E poi lei è con Roger… non me la sentivo di andare a casa, non so perché.
La ragazza cominciò inaspettatamente a singhiozzare.

Freddie, un po' goffamente, la abbracciò e le accarezzò i capelli per poi farla sedere sul divano. 

-Lucy, ciao! Che succede?
Mary uscì dal bagno, con i lunghi capelli biondi ancora umidi, e si sedette vicino a Lucy.
-Freddie, prepara qualcosa di caldo. Una tisana, magari. Tesoro, che è successo?
La ragazza, tra un singhiozzo e l'altro, raccontò agli amici tutto quello che era accaduto con Brian.
-Ooh. Capisco. È una brutta situazione.

Freddie si sedette vicino a lei e le porse una tisana.
-Hai provato a parlargli?
Lucy lo guardò sconfortata: -E quando? Dopo che me l'ha detto sono uscita dalla biblioteca e ho girato per quasi due ore per la città, non sapevo dove andare perché non volevo tornare a casa e in più lui domani parte quindi andrà a letto presto. E poi cosa dovrei dirgli? 
-Freddie, ha ragione. Secondo me a Brian serve tempo, a tutti e due serve tempo. Hai fatto bene a venire qui, Lu. 
-Già. Hai mangiato qualcosa? A noi avanza un po' di pasta e ci dispiacerebbe buttarla.
Lucy scosse la testa: -No, non ho mangiato niente. Grazie, ragazzi. 
Mary sorrise: -Forza, adesso mangia qualcosa. Poi penserai al resto. 

1 dicembre 1969
Lucy si rigirò nel letto, cercando di ignorare le voci di Mati e Roger che le arrivavano dalla cucina: da quando Brian era via Roger era quasi sempre da loro, e per quanto il ragazzo le stesse simpatico a volte avrebbe desiderato un po' di silenzio.

Si alzò dal letto sospirando e guardò il calendario: era il primo di dicembre. Brian sarebbe tornato tra otto giorni. Faceva quel conto alla rovescia ogni mattina, quasi senza rendersene conto, e ogni mattina rimaneva sempre più confusa: perché aspettava con tutta quell'ansia il suo ritorno? Le cose non stavano andando proprio benissimo tra loro due, e una parte di lei voleva che il ragazzo restasse in Germania per sempre. A un'altra parte di lei, però, Brian mancava. Molto. Le mancavano le sue battute argute, la sua voce sempre calma e pacata, il suo sorriso leggermente asimmetrico…
-Oh Gesù Lucy, non pensare mai più una cosa del genere, è imbarazzante.- Disse tra sé e sé scuotendo la testa.

Ancora scossa e confusa dai suoi stessi pensieri entrò in cucina, dove puntualmente trovò Mati e Roger che tubavano come due colombe.

-Non fate caso a me,- disse mentre si versava del caffè, -questa è soltanto casa mia.
Mati alzò le sopracciglia: -Qualcuno è di cattivo umore questa mattina.
-No, non sono di cattivo umore. Semplicemente mi urta il fatto che tu e il tuo ragazzo stiate costantemente appiccicati e che io debba sorbirmi le vostre… come posso dire? Ah, sì, dimostrazioni di affetto ogni santo giorno. Questa è anche casa mia e apprezzerei un po' di pace ogni tanto. 

Mati e Roger si guardarono, sorpresi dalla reazione dell'amica: solitamente Lucy era una ragazza piuttosto tranquilla, e non perdeva mai la calma in quel modo.

Lucy sospirò: -Scusate. Non so cosa  mi sia preso. Non intendevo dire che non ti voglio più qui, Rog, anzi, mi fa piacere.
-Tranquilla, non è così semplice offendermi. Che succede questa mattina?
-Non lo so. Mi sono svegliata con la luna storta. 
-Dai, a noi puoi dirlo.
Lucy si sedette sul divano: -Tra poco torna Brian.

Mati e Roger si guardarono stringendo i denti: tutti avevano saputo di quello che era successo tra Brian e Lucy, e tutti sapevano che parlarne era un tasto dolente per la ragazza.
-E… sei nervosa perché non sai cosa gli dirai quando lo vedrai?- Le chiese Roger.
-No… in realtà sono nervosa perché non ci capisco più niente. La verità è che… sì, è anche quello che hai detto tu, Rog, ma il punto è un altro: Brian mi manca. Veramente tanto. Vorrei vederlo, vorrei averlo qui con me ora… vorrei sentirlo ridere, poter toccare i suoi capelli…
Mati quasi urlò: -Cioè, tu mi stai dicendo questo in modo così tranquillo? Sai che quando mi è cominciato a piacere Rog pensavo esattamente le stesse cose? 
-Davvero? Ooh, questo non me l'avevi detto. Sei proprio un tesoro, vieni qui, fatti abbracciare.
-...a volte in realtà mi sorgono dei dubbi sul perché io stia ancora con lui. Ma il punto è un altro: analizzando i miei sentimenti con il senno di poi mi sono accorta che non solo mi piaceva, io lo amavo.

Lucy sbarrò gli occhi: -Calmiamoci subito. Credo che lo saprei se amassi Brian, giusto?
Vedendo i due amici in silenzio, la ragazza cominciò ad allarmarsi: -Giusto?
-Senti Lu,- cominciò Roger, -l'unica che può davvero sapere cosa provi sei tu. Ma io ti consiglio di pensarci, davvero. Perché potresti stare sprecando un'opportunità.
Lucy annuì: -Oh Gesù, mi sta venendo mal di testa. Vado a vestirmi, credo che… credo che ci penserò.

La ragazza si diresse verso la sua stanza e si sedette sul letto: quanto avrebbe dato per non essere in quella situazione. 

All'inizio pensava che gli esseri umani fossero semplici, ma prendendo in considerazione anche solo una parte di quello che era successo in quel periodo di tempo tutte le sue convinzioni andavano in fumo. 

Cosa voleva dire amare qualcuno? Lei probabilmente non aveva mai amato nessuno. Voleva bene ai suoi amici, voleva bene ai suoi familiari, ma amare era diverso. Eppure anche i sentimenti  che provava per Brian erano diversi, diversi da qualsiasi cosa che avesse mai provato.

Amava Brian.

Si era sempre detta di fare le cose con calma, di pensare, di seguire più la testa che l'istinto. 
In quel momento sentiva che aveva usato la testa fin troppo. Forse era il momento di lasciarsi andare.

Non voleva perdere quell'occasione, quindi fece una promessa a sé stessa: avrebbe detto tutto a Brian, appena sarebbe tornato.

Non sapeva cosa ciò avrebbe scaturito, ma sapeva che se non l'avesse fatto se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita.

9 dicembre 1969
-Come sto?
-Benissimo, Brian sarà costretto a cadere ai tuoi piedi. 
-Non voglio che cada ai miei piedi. Voglio solo essere presentabile.
-Lo sei, adesso smetti di farti delle paranoie e andiamo in aeroporto a prendere il tuo uomo.
Lucy sbuffò: -Non è il mio uomo.
Mati rise, dandole un buffetto sulla guancia: -Non ancora, almeno. 

All'aeroporto le due ragazze si incontrarono con il resto del gruppo, e attesero davanti al gate dove sapevano che Brian sarebbe sceso.

Laura mise una mano sulla spalla di Lucy: -Sono sicura che andrà benissimo, fidati di me.
Laura sembrava avere un superpotere calmante sulla gente, infatti era la persona migliore da scegliere per farsi accompagnare agli esami.
Lucy si sentì subito più rilassata: Laura aveva ragione, dopotutto cosa sarebbe potuto andare storto?

-Oh guardate, eccolo là!
Esclamò John.
Lucy sorrise: Brian era sempre uguale, con le lunghe gambe e i capelli ricci.

-Ciao ragazzi! Che bello vedervi!
A turno tutti abbracciarono il ragazzo e lo salutarono.

-Ehm, Bri?- Una ragazza dai capelli rossi che era arrivata con lui gli toccò la spalla, -Non mi presenti ai tuoi amici?
Brian sorrise: -Oh, giusto. Ragazzi, questa è Bonnie, la mia ragazza.

-spazio autrice-
plot twist gente.
Comunque oggi vi beccate 3 capitoli perché voglio pubblicare quello natalizio.
-Lucini:)

𝒇𝒐𝒓 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒊𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora