𝑵𝒐𝒘 𝑰'𝒎 𝒉𝒆𝒓𝒆

818 34 12
                                    

Lucy Rivers aveva diciannove anni, era alta un metro e settantacinque ed aveva le gambe magre, fasciate in un paio di jeans a zampa piuttosto logori.

Era il sei settembre 1967 e lei non aveva la più pallida idea di come trovare la sua aula all'università. Era andata ad un incontro di orientamento prima che cominciasse la scuola in cui le avevano spiegato tutto ciò che c'era da sapere, ma lei non si ricordava cosa aveva mangiato a colazione, figuriamoci in quale corridoio si trovasse l'aula di arti figurative. 
Per una serie di motivi era anche in ritardo, quindi i corridoi erano deserti. 
Meraviglioso. 

Non era abituata alle grandi città. Cioè, più o meno, dato che aveva passato tutta la sua infanzia e adolescenza in un paesino vicino a Londra, ma Liverpool era una città completamente diversa da Londra. "Vai a Liverpool, c'è una buonissima università" le aveva detto sua madre. "Già, una buonissima università in cui non si capisce dove diamine sono le aule" aveva pensato lei in quel momento. 

Continuò a camminare per i corridoi, con quell'andatura un po' goffa di chi è cresciuto tanto in poco tempo, sperando che un miracolo divino le facesse trovare l'aula.
Ovviamente non ci fu alcun miracolo, ma ci fu un ragazzo.
La prima cosa che Lucy vide di lui fu un cespo di capelli nerissimi, che il ragazzo sembrava aver provato a stirare con scarsi risultati. Non era altissimo, ma neanche basso. Aveva un fisico asciutto e piuttosto muscoloso e la pelle color del bronzo, un paio di incisivi piuttosto sporgenti e gli occhi molto scuri, ornati da una linea di matita nera. Il ragazzo stava fumando una sigaretta, ed apparentemente era l'unica forma di vita che si riuscisse a trovare nei corridoi. 
Lucy gli si avvicinò timidamente: -Ehm, scusa?
Il ragazzo alzò gli occhi pigramente: -Ci conosciamo? Non mi sembra di averti mai vista in giro. 
-No, sono… sono nuova qui. È il mio primo giorno. Mi chiedevo se… se potessi dirmi dov'è l'aula di arti figurative. Sono in ritardo e non vorrei… insomma…
-Uhm, capisco. Non sei andata al giorno dell'orientamento?
-Sì, ecco, ma la mia memoria non è proprio delle migliori.- Lucy fece una risatina nervosa. 
-Beh, si dà il caso che io sia qui per fumare una sigaretta in pace, non per dare informazioni a studentesse smemorate, perciò…
-Oh. Ok. Beh,- la ragazza sbuffò infastidita, -vorrà dire che troverò l'aula da sola.
E, sospirando scoraggiata, ricominciò il suo giro disperato per i corridoi. Ma l'aula non si trovava.

Lucy lasciò andare un gemito di disperazione, e si accasciò a terra, nascondendo il viso sulle ginocchia. Il suo ultimo pensiero prima di scoppiare a piangere fu: "Meno male che oggi non mi sono truccata", e poi lacrime salate cominciarono a scorrerle sulle guance. 

Rimase così per un po', finché non sentì una voce: -Beh, sembra che la tua ricerca non sia andata a buon fine. Hai davvero un pessimo senso dell'orientamento, lasciatelo dire.
Lucy alzò gli occhi e si ritrovò davanti il ragazzo di prima che le porgeva la mano.
-Lasciami *sniff* in pace, me la sto cavando benissimo. Non mi serve il *sob* tuo aiuto.
Il ragazzo rise. Aveva un bel sorriso. 
-No, si vede infatti. Dai, tirati su, ti accompagno all'aula.
La ragazza si alzò in piedi, guardando con aria truce il suo interlocutore.
-Spero che tu sia riuscito a finire la sigaretta.-, commentò sarcastica. 
-Oh sì, ci sono riuscito eccome. Sono riuscito anche a mangiare una mentina.
-Sono contenta per te.
Il giovane sospirò: -Scusa, mi sono comportato male. Ma non credevo fosse così difficile trovare un'aula!
-Forse per te. L'hai detto, il mio senso dell'orientamento fa schifo. 
-Qualcuno ce l'ha con me. È un record, non ci conosciamo e già mi odi.
-Non ti odio.
-Sì invece. 
-Ok, forse un pochino. 
Il ragazzo rise di nuovo. 
-Cosa posso fare per farmi perdonare, o soave donzella?
Lucy ridacchiò: -Non fai ridere. 
-Ma hai appena riso.
-Ok, forse fai un po' ridere. 
I due ragazzi si guardarono e scoppiarono in una risata che durò per un po'. 
-Beh, questa è l'aula. Riesci ad entrare da sola o ti perderai tra i banchi?
-Ah ah ah. Simpaticissimo. Penso di riuscire ad entrare da sola, grazie tante.
-Fantastico! Beh, ci vediamo.
Lucy salutò il ragazzo, ed entrò dentro l'aula.

La lezione era stata piuttosto interessante, ma lo stomaco di Lucy implorava qualcosa da mangiare. E ovviamente Lucy nella fretta si era dimenticata il pranzo. 
Appena uscita dall'aula la ragazza rimase sorpresa nel vedere il ragazzo di poco prima aspettarla a braccia conserte davanti alla classe. 
-Cosa ci fai qui?
-Grazie del benvenuto caloroso… pensavo avessi bisogno di aiuto per trovare l'area pranzo. 
Lucy voleva controbattere, ma poi si rese conto di aver davvero bisogno di qualcuno che la aiutasse.
-Sì, ho bisogno in effetti. 
-Allora vieni con me, sarò ben lieto di farti da cicerone in questo dedalo di aule e corridoi. Permetti?
E le porse il braccio con fare teatrale.
La ragazza rise e afferrò il gomito del suo accompagnatore.

-Chi ho l'onore di tenere a braccetto?
-Lucy, Rivers di cognome. Ma non chiamarmi per cognome, per favore. Chiamami Lucy e basta.
-Mi piace Lucy, ti sta bene come nome. Io sono Freddie, Freddie Bulsara, classe '46. Non chiedermi come si scrive il mio cognome perché ci metterei troppo tempo, tu chiamami Freddie. Che poi in realtà il mio vero nome sarebbe Farrokh ma lasciamo perdere. 
-Wow, è un nome particolare. 
-Sì, vengo direttamente da Zanzibar con furore. Sono qui da circa tre anni.
-Interessante. Io vengo da una località alquanto esotica denominata Bromley. A sud di Londra, sai. Insomma, uno spasso. 
Freddie rise di nuovo: -Almeno la gente non fa facce strane quando sente il tuo nome.
-Stai scherzando? Ho un nome talmente comune… almeno tu ti fai riconoscere. 
-Quello poco ma sicuro… oh, siamo arrivati. Immagino che tu non avrai il pranzo.
Lucy guardò Freddie sbalordita: -E tu come fai a…?
-Mi sa che sto imparando a conoscerti. 
-Sono così prevedibile?
-Mi sa proprio di sì, ma io sono di buon cuore, quindi ti darò metà del mio panino. 
-Non devi…
-Insisto.
-Beh se insisti accetto, dato che sto morendo di fame.
-Prosciutto?
-Perfetto.

Lucy e Freddie parlarono per tutta la durata del pranzo, e Lucy scoprì di avere molte cose in comune con lui: entrambi amavano l'arte, la letteratura e, soprattutto, la musica. Freddie aveva una bellissima voce ed adorava cantare, ma non aveva ancora trovato l'occasione per farlo.
-Ti piace cantare? Davvero? Anche a me, ma non sono il massimo. Oh, e so suonare la chitarra, ma sto ancora imparando. 
-Che donna dalle mille risorse.
-Beh anche tu non scherzi. Potresti fare grandi cose, secondo me. Non limitarti a fumare sigarette da solo durante le ore di lezione. 
-Questo lo prendo come un attacco personale.
-Beh, forse lo è. 
-Comunque, per tua informazione, se faccio quello che faccio è solo perché non ho amici.
Lucy spalancò gli occhi: -Come, uno come te? Pensavo fossi pieno di gente che ti ronzava intorno.
-Beh, non è così. 
-E perché la gente ti evita?
-Intanto perché sono indiano. E la gente è razzista. In più, sono un tipo… particolare. Mi piace truccarmi, sai. E amo i bei vestiti, e… insomma, a parte questo, non ho mai trovato persone che mi capissero a fondo. Sono sempre tutti pronti a giudicare il mio carattere senza neanche conoscermi. 
Lucy si riconosceva troppo bene in quelle parole. Anche per lei era stato così per molto tempo, e lo era ancora.
-Ti capisco, sai. Neanch'io ho mai avuto tanti amici. Ne avevo due, una è a Bromley, ci sentiamo spesso, l'altro...da quando ce ne siamo andati all'università…- fece spallucce -...non so, è da una vita che non lo sento. E forse ho paura di chiamarlo. Magari è cambiato, e io… non so. È stupido?
Freddie la guardò: -No, non è stupido.
I due ragazzi rimasero in silenzio per un po', masticando il loro panino. Fu Freddie a rompere il silenzio: -Amici?- e le porse la mano.
Lucy la prese: -Amici.- E sorrise al ragazzo. 
Forse questa volta avrebbe funzionato.

-Spazio autrice-
Ciao gente, questo era il primo capitolo.
È arrivato Freddie yeee
Spero che abbiate apprezzato, in caso contrario chiedo venia.
-Lucini:)

𝒇𝒐𝒓 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒊𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora