𝑼𝒏𝒅𝒆𝒓 𝑷𝒓𝒆𝒔𝒔𝒖𝒓𝒆

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Lucy e Mati si trovavano nell'appartamento della prima davanti al piccolo telefono rosso.
Brian, Roger e Freddie erano seduti sul divano dietro di loro.

-Secondo me dovreste chiamarlo.
Esclamò Freddie.
-Sì, anche secondo me,- disse Brian, -voglio dire, se ci tenete dovreste farlo.
Le due ragazze si guardarono e fecero un respiro profondo, poi composero il numero.

Rispose una voce che conoscevano fin troppo bene: -Pronto? Chi parla?
Lucy avvicinò la cornetta all'orecchio, con mano tremante: -Sto parlando con David Bowie?
-Sì, sono io. Chi parla?
-Lucy. Lucy Rivers.

Seguì un silenzio prolungato dall'altro capo del filo.
-Lucy? Sei… voglio dire, sei davvero tu?
-Sì. C'è Mati qui con me. Volevamo sapere come stavi, tutto qui. Non ti sei più fatto sentire.
-Io… io sto bene. E voi come state?
-Bene, tutte e due. Ti abbiamo sentito alla radio. Sei fantastico. Ci dobbiamo ancora abituare al tuo nuovo nome, ma ce la faremo, immagino. 
-Oh. Beh, grazie.
Un altro momento di silenzio.
-Senti, hai tempo per un caffè questa settimana?
-Non lo so…
-Anche la prossima. O quella dopo. Non mi importa, basta che tu ci sia. Possiamo anche venire noi da te… ovunque tu sia.
-Sono… sono a Londra, adesso. Ma non preoccupatevi, posso venire io.
-Va bene, allora. Lunedì prossimo?
-Ci sarò.
-Fantastico. A lunedì allora. Ah, e David,- a Lucy tremò la voce, -ci manchi.
-Anche voi mi mancate, non sapete quanto.

Lunedì arrivò velocemente. Lucy era piuttosto in ansia: David al telefono sembrava il ragazzo che lei conosceva, ma forse non era così anche nella realtà. Magari era cambiato, magari…
-Oh, smettila. Sei un'idiota a pensare a queste cose.
Disse al suo riflesso allo specchio, riflesso che a lei pareva lo stesso di quando aveva quindici anni: gli stessi occhi castani, gli stessi capelli biondo scuro, lo stesso naso dritto… non era cambiata molto. Forse era più alta, ma dentro era sempre la stessa persona.

Forse era questo il suo problema. Dopotutto tutti cambiano, mentre lei no, lei era solo cresciuta, e vedeva le persone intorno a lei cambiare. E per questo stava male, e si chiedeva cosa ci fosse di sbagliato in lei…

-Allora, sei pronta? Il bar è a dieci minuti da qui.
La voce di Mati la distolse dai suoi pensieri.
-Certo, sono pronta.
-Fantastico.

Le due ragazze si incamminarono verso il café dove loro due e David si erano dati appuntamento.
Si sedettero al tavolino, aspettando l'arrivo del ragazzo. Si erano messi d'accordo per vedersi alle 10.30, ma le ragazze erano arrivate un po' prima.
Alle 10.25, ancora nessun ombra di David.
Alle 10.27, ancora niente. 
Alle 10.28, Lucy cominciò a chiedersi se sarebbe arrivato.
Alle 10.30 precise la porta del bar si aprì ed entrò un ragazzo piuttosto alto, molto magro, con i capelli biondo scuro arricciati dalla permanente. Aveva gli occhi azzurri, ma la pupilla dell'occhio sinistro era notevolmente dilatata rispetto a quella dell'occhio destro. Questa asimmetria non faceva che rendere il suo viso già particolare molto interessante, e decisamente riconoscibile. 

A Lucy venne voglia di piangere: tranne i capelli, era perfettamente identico a come lo ricordava. Indossava un giubbotto di jeans ed un maglione arancione, il tutto accompagnato da un paio di pantaloni a zampa. 

È il maglione che gli ho regalato al suo diciottesimo,
pensò Lucy,
ha un colore osceno, ma a lui piace. Gli è sempre piaciuto. 

Il ragazzo le vide e rivolse loro un cenno di saluto, per poi dirigersi verso il loro tavolo. Si sedette.
-Ciao ragazze. 
-Ciao Dave.- risposero le due in coro. Ci fu un silenzio imbarazzante, che fu rotto da Lucy: -Una permanente? Davvero?
David scoppiò a ridere: -È così tremenda?
Anche Mati rise: -Non so cosa ti sia saltato in mente. È orribile, ma ci stai stranamente bene. 
-Lui starebbe bene anche con un sacco della pattumiera in testa! Non è assolutamente giusto.
David scosse la testa, ridendo: -Me lo dici sempre. Guarda che anche voi due non siete da buttare via, eh!
-Che tesoro. Ma adesso parliamo delle cose serie,- Mati smise di ridere, -dove cavolo eri finito? Bowie? Da quanto canti? Non ci hai detto niente! E adesso scopriamo che sei una specie di star mondiale!
-Beh, non esageriamo. La mia musica sta andando bene, sì. Scusate se non mi sono fatto sentire, vi giuro che volevo farlo. È che di questi tempi sono stato così impegnato… lo so che non è una scusa accettabile, ma è così. Avete tutto il diritto di essere arrabbiate con me, anche perché può darsi che questa "fama" mi abbia dato alla testa per un po'... credo che la vostra telefonata mi abbia riportato alla realtà. Potrete mai perdonarmi?

Le due ragazze si guardarono. Fu Lucy a parlare: -No, non ti perdoneremo perché non siamo mai state arrabbiate con te, non veramente. Volevamo solo capire, ci mancavi. Probabilmente ci metteremo un po' a metabolizzare tutto questo, ma va bene così. Siamo contente per te.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
Lucy gli diede una pacca sulla spalla: -Io l'ho sempre detto che tu dovevi cantare. Vi ricordate quando vi ho trascinati con me nel coro della chiesa?
Mati scosse la testa: -È stato imbarazzante.
-Confermo. Però il coro mi ha aiutato, immagino.
-Comunque, ho notato il maglione.
-È il mio portafortuna!
-Lo vedi ancora George Underwood?
-Sì, continuiamo ad essere amici. 
-Anche dopo che ti ha fatto quello?
Lucy indicò l'occhio sinistro di David.
-Eh già… è stato un litigio molto stupido, comunque. A sedici anni eravamo dei deficienti… meno male che avevo voi due che avevate un po' di sale in zucca… piuttosto, cos'è successo in mia assenza?

I ragazzi si aggiornarono un po' su ciò che era successo negli ultimi tempi, e tra chiacchiere e risate l'ora di andare arrivò in fretta. 
Prima di uscire dal bar i tre ragazzi si abbracciarono.

-Vi voglio bene, a tutte e due. Non so come abbia fatto a stare senza di voi.
-Farai bene a non sparire di nuovo, Bowie.
Esclamò Mati.
-Non succederà. Ve lo prometto. 
I ragazzi si salutarono e si separarono. 

Quella sera, a letto, Lucy si rese conto che, con quell'incontro, aveva colmato un vuoto che non sapeva di avere. 
Si addormentò sorridendo. 

-Spazio autrice-
Scusate ma David Bowie con la permanente>>>>>>
Ah comunque nel caso non fosse chiaro i titoli dei capitoli sono le canzoni che dovete ascoltare mentre leggete il capitolo per creare un po' più di atmosfera.
Ovviamente non siete obbligati eh è solo un consiglio.
-Lucini:)

𝒇𝒐𝒓 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒊𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora