𝑵𝒐 𝑶𝒏𝒆 𝑩𝒖𝒕 𝒀𝒐𝒖

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24 novembre 1992

"Caro Freddie,
anzi no, sai cosa? Niente caro Freddie. Troppo formale. Non c'è mai stato bisogno di formalità tra noi due. Quindi, semplicemente,
Freddie,
non sono sicura del perché io stia scrivendo questa lettera. Che poi, si può definire lettera? Una lettera è qualcosa che invii a qualcuno, poi quel qualcuno la legge e ti manda un'altra lettera. Tu non riceverai mai questa lettera e non la leggerai mai. Comunque, la mia terapista ha detto che poteva essere una buona idea farlo. Per dirti tutto quello che ti vorrei dire se fossi qui. Che stupidaggine, vero? Come se noi avessimo mai avuto bisogno di lettere per dirci quello che volevamo dirci. 
Comunque, ho deciso di scriverla lo stesso. Perché oggi è un anno da quando te ne sei andato.
Eh sì, è il 24 novembre. Sai quanto fa freddo? Moltissimo. Quindi forse è meglio che tu non sia qui. Tu detesti il freddo.
In questo momento sono le sei e mezza, Bri dorme e anche i bambini dormono, io sono l'unica sveglia. Tra un po' la casa si riempirà di rumori e sarà tutto un po' più facile.
È complicato, Fred, è tutto così complicato. Diventa più semplice ogni giorno che passa, ma in modo quasi impercettibile, e comunque ogni volta che alzo la cornetta per la nostra chiacchierata serale e mi rendo conto che è da mesi che la nostra chiacchierata serale non esiste più è come se un pugile molto bravo mi prendesse a pugni, ripetutamente. Non ci sarà nessuna chiacchierata serale per un bel pezzo. Per un bel pezzo non sentirò più la tua voce.
È facile credere nell'aldilà, fino a quando non si perde qualcuno che si ama: come faccio a credere che tu ci sia ancora quando non posso più vederti, parlarti, abbracciarti? Questo è ciò che ho pensato per circa tutto il primo mese dopo che ci hai lasciati.
Poi è successa una cosa strana.
Qualche mese fa i ragazzi hanno fatto un concerto in tuo onore. C'erano loro e molte altre persone che hanno cantato e suonato le vostre canzoni, c'era anche Dave. E ad un certo punto mentre ero lì ad ascoltarli ho guardato verso il palco e per un attimo tu eri lì, a cantare e ad interagire con il pubblico come solo tu sai fare. E potrei giurare che tu mi abbia guardata negli occhi. È stato un secondo, forse un gioco di luci. Ma quel giorno, per la prima volta dopo tanto tempo, ho sentito la tua presenza. Era forte, quasi palpabile, come se tu fossi veramente lì con noi. E mi sa che c'eri, Fred.
A volte ti sento ancora. Sento che vegli su di me e sui miei figli. Sento che vegli su John, che forse ne ha più bisogno di tutti. Sento che vegli su Mary, su Jim, su Laura, su Roger, su Brian.
Io e Brian stiamo bene, sai. Lui è stato ciò che mi ha aiutata ad essere forte, ed io ho aiutato lui. Ma sono sicura che tu lo sappia già.
Mi sa che è il momento di concludere questa lettera, Brian si è svegliato e tra poco dovrò svegliare i bambini. Quindi, ricordati che ti voglio tanto bene e te ne vorrò sempre, perché sono convinta che certi legami superino tutti i limiti che ci vengono imposti dalla vita e dal tempo.
Spero che tu stia bene, ovunque tu sia. E stai tranquillo: anche se tu non ci sei più, ci sono altre persone che mi aiuteranno a trovare la strada giusta quando mi perderò.
Ciao Freddie,
Lucy."

Lucy alzò lo sguardo e vide l'alba: le nuvole e la pioggia del giorno prima avevano lasciato posto ad un sole dorato, che inondava di raggi tiepidi i tetti delle case di Londra.
Brian si avvicinò alla moglie e le strinse la mano: -A Freddie sarebbe piaciuto.
-Sì.- Lucy sorrise, -A Freddie sarebbe piaciuto.
-Vieni a fare colazione?
-Un attimo e ti raggiungo.
La donna aprì le tende e lasciò che l'aria pungente di novembre le accarezzasse il viso, e per un attimo le parve di sentire una mano che conosceva fin troppo bene sfiorarle la guancia.
Probabilmente era solo il vento.

𝒇𝒐𝒓 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒊𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora