𝑴𝒚 𝑴𝒆𝒍𝒂𝒏𝒄𝒉𝒐𝒍𝒚 𝑩𝒍𝒖𝒆𝒔

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Lucy aprì la porta lentamente, cercando di non fare troppo rumore per non svegliare la sua coinquilina: la povera ragazza doveva aver studiato tutta la sera, probabilmente stava dormendo.

-Allora? Com'è andata?
Lucy cacciò un urlo: -GESÙ. Sei ancora sveglia? Cosa ci fai sotto al tavolo?
Mati rise: -Scusa. È che ormai ho studiato in tutte le posizioni possibili e immaginabili, ho scoperto che si sta bene qui sotto. È fresco.
-Preferisco non fare domande. Io invece, essendo una persona sana di mente, credo che me ne andrò a letto. 
-HEY! Aspetta!
Lucy si voltò scocciata: -Cosa c'è?
-Com'è andata con il nostro astrofisico preferito?
La ragazza sospirò: -Boh, è andata, credo.
-Ma come? Non è successo niente?
-No, certo che no, cosa doveva succedere?
-Non so… un bacino, qualcosa di simile.
-Ma… no. Perché avrebbe dovuto baciarmi?
-Senti, smetti di comportarti come un'adolescente problematica. Tu piaci a Brian e Brian piace a te, ammettilo e lasciami studiare.
Lucy scosse la testa e se ne andò a letto, senza rispondere. 

7 settembre 1969
-Freddie, io non ho capito. 
-Ma è semplice, devi fare un disegno della piantina della tua casa ideale.
-Uno: è un compito stupido da scuole medie. Due: io non ho una casa ideale. 
-Usa la tua immaginazione! Oh guarda, arriva Brian.

Il ragazzo stava correndo nella direzione di Lucy e Freddie, che stavano uscendo dall'università. 
-Ciao ragazzi!
-Ciao Bri, cosa ci fai qui? Voi tutti non avete finito le lezioni due ore fa?
Brian fece spallucce: -Avevo voglia di fare un giro, e poi volevo darvi la notizia di persona.
Freddie e Lucy si guardarono perplessi: -Quale notizia?

Brian sorrise e si schiarì la voce: -Sono stato preso per andare un mese a fare un progetto in un'università all'estero!
-Wow, ma è fantastico! Dove vai?
-Germania. Non vedo l'ora, parto a novembre!

I due ragazzi si congratularono con l'amico, poi decisero di chiamare anche gli altri e di andare a bere qualcosa nel bar dove lavoravano Laura e Mary.

-Oh, ciao gente! Mi fa piacere avervi qui. Roger, puoi evitare di ubriacarti? Non vogliamo ritrovarci costrette a buttarti fuori dal locale.
Roger ridacchiò e scompigliò i capelli castani di Laura: -Tranquilla, tesoro. Sarò un angioletto, parola di scout. 
Mary scosse la testa: -Non mentire, tu non sei mai stato uno scout.

I ragazzi risero ed ordinarono qualche birra, poi brindarono a Brian.

Lucy guardò i suoi amici ridere e divertirsi, ed inspiegabilmente sentì una specie di groppo in gola: Brian se ne sarebbe andato tra due mesi e l'idea non la faceva impazzire, nonostante fosse molto contenta per lui. Un'altra parte di lei, però, era sollevata che se ne andasse: non avevano più parlato della loro uscita come per un tacito accordo, sebbene non fosse successo nulla. Le cose tra loro erano cambiate in modo quasi impercettibile, il loro legame di semplice e solida amicizia era mutato, ma nello stesso tempo non erano nient'altro che amici. Era una situazione frustrante, ma entrambi erano troppo prudenti e troppo poco impulsivi per trovare il coraggio di parlare dei loro sentimenti. Li ammettevano a malapena a loro stessi, anche se nel profondo tutti e due sapevano quello che stava succedendo. 

Stranamente, la più restia era Lucy: non era ancora scesa a patti con i sentimenti che provava per Brian e preferiva ignorarli: l'ultima cosa che voleva in quel momento era un'ulteriore complicazione nella sua vita.

La situazione non era delle migliori, e nonostante la ragazza fosse solita fare finta di niente le capitava sempre più spesso di avere momenti in cui si sentiva giù di morale. Era più cupa, e tutti l'avevano notato. Freddie e Mati avevano provato a farglielo presente, ma lei l'aveva attribuito all'ansia per l'università e si era chiusa in camera accusando un forte mal di testa.

-Lu? È tutto a posto?
Roger l'aveva vista assente e le aveva dato una piccola pacca sulla spalla.
-Eh? Sì Rog, sto bene, grazie.
-No, è che mi sembravi un po' giù. 
-Sì, è solo un po' di mal di testa, passerà. 
-Vuoi dell'ibuprofene?
-No, grazie, non ce n'è bisogno.
Roger si avvicinò alla ragazza con fare misterioso: -Guarda che a me puoi dirlo.
-Cosa?
-Che sei triste perché Brian se ne va. C'è qualcosa tra voi due, mia cara ragazza.
Lucy rise: -Oh no, hai scoperto il mio segreto, sarò costretta a sopprimerti.
Roger scosse la testa: -Dai Lu, ormai siamo amici. Ti prometto che qualsiasi cosa mi dirai io non ne farò parola con Bri. 
-Rog, la verità è che non c'è proprio niente da dire. Mi mancherà Brian? Sì, certo, come mancherà a tutti noi. Sono contenta per lui? Moltissimo, perché se c'è qualcuno che si merita di fare questa esperienza quella persona è Brian. C'è qualcosa tra noi due? Per il momento direi proprio di no. 
-Ok, ok, scusa. Ma io punto su di te.
-Eh?
-Tu e Bri ci riservate delle sorprese, fidati di me. 
Lucy ridacchiò, e continuò a bere la sua birra. 

19 novembre 1969
Erano le sette di sera ormai, e Lucy si trovava in biblioteca a studiare per un esame. A casa sua c'erano Roger e Mati, e l'idea di restare là a fare il terzo incomodo mentre cercava di studiare non la esaltava particolarmente, quindi si trovava lì, seduta ad un piccolo tavolino alla luce bassa di una abat-jour con una tazza di caffé vicino, mentre cercava disperatamente di concentrarsi sui libri.

L'ultima cosa che si sarebbe aspettata in quel momento era che Brian entrasse nella biblioteca e si sedesse accanto a lei.

-Ciao Lucy.
La ragazza si voltò, con un'espressione sorpresa dipinta in volto. Anche in quel momento, come succedeva ogni volta che vedeva il ragazzo, sentì una leggera stretta allo stomaco, ma non ci fece troppo caso.

-Oh, ciao Bri. Che coincidenza trovarti qui, a quest'ora poi…
Brian arrossì: sembrava molto imbarazzato.
-Ehm, non è stata una coincidenza in realtà. Mati ha detto che ti avrei trovata qui.
-Oh… beh, mi fa molto piacere vederti. Come mai mi cercavi?
-Volevo parlarti di una cosa…- lo sguardo del ragazzo si posò sulla pila di libri che Lucy teneva vicino a lei, quindi aggiunse frettolosamente: -Ma vedo che stai studiando, quindi forse è meglio che ti lasci in pace.
-No no no, assolutamente. Ho davvero bisogno di una pausa, e poi sono curiosa: di cosa volevi parlarmi?
Brian fece un respiro profondo e cominciò a giocherellare con una ciocca di capelli ricci: -Ecco… sai che io domani parto, e che starò via un mese. Per esperienza personale so che in un mese possono succedere molte cose, e ho pensato di dirti quello che ti voglio dire perché… insomma… in questo mese tu potresti… ecco…
Lucy guardò l'amico con aria interrogativa: -Io potrei cosa?
-Potresti… fidanzarti.

Alla ragazza venne da ridere, ma continuava ad essere estremamente confusa.
-Ok… sì, potrebbe succedere. Almeno credo. 
-Ecco, io… insomma… ok, te lo dico. Tu mi piaci, e anche molto. È da un po' che va avanti, ma non ne ero sicuro e quando lo sono stato rimandavo in continuazione il giorno in cui te l'avrei detto. Quando ho saputo che sarei dovuto partire ho pensato che… beh, che te lo dovevo dire, o avrei sprecato la mia possibilità. E so che tu probabilmente non ricambi e ovviamente se ti vuoi fidanzare puoi farlo, solo che… pensavo che tu lo dovessi sapere, ecco tutto.

Lucy rimase in silenzio mentre il suo cervello cercava di elaborare quello che aveva appena sentito: a Brian lei piaceva.
Ma lei lo sapeva, no? L'aveva invitata ad uscire... eppure sentirselo dire le faceva tutto un altro effetto. Non era pronta per quella conversazione in quel momento, era stanca e aveva un leggero mal di testa che sicuramente non aiutava.

A lei piaceva Brian? Non lo sapeva. Non ne era sicura. Stava bene con lui, veramente bene, ma l'ultima cosa che voleva era illuderlo quando lei stessa non aveva la più pallida idea di quello che provava. E poi non sapeva se se la sentiva di cominciare una relazione, non aveva tempo per pensare anche a quello…

Brian l'aveva colta alla sprovvista.
Cosa doveva dirgli? 
-Brian… io…
Il ragazzo si alzò: -Non ti preoccupare, è tutto a posto.
-No, vedi, è che… io forse non sono pronta. E non so… non so se tu…
-Sì, lo so, tranquilla. Non è un problema, davvero. Spero di non averti disturbata. Sarà il caso che io vada, parto domani all'alba…
Brian fece un sorriso forzato, e si incamminò verso l'uscita.

Lucy non sapeva cosa dire. Era confusa e disorientata. Guardò il ragazzo uscire dalla biblioteca senza riuscire a fare nulla. Voleva dirgli tante cose, ma non riusciva ad aprire bocca.

Si prese la testa fra le mani, e appena realizzò ciò che era appena successo imprecò e poi scoppiò in lacrime.
Aveva rovinato tutto.





-spazio autrice-
in questo capitolo succede ✨roba✨
La scena finale è imbarazzante, un po' perché volevo dare quell'effetto e poi perché sono incapace di scrivere cose romantiche. Sì, questa storia è una storia d'amore. Sì, sono un paradosso che cammina.
Datemi un feedback perché questo capitolo mi lascia perplessa:/
-Lucini:)

𝒇𝒐𝒓 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒊𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora