Tu non sei lei!

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«mi spieghi che cazzo facevi allora?»

Niccolò sbuffò e strinse i pugni per il solito freddo gelido delle manette, probabilmente come al solito avrebbe parlato senza fare storie, aveva capito che cercare di giustificarsi davanti alle forze dell'ordine non sarebbe servito a nulla, ma non se le forze dell'ordine in questione erano anche qualcun altro al di fuori del lavoro.

«puoi anche scordarti che io parli con te» rispose il moro incenerendo con lo sguardo l'uomo dinnanzi a lui.

«nic non fare cazzate, spiegagli che è successo» s'intromise Christian, il quale era ammanettato alla sedia di fianco a quella di Niccolò.

«per arrivare a cosa Christian, eh? Questo qua ci dà altri dieci anni non appena apriamo bocca»

«sai che non lo farei mai Nicco..»

«non chiamarmi con quel cazzo di nomignolo!» sbottò lui facendosi avanti, ma quello che rimediò fu solamente un piccolo rumore stridulo della sedia strisciata sul pavimento.

«racconto io adesso, tu stai buono e non distruggere quella cazzo di sedia, non fare più guai di quanti ne hai già combinati»

Niccolò cacciò un sospiro nervoso e si limitò a tenere lo sguardo basso, non l'avrebbe mai puntato sull'unica persona che non riusciva a guardare al mondo, l'unica persona che probabilmente non avrebbe mai tollerato.

-

Niccolò guardava attraverso la rete quel portone come se fosse stato un ancora di salvezza, qualcosa di irraggiungibile, e che in quel momento era fin troppo lontano.
Mancavano poche ore e sarebbe stata la giornata del ventiquattro dicembre, la vigilia di natale, il giorno in cui lui sarebbe dovuto essere già a casa.
Respirava quell'aria fredda come se avesse voluto diventare della stessa sostanza, leggero, invisibile, trasparente, così da correre lì come se nulla fosse stato, con nessuno che lo guardava e lo obbligava a stare in un posto sbagliato.

«ci vediamo domani ragazzi, lì c'è una guardia che vi sorveglia nel caso doveste accusare un qualsiasi dolore per le ferite»

Fu la voce della dottoressa a riportarlo nel mondo reale, ma Christian al posto suo confermò la domanda, ormai non aveva più neanche le forze di parlare.
Appena lei chiuse la porta, il moro sentì un rumore leggermente più forte della serratura.
Spostò lo sguardo su di essa, e spalancò gli occhi notando che non aveva chiuso bene a chiave la porta, era aperta.
Di fianco a lui c'era Christian che cercava di riposare, fuori dalla porta e di spalle una guardia, e a pochi metri una siringa che avrebbe iniettato un sonnifero.
Ne aveva sentito parlare dalla dottoressa con la guardia mentre anche lui cercava di riposare ore prima, la guardia avrebbe dovuto usare quell'iniezione se i detenuti avessero tentato troppa resistenza.
Si alzò così piano che nessuno lo sentì, si mise solamente seduto, e allungando il braccio afferrò ciò che gli serviva.
Attese chissà quanto, non sapeva se fossero passati minuti o ore, ma nel momento in cui la guardia prese il cellulare tra le mani, decise che era il momento giusto.

«ma che..» disse Christian vedendo la guardia svenuta sul pavimento e Niccolò con un aggeggio indecifrabile in una mano.

«non posso stare qui, non oggi»

Il moro lasciò andare la siringa sul pavimento con un nodo allo stomaco, non aveva mai fatto del male a nessuno e gli dispiaceva aver compiuto un atto del genere.
Si avvicinò alla stessa uscita da dove la dottoressa era andata via, ma una mano gli bloccò la spalla appena arrivarono vicino al muro della recinzione.

«sei impazzito o cosa!? Torna dentro!»

«cristo Christian, capisci che non posso stare qua!? Sono cinque cazzo di anni che rimando tutte le mie promesse, che sento dire sempre la solita frase da Chiara quando la deludo, "non fa niente", quando vorrebbe dire che in realtà ci è solo abituata!
È l'unica cosa in cui spera vedermi a casa per questo natale, non posso deluderla ancora»

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