Non l'avrei mai fatto

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L'aprirsi di quella porta aveva scatenato più reazioni dai presenti nella stanza, eppure erano tutte nettamente diverse.
Da una parte c'era Chiara, che staccandosi subito da Giovanni per vedere chi fosse, era rimasta con le labbra schiuse e gli occhi spalancati per lo stupore.
Mentre Giovanni aveva un mezzo sorriso in volto invece, la rabbia di Niccolò non faceva che aumentare.
Un istinto dentro di sé lo portò automaticamente a fare due passi in avanti, ma poco dopo sentì la sua gamba rimanere ferma.
Abbassò lo sguardo e lo portò su gioia, la quale aveva circondato una sua gamba con le braccia e si stringeva lì come se avesse avuto paura, ed in effetti non aveva tutti i torti.
Forse perché suo padre non c'era mai a casa, o forse un semplice segno di gelosia mista alla paura, ma non aveva mai sopportato che sua madre fosse stata in grandi contatti con altri uomini.
La domanda che le sorgeva spontanea nella sua testolina era una, o forse anche di più.
"Papà lo sa?"
"Perché sta con lui e non con papà?"
"Chi è questo?"
Niccolò capì che il fatto che Gioia si fosse appigliata a lui era infondo una mossa positiva, dato che ragionandoci non si sentiva in grado di poter fare una scenata di gelosia.
Non perché non se la sentisse, ma pensava di non averne il diritto.
Nessuno obbligava Chiara ad aspettarlo, nessuno la obbligava a non lasciarlo per scegliere una via più facile, ma in quel momento era ferito.
Fino a due giorni prima lei era andata a trovarlo come sempre, aveva sempre ribadito per tutti quegli anni che mai e poi mai sarebbe stata con un altro neanche sotto sforzo, eppure in quel momento si sentiva tradito.
Forse a peggiorare il tutto, era proprio che non era successo con un ragazzo qualsiasi, ma con l'uomo per cui lui aveva vissuto un inferno durato cinque anni.

«nic..» sussurrò Chiara a corto di parole, era nel più totale panico.

Lei non avrebbe mai abbracciato Giovanni se non fosse stato lui a prendere iniziativa e se non avesse avuto un momento particolare di fragilità, ma in quelle condizioni era ovvio che Niccolò avesse frainteso tutto.
Giovanni si staccò e si avvicinò al moro con un sorrisetto in volto, e proprio quest ultimo ringraziò mentalmente sua figlia che non intendeva staccarsi, altrimenti non se ne sarebbe stato immobile.
Afferrò con prepotenza il colletto della sua maglia e lo guardò in viso con così tanto odio in quello sguardo che probabilmente avrebbe potuto incenerirlo.
Stringeva i denti e i pugni, la sua mascella era serrata, ed in quell'istante Chiara ebbe seriamente paura di ciò che sarebbe potuto succedere.

«papà..» mormorò Gioia con la voce spezzata dal pianto e allungando le mani nella sua direzione per farsi prendere in braccio, non aveva mai visto suo padre così arrabbiato, dato che era sempre buono e gentile con chiunque.

Niccolò chiuse per pochi istanti gli occhi così da recuperare un minimo di lucidità, poi lasciò andare Giovanni con poca delicatezza.
Lo fulminò con lo sguardo per tutto il tempo che ci mise ad andarsene da quella casa, e si accorse di non aver alleggerito i muscoli nemmeno per un momento prima di prendere la bambina tra le braccia.
Quest'ultima poggiò il capo sulla sua spalla e socchiuse gli occhi, mentre lo sguardo di luì cambiò totalmente direzione.
Lo portò su Chiara; e in quei pochi istanti lei riuscì a trarre solo delusione e tante ferite che si stavano aprendo in quegli occhi, solo per colpa sua.
Sapeva quante paranoie Niccolò si facesse ogni giorno, quanto fosse fragile nonostante cercasse di fare il duro, ed in quel momento avrebbe solo voluto scomparire.
Scosse la testa totalmente confuso e lasciò la stanza senza dir nulla, letteralmente a corto di parole.

[...]

«ah si? E poi che ha detto la maestra?»

«che ho un bel caratterino per avere solo sei anni e che da grande saprò farmi valere da sola»

Niccolò sorrise e scosse la testa nel vedere Gioia che tutta fiera parlava, e nonostante stesse ascoltando attentamente cosa aveva da dirgli, aveva trascorso quella buona mezz'ora a godersi ogni piccolo istante di sua figlia.
In quegli anni aveva fatto l'impossibile per viversela quanto poteva, eppure aveva capito di più in quei minuti solo per loro due.
Aveva notato tante piccole cose che prima non vedeva, come il carattere tale e quale al suo, nettamente identico.
Gli sembrava di vedere un lui da bambino, mentre poi guardandola in viso notava quei particolari della donna che amava più di sé stesso, e non poteva non pensare a quale capolavoro avesse ricevuto dalla vita.
Chiara d'altro canto, in quel momento solo decise di uscire dalla stanza.
Non aveva avuto nemmeno il coraggio di seguirlo precedentemente, aveva chiuso la porta e si era lasciata andare ad un pianto sul letto come se non potesse più trovare una soluzione.
In quell'istante li stava guardando così vicini e in sintonia a qualche metro di distanza dal divano, e non potè non pensare a quanto avesse sognato quell'immagine da anni.
Munita di voce inclinata e di occhioni ancora nettamente rossi e gonfi, si avvicinò ai due tentando di far vedere nel minor modo possibile quei particolari, poi fece un colpetto di tosse.

«ciao mammina» disse gioia sorridendo ignara di tutto.

«ciao amore.. senti ti va se sistemi un po' i giochi che hai lasciato prima sparsi per la cameretta? Poi facciamo i biscotti che volevi fare per babbo natale, si?»

Gioia scattò in piedi e, non prima di aver stampato un bacio sulla guancia del suo papà, corse in camera sua per fare come le venne detto.
Aveva combinato davvero un macello nelle ore prima, quindi Chiara aveva il tempo necessario almeno per darsi una mossa a sistemare le cose.
Appena i due rimasero soli, si accorsero del silenzio tombale che si era andato a creare.
La bionda stava in piedi a pochi passi dal divano totalmente in crisi sul da farsi, e Niccolò stava fissando un punto preciso della casa senza nemmeno riuscire a guardarla in viso.

«nicco..» pronunciò avvicinandosi e mettendosi timorosamente davanti a lui.

«mi guardi?» continuò sento gli occhi e la gola bruciare, trattenere il pianto era sempre stata una delle sensazioni più brutte da provare, soprattutto se si vede ad un miglio che non resisti più.

Il moro si alzò in piedi e puntò gli occhi nei suoi, osservando il suo viso per un tempo che sembrò non finire più.
Le prese il mento con due dita e lo alzò di poco, eppure non si smuoveva; avrebbe tanto voluto mandare a puttane tutto il suo orgoglio, ma era sempre stato un problema per lui farlo una volta ferito.
Chiara fece una smorfia con le labbra e lo abbracciò d'istinto, lo strinse così forte che sembrava volersi aggrappare a lui, proprio lui che quando non ricambiò l'abbraccio, provocò un pianto smoderato dalla sua ragazza.

«nic.. nic io non..
Ti giuro che non è quello che pensi, te lo giuro sulla mia vita, su tutto quello che ho, non l'avrei mai fatto..» disse alterando parole e singhiozzi mentre bagnava di lacrime il tessuto della maglia di lui.

«in camera nostra Chiara, davvero? Proprio lì?» disse Niccolò facendo una risata sarcastica, come se avesse voluto ridere nella mancanza di parole da dire.

«no no no ma che hai capito!
Niccolò Giovanni non l'ha nemmeno sfiorato il letto, io.. io non so come spiegarti, ma ti assicuro che non è successo niente di ciò che stai pensando!»

Il moro sbuffò e si passò una mano sugli occhi, in quel momento non sapeva se credere all'unica persona che riusciva ad amare al mondo o a ciò che i suoi occhi avevano visto.

«nic sono cinque anni che aspetto, cinque anni che ho smesso di vivere come se nulla fosse.
Tu sei tornato e mi hai trovato nell'unico istante fraintendibile in tutto questo arco di tempo, devi credermi!» insistette lei prendendogli il viso tra le mani e alzandosi sulle punte.

In quei pochi istanti Niccolò non riuscì a pensare a niente, non riuscì a pensare alla delusione, a quel vuoto che sentiva dentro..
Aveva solo due labbra a pochissima distanza dalle sue che lo stavano tentando fin troppo, e la voglia di riavere ciò che per cinque anni gli avevano sempre negato.
La sua Chiara, solo sua, di nessun altro uomo o nessun altro che avesse ricevuto il suo amore, com'era sempre stato.
Mandò a quel paese i suoi piani promettendosi di tornare sulla situazione successivamente, ma in quel momento gli interessò solo di baciarla e mettere fine alle sue ansie, perché casa non era casa senza il loro amore.

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