Mi ami ancora Chiara?

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«Moriconi rivestiti che avete altri dieci minuti»

Niccolò roteò gli occhi al cielo nel sentire bussare dalla porta e si mise seduto, per poi lasciare un veloce bacio sulla spalla di Chiara e guardare annoiato l'uniforme arancione sbiadito del carcere sul pavimento.

«nic devo parlarti di una cosa prima..» lo bloccò la bionda poggiando la testa sulla sua schiena e abbracciandolo da dietro.

In quel momento erano in una delle stanze usate per le visite coniugali, ovvero una visita che veniva concessa ogni tot di tempo al detenuto, aveva la possibilità di stare da solo in una stanza isolata con una persona a lui legata per legge.
Lui e Chiara non erano ancora sposati, ma lei era la madre di sua figlia, quindi aveva la possibilità di vederla.
Avevano mezz'ora di tempo in una stanza neanche troppo spaziosa, c'era solo un letto ad una piazza singola e qualche oggetto per occupare posto, nulla di che.
Ovviamente una volta tornato in cella l'avrebbero perquisito per esaminare che non avesse preso nessun oggetto fuori mano, ma per quella mezz'ora nessuno li avrebbe interrotti dato che dall'esterno della stanza non si sentiva nessun suono, né si vedeva nulla.
Erano passati dieci giorni da quando Giovanni aveva baciato Chiara, e lei non aveva ancora avuto possibilità di parlarne a Niccolò, ma dieci minuti bastavano e avanzavano.

«è un argomento per cui vale la pena usare i miei ultimi dieci minuti con te?» disse lui voltandosi e lasciandole un bacio umido sul collo.

«no, non riesco nemmeno a parlarne, ma devo»

Niccolò alzò il viso e la guardò del tutto serio, aveva capito che non era un argomento da nulla.

«pochi giorni fa è venuto Giovanni a casa..»

«che!? Perché mai è venuto a casa nostra dopo quello che ha fatto! Ancora non ho capito neanche il perché poi..»

«è questo il punto nicco, me l'ha fatto ben intendere il perché..
Ha detto tante cose e.. Dio non vorrei neanche ripeterle, solo un mucchio di cazzate»

Chiara scosse la testa e afferrò la maglia ai bordi del letto per rimetterla, ma Niccolò glielo impedì prendendole piano il viso tra le mani, così da farsi guardare.

«che ti ha detto? Che ti ha fatto?»

«nic io ti giuro che non volevo neanche sentire..
Sembrava di parlare con mia madre, però molto peggio.
Ha detto qualsiasi cosa sul tuo conto in maniera negativa, ha definito Gioia uno sbaglio solo perché studio ancora e il padre sei tu..
Voleva convincermi a scegliere lui, non so davvero cosa gli dica la testa per chiedermi delle cose del genere..»

Niccolò quasi non credeva alle parole che stava ascoltando, o meglio, non voleva crederci.

«si ma.. ha detto solo queste due cazzate, vero? Non ha fatto niente.. giusto?» chiese con voce tremolante mentre le paure e le paranoie stavano iniziando ad impossessarsi della sua mente.

«mi ha baciata...con la forza»

Il moro la guardava senza proferire parola, non riusciva a fare nient'altro.
Gli si contorceva lo stomaco nell'immaginare le labbra di qualcun altro su quelle della sua Chiara, eppure era successo e lui non era lì a proteggerla.
Si prese la testa tra le mani e stringeva così tanto i capelli nei pugni che a breve li avrebbe strappati, ma Chiara gli alzò il volto, o almeno ci provò.

«nic per favore..»

«tu non vuoi stare con lui vero? non mi lasci per andare con lui, non gli lasci crescere Gioia al posto mio, vero..?» disse lui con la voce infranta e le lacrime pronte a cascare dai suoi occhi.

«che? No Niccolò! Non pensarla neanche una cosa del genere! Io non..»

«mi ami ancora Chiara? Dimmi di sì ti prego, non puoi lasciarmi anche tu, non puoi..
Lo sai che io ho solo te e..»

«Niccolò come ti salta in mente di chiedermi una cosa del genere! Certo che ti amo, da morire, come il primo giorno.
Ti ho detto di tutto questo perché è giusto che tu lo sappia, ma non era per dirti che sarei andata con lui, non lo farei neanche sotto tortura.
Gioia lo sa chi è il suo papà, e io so chi è il vero padre di mia figlia, nonché il ragazzo che voglio sposare»

Chiara lasciò un piccolo bacio sull'anello da lui regalato, poi gli accarezzò il viso con le mani e gli stampò diversi baci sul capo.

«sono un disastro» sussurrò il moro nell'incavo del collo di lei mentre cercava di abbracciarla più forte, e quella volta stava davvero piangendo.

«no, non lo sei.
Non è colpa tua, non è colpa tua se nessuno ti è mai stato vicino da quando sei piccolo, non è colpa tua se sei impulsivo e non è colpa tua se sei qua dentro, va bene?
Sei il ragazzo più dolce e buono che io conosca, una grande corazza piena di tatuaggi che nasconde un cuore d'oro, e su questo chiunque può metterci la mano sul fuoco.
Non mi interessa un bel niente di quello che pensano gli altri, a me interessa di te, e ogni giorno ti sono grata per avermi regalato questa vita così bella.»

«promettimi che mi aspetterai allora, fallo per me Chiara, io nemmeno ci esco intero da qua dentro senza di te»

«non sei l'unico ad averne bisogno nic, quella sarà sempre casa tua, casa nostra, per me non te ne sei mai andato.
Quando ritornerai, perché so che ritornerai, io sarò sempre là, con i soliti capelli disordinati e una tua tuta che mi va due volte più grande, come sempre»

Lui non aggiunse nulla, si asciugò il viso rigato di lacrime con l'avambraccio e la baciò in un modo quasi soffocante, come se non necessitasse dell'aria per respirare, bensì del pensiero di loro due insieme, com'era sempre stato.

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