Mi hai lasciato via libera, Moriconi

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Era mattina presto, circa le otto, Niccolò si era alzato qualche minuto prima per andare di fretta alla mensa per la colazione, aveva fatto una notte totalmente in bianco dopo quel sogno.
Guardava quel misero pasto mattutino che aveva davanti e gli veniva il voltastomaco, non che fosse scadente, ma quella quotidianità l'aveva divorato vivo.
Ricordava ancora quando la mattina di colazione non ne parlava nemmeno, sentiva solo un pianto leggero dalla culletta e la sua ragazza che si alzava.
Al posto di alzarsi e farsi un caffè o qualsiasi cibo per iniziare la mattina, si voltava di lato e guardava Chiara che dava il latte alla bambina ancora mezza assonnata.
Ogni tanto si imbambolava a guardarle, pensava a quanto fosse fortunato ad averle al suo fianco tutti i giorni.

«pensieroso questa mattina?»

La voce di Christian gli fece distogliere lo sguardo dal tavolo, così si voltò verso di lui.

«un po'» rispose il moro facendo spallucce.

«ehi Moriconi, già sveglio?»

Al tavolo presero posto altri quattro uomini che Niccolò conosceva bene, ma nel vederli alzò gli occhi al cielo senza farsi notare troppo.
Erano tra i peggiori uomini in quel carcere, avevano sempre tentato di farlo entrare nella loro cerchia dato che si vedeva a un miglio che Niccolò era abbastanza sveglio, ma lui non voleva guai, ne aveva già abbastanza.

«al quanto pare» rispose Niccolò girando il cucchiaino in una tazzina di caffè ormai congelato.

«hai sentito di quella piccola rivolta che aveva in mente John?»

«no, e non voglio saperne nulla» tagliò corto alzandosi.

«ehi ehi aspetta, non mi sembra il caso di parlare così, sai che nessuno può farlo con noi» lo bloccarono i tre uomini mettendosi davanti a lui e spingendolo indietro per le spalle.

«nel caso vi siate svegliati male questa mattina, vi consiglio di riprendervi in fretta, non è in cerca di guai» disse Christian affiancandosi al moro e incrociando le braccia al petto.

«chi abbiamo qui.. Miller eh? Quello accusato di tentato omicidio, condannato a cinque anni anni in carcere e sedici mesi da scontare in libertà vigilata.
Un assassino con la mira sbagliata, se possiamo definirti così»

Niccolò temeva che da un momento all'altro sarebbero volati pugni di prima mattina per giunta, eppure guardando il volto del ragazzo di fianco a lui, la sua idea si sgretolò totalmente.
Christian era rimasto impassibile a quelle parole, come se non le avesse neanche sentite.

«negli anni potrei averla perfezionata quella mira, quindi vi converrebbe adesso girare l'angolo» disse solamente lui serrando la mascella.

I tre uomini lo guardarono per pochi secondi, poi senza dir nulla tornarono ai propri posti.

«sembri molto più calmo a primo impatto» parlò il moro ridacchiando e incamminandosi verso il cortile, avevano la prima d'aria di mattina.

«ti riferisci alla mia condanna? Si, in effetti non credevo mai di arrivare a tanto»

«chi era?»

«non lo so nemmeno, so solo che era totalmente sobrio, eppure aveva molestato la mia ragazza davanti ai miei occhi.
Caso vuole che lui avesse una pistola, gliel'ho levata di mano e puntata contro per difesa, purtroppo non ci ha rimesso solo lui» raccontò Christian con una punta di rammarico nella voce.

«tu che ci fai qua?» aggiunse poi poggiandosi ad una delle reti che facevano da barriera verso il cancello principale.

«spaccio di droga»

«ti facevi di quella roba?»

«no, certo che no, non era nemmeno mia, ho fatto solo una volta un tiro ma avevo circa quindici anni, non ci ho più provato.
Come ho detto poi non era mia, dovevo solo fare un passamano, il prezzo di questa stupidissima azione però è stato abbastanza.. salato.»

«non credo che tu sia così ingenuo da consegnare un pacco del genere in un luogo non isolato e con degli agenti di polizia..»

«non lo sono, però ero abbastanza ingenuo da non capire chi aspettasse il momento giusto per pugnalarmi alle spalle e mettermi nei guai..»

-

«si? Giò sono al punto d'incontro, dove sta l'amico tuo?» parlò Niccolò al cellulare senza alzare troppo la voce.

«dovrebbe stare nel viale di fronte, cammina un po' più avanti» rispose il suo "amico" con un sorriso amaro sulle labbra, per poi attaccare la chiamata.

Niccolò fece come gli venne spiegato, ma appena svoltò l'angolo, si ritrovò davanti tutt'altro che l'uomo in questione.
Tre auto della polizia che gli urlavano di stare fermo, mentre accanto ad un vigile c'era il suo "amico", sempre se così si poteva definire.
Giovanni la sera prima gli aveva posto quella scommessa per beccarlo nell'unico punto da cui non avrebbe mai potuto scappare, finalmente per conto suo aveva l'occasione per farlo crollare del tutto.
Niccolò aveva sempre avuto ciò che lui voleva, perché allora non prenderselo con la forza?
Il moro lo guardò sbalordito mentre uno dei poliziotti lo bloccava contro la macchina mettendogli le manette, l'altro invece esaminava il pacco che aveva in mano.

«mi hai lasciato il via libera, Moriconi» disse Giovanni avvicinandosi a lui appena lo fecero salire in macchina.

Nella sua testa c'era solo un enorme casino, erano anni che si conoscevano e non capiva quell'odio improvviso, però non sapeva che non era un sentimento sviluppato di recente.

[...]

"Il caso è chiuso, cinque anni in un carcere di livello uno con massima sicurezza, verrà scortato lì oggi stesso"

Una settimana, era passata una settimana e Chiara aveva ancora le lacrime agli occhi nel ricordare quelle parole decretate dal giudice.
Era stata chiamata quel giorno in tarda notte mentre dormiva, sperava solo che fosse Niccolò per chiederle di aprire la porta e non fare rumore dato che Gioia dormiva, ma erano solo le sue paure che andavano a confermarsi.
Giovanni stesso l'aveva avvisata di arrivare in centrale per vedere il suo ragazzo dietro due sbarre temporanee e in attesa di un decreto finale.
Le era crollato il mondo addosso, si era sentita totalmente debole e sola mentre lei, solo una ragazzina con una bimba in braccio, vedeva il ragazzo che amava aver commesso un casino più grande di lui.
Lei non sapeva com'era veramente andata, eppure non lo odiava e non era lì per rinfacciargli nulla.
Quando le permisero due ore dopo di vederlo, rimase immobile davanti a lui come se fosse incapace di muoversi.
Niccolò a stento riusciva a guardarla, pensava di averla delusa, si sentiva colpevole di qualcosa che non aveva in effetti causato, dato che era stato tutto organizzato da qualcuno che voleva rovinarlo.
Eppure Chiara si asciugò le lacrime e corse ad abbracciarlo, lo strinse così forte che temeva di rompergli le ossa ancor prima di finire davanti al giudice, ma non se né curò molto.

«Chiara, io..» provò a parlare Niccolò cercando di non crollare e piangere come un piccolo bambino davanti a lei.

«non è colpa tua, anche se non so che cazzo sia successo, io lo so che non è colpa tua..» lo bloccò lei scuotendo la testa e poggiandosi di nuovo al suo petto.

Sapeva che Niccolò dentro era buono come il pane, e la sua accusa era del tutto infondata, si fidava di lui ed era certa che non sfiorasse tabacco e tanto meno sostanze stupefacenti da anni prima di conoscerla.

«mi dispiace..» sussurrò lui mentre una lacrima gli rigava il viso e due poliziotti lo scortavano nella camera in cui si sarebbe deciso tutto il suo futuro, da lì in poi la sua vita sarebbe cambiata e lui non ne era cosciente.

To be continued..

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