Ti prometto che non ti farò mai del male

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«io non voglio andare»

Niccolò cacciò un sospiro all'ennesima lamentela di sua figlia una volta scaduto il tempo della visita, Gioia non voleva staccarsi da quelle braccia grandi che la facevano sentire sempre protetta, e non capiva neanche la motivazione per cui doveva farlo.

«amore adesso dobbiamo andare, se vuoi passiamo a prendere un gelato» provò a convincerla Chiara sporgendo le braccia nella sua direzione.

«no» rispose ugualmente la bambina con i lacrimoni agli occhi, provando di più a stringersi sul petto di suo padre.

Le guardie fecero segno a Niccolò di muoversi, se Gioia non si fosse staccata avrebbero dovuto farlo loro, e non sarebbe stata una bella scena.

«ascolta pulce, tu vuoi che ci sia a Natale, vero?»

«si..»

«allora devi lasciarmi andare, io vado a prenderti un regalo bellissimo e prometto che a natele potrai averlo, ma non posso se adesso rimani qui»

La piccola alzò la testa e Niccolò sentì una morsa nel petto appena vide le lacrime sul suo viso, sapere che era lui la causa lo uccideva un po' di più ogni volta.
Chiuse per poco gli occhi così da ricacciare indietro anche le sue di lacrime, poi le lasciò un lieve bacio sulla fronte e la fece scendere.
Gioia però non aveva ugualmente il migliore degli umori, si fece prendere in braccio da Chiara e pianse per un po' in silenzio sul suo petto.

«ci vediamo... a casa» disse la bionda accennando un sorriso, faceva anche strano pronunciare quelle parole, ma effettivamente non avevano più incontri in programma fino a quando Niccolò sarebbe stato rilasciato del tutto, mandavano soli due giorni.

Il moro annuì con un mezzo sorriso e la guardò allontanarsi, ma solo prima sentì sussurrare piano da Chiara "te l'ho promesso".
Per molti quella frase non aveva chissà quale significato, eppure nella mente di Niccolò iniziarono vagare così tanti ricordi che a stento riuscì a guardarla uscire dalla porta.

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«dai nic, mi avevi detto che avresti smesso!» disse Chiara facendo il suo ingresso in balcone e avvicinandosi a Niccolò, il quale aveva acceso da poco la seconda sigaretta.

Lui la guardò e cacciò un sospiro, era circa un anno che non fumava, ovvero da quando Chiara era nella sua vita, ma quel giorno ne aveva più bisogno del solito.
Ogni tanto stentava a crederci che quella ragazzina conosciuta casualmente gli avesse cambiato la vita, era quasi un anno che la conosceva, quindi quasi un anno che non era più maledettamente solo.

«posso sfogarmi solo con queste oggi» le rispose facendo un altro tiro.

«non è vero, tu a me puoi dire tutto, io voglio che tu ti sfoghi con me, non facendoti del male con questa roba»

Chiara lo abbracciò d'istinto e si poggiò con la testa sul suo petto, non conosceva la motivazione per cui quel giorno Niccolò era più distaccato del solito, ma provò ugualmente a capirlo.
Di mattina non si era svegliata col solito messaggio dolce, dopo scuola era salita nella sua macchina trovandolo con lo sguardo perso e, ormai, lo era stato anche tutto il pomeriggio.
Non voleva pressarlo, non voleva forzarlo a fargli dire cosa lo turbava, ma era tutto il giorno che stava in quella maniera e a breve Chiara sarebbe dovuta tornare a casa, dato il buio appena calato.

«tranquilla, ti accompagno a casa?»

«no, io resto qui con te, almeno finché non risolviamo questa situazione» disse lei alzandosi sulle punte per lasciargli un veloce bacio sulle labbra, poi si diresse in cucina per afferrare il cellulare e avvisare i suoi genitori che quella sera non sarebbe tornata a casa.

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