Niccolò era tornato nella sua cella, come ogni volta dopo i brevi incontri in cui aveva la fortuna di vedere le sole persone di cui gli interessava davvero.
Solo che ritornandoci notò una differenza, anzi, fu impossibile non notarla dato il casino che stavano facendo il resto dei detenuti.
I riscaldamenti erano rotti, da pochi minuti precisamente, e dato il freddo disarmante di dicembre, gli uomini presenti nel carcere stavano iniziando a lamentarsi.
Anche i detenuti appena tornati dall'ora d'aria pretesero che aggiustassero alla svelta quel problema, soprattutto perché il cercare era immensamente grande, si congelava.«calmatevi voi! Domani aggiusteranno i riscaldamenti, adesso vi conviene darvi una regolata se non volete essere sbattuti in isolamento!» urlò una guardia cercando di sovrastare le pretese a gran voce.
Lì Niccolò capì alla svelta cosa intendevano quei tre ragazzi quella mattina, della rivolta di cui gli avevano parlato.
D'improvviso l'aria nei polmoni diminuì e gli salì il panico, aveva un brutto presentimento per quella giornata.
Lorenzo, uno dei tre ragazzi, fece un segno agli altri per lasciare intendere, e tutti i detenuti al di fuori delle celle iniziarono a sparpagliarsi per le varie celle.«in riga! Non costringetemi a usare le maniere forti»
«che vorreste fare cinque di voi con millecinquecento detenuti?»
Lorenzo con un colpo ad una guardia aprì le celle automatiche, al che quasi tutti uscirono e scesero le scale per raggiungere le guardie.
Ormai i poliziotti erano letteralmente circondati, anche facendo un colpo di pistola non ne sarebbero usciti vivi.
Gli tolsero le armi e li bloccarono, così da muoversi con facilità.
Nel giro di dieci minuti l'intero carcere fu avvisato della tentata rivolta da parte dei prigionieri, ma ormai buona parte degli uomini con le peggiori condanne avevano superato l'entrata principale con tanto di armi, potevano girare tranquillamente per il carcere e nessuno li avrebbe potuti immobilizzare fino ad un certo punto.
Niccolò, seduto ancora nella sua cella, tirò le gambe al petto e si prese il capo tra le mani, non poteva andare nulla storto, non in quei due giorni.«che..che stanno facendo?» chiese a Christian con la voce tremolante, lui era poggiato alle sbarre giusto per notare l'enorme casino, ma aveva solo sei mesi da scontare ancora, se fosse uscito sicuramente la condanna di sarebbe allungata e non voleva.
«sembrano degli animali che fanno a botte tra di loro per raggiungere l'entrata principale»
Il moro strizzò gli occhi e provò a prendere più respiri possibili, sentiva le voci esterne che avvisavano i detenuti di non provare ad uscire, gli elicotteri e le macchine che arrivavano più in fretta possibile..
Ascoltava le urla e già poteva immaginare quante persone si fossero prese a botte, e pur di uscire quante avessero anche ucciso.
Gli si contorceva lo stomaco nel pensare a tutta quella violenza ingiustificata, non era mai stato quel tipo di uomo e non ci sarebbe mai riuscito neanche volendo.
Vide il letto bagnato da una lacrima, poi due, poi tre..
Odiava stare in quel posto, odiava la gente che lo circondava, odiava essere trattato come un mostro quando in realtà non lo era, odiava stare dietro due sbarre e far pagare alla sua ragazza e sua figlia i suoi errori... odiava quello che era diventata la sua vita.
Lui che non sopportava il freddo, lui che non sopportava il rumore, lui che amava la calma e le cose semplici, si ritrovava a vivere uno dei suoi peggiori incubi.
E in quel momento che era quasi arrivato alla fine, in quel momento che vedeva la luce distante solo due giorni, il buio totale lo stava rapendo di nuovo.«Niccolò? Oh nic che ti prende» si allarmò Christian vedendo il ragazzo immobile sul suo letto e con gli occhi chiusi.
Iniziò a scuoterlo per testare che andasse tutto bene, ma in pochi secondi realizzò che era svenuto.
«cazzo proprio adesso..» imprecò prendendolo per le spalle e provando a poggiarlo sul suo letto, così da stare più comodo.
Non poteva portarlo in infermeria, scendere in mezzo si detenuti sarebbe stato come autodistruggersi in partenza.
si tolse la maglia e la bagnò con un po' d'acqua, essa la poggiò sulla fronte del moro e fece leva con le mani sul torace, non era chissà quanto bravo nella rianimazione di una persona svenuta.
Niccolò per poco riprese i sensi, aveva la testa sottosopra e vedeva qualsiasi cosa ci fosse davanti a lui sfocato.«Chiara..» sussurrò facendo svariati colpi di tosse, per poi cadere nuovamente di peso all'indietro e rimanere privo di sensi in mezzo a tutto quel casino.
[...]
«si direttore, come può vedere non è grave, ha solo bisogno di prendere queste vitamine una volta ogni due giorni e si riprenderà ancora meglio di prima»
«perfetto, ogni due giorni di pomeriggio lo farò scortare qui allora, sa quando potrà riprendere i sensi?»
«a breve, è solo scosso attualmente, sarà stato un calo di pressione»
Niccolò sentiva delle voci ovattate parlare a poca distanza dal suo corpo, eppure era tutto diverso dall'ultimo momento in cui ricordava di esser stato con gli occhi aperti.
Non c'erano vocioni di uomini che pretendevano di uscire, non era nel panico, non aveva paura, era solamente confuso.
Aprì debolmente gli occhi, e davanti a lui si ritrovò la dottoressa e il direttore del carcere.
Si guardò per poco intorno spaesato, notando che stava sdraiato sul lettino dell'infermeria.«alla buon ora Moriconi, sta meglio?» gli chiese il direttore avvicinandosi.
«io..credo di sì.. ma che ore sono?»
«le nove di mattina, hai passato la notte qui, ma adesso dovresti stare bene» ribadì la dottoressa mentre il direttore usciva dalla stanza.
«aspettate, il casino che è successo ieri?»
«casino è poco rispetto a ciò che hanno combinato, ma ora va bene, il direttore ha assegnato una settimana di isolamento nelle proprie celle, potrete uscire solo per i pasti e in casi eccezionali, una sorta di punizione»
«no aspettate, che..che cosa? Io domani devo uscire! Non possono tenermi qua, io..»
«ascolta, non dipende da me, mi hanno confermato che la sentenza è stata spostata ad anno nuovo, quindi attenderai circa un mesetto qui dentro e sei fuori»
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Mental Prison
FanfictionSi, era bloccato in un carcere, ma se la vera prigione fosse quella che aveva nella testa? Se fosse bloccato in un mondo che non gli appartiene, che lo fa consumare pian piano.. Niccolò non aveva mai avuto una vita tranquilla, aveva sempre preso tut...