To be continued...
Come era stato precedentemente scritto, dal processo era passata una settimana, quindi la prima settimana dove i due convivevano con quella situazione.
Niccolò si trovava letteralmente spaesato in quel carcere, le uniche ore del giorno che riusciva a sopportare era appunto quelle dove aveva la possibilità di chiudere gli occhi e farla finita per otto ore di sonno, il vero incubo l'avrebbe sempre vissuto da sveglio.
Chiara invece non riusciva ancora ad accettare il fatto che ci sarebbe voluto un miracolo per tirarlo fuori di lì, e che probabilmente sarebbe stata da sola per i cinque anni a venire.
Suo padre stesso aveva preso il posto di avvocato in nome del suo ragazzo, aveva fatto l'impossibile per ridurre la pena o appunto dimostrare che lui era totalmente astemio ormai dall'alcol e non fumava da più di tre anni, non beveva neanche lo champagne a Natale e di certo non avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti come se nulla fosse, né tantomeno ne avrebbe vendute per guadagnarci qualcosa.
Purtroppo però aveva poche testimonianze, l'unico che poteva dargli una piccolissima speranza era Giovanni, il quale non si presentò nemmeno in tribunale.
Niccolò per quella settimana stette tutto il tempo a pensare al perché si ritrovasse lì, insomma, perché un suo amico da una vita l'avevo incastrato?
Lo capì solo quando dopo i primi dieci giorni Chiara chiese di vederlo d'urgenza e gli spiegò quello che appunto era successo.
Lei si trovava a casa con Gioia, ormai in quei pochi giorni aveva perso un senso tutto, si sentiva impotente e fragile, l'unica a darle motivo per non crollare del tutto era la sua bambina, la loro bambina.
Come già immaginava, come ciliegina sulla torta c'era sua mamma già pronta a rinfacciarle tutto l'accaduto, non era mai stata brava a migliorare la situazione.
Quella mattina infatti si aspettava di ritrovarsi lei davanti alla porta di casa, non Giovanni.«che..che sei venuto a fare qui?» balbettò lei nel vederlo proprio lì, davanti ai suoi occhi.
«ciao anche a te, si sto bene, grazie per averlo chiesto» ironizzò lui mettendo piede in casa.
«non mi interessa come stai, poi chi ti ha detto di entrare?»
«devo parlarti Chiara, davvero, dammi dieci minuti per favore»
Chiara ci ragionò per qualche secondo, magari voleva semplicemente confessare il perché aveva letteralmente buttato il suo ragazzo dietro le sbarre.
Acconsentì specificando che sarebbero stati solo dieci minuti, poi prese Gioia in braccio e si sedette a tavola.
La piccola aveva le gambe ai lati del suo bacino e la testa sul suo petto, si era svegliata da poco, quindi munita di ciuccio e quei capelli scuri sempre in disordine, non aveva intenzione di iniziare a giocare già dalle prime ore del mattino.«si è svegliata ora?» chiese Giovanni prendendo posto sulla sedia di fianco a lei, ricevendo solo un breve cenno con la testa in risposta.
«e tu? Da quanto non dormi?»
«un po'..»
«immaginavo.. e questo?»
Prese la mano di Chiara e guardò l'anello che aveva al dito, in pochi secondi capì che non era un banale regalo per una festività, ma molto di più.
«ti ha chiesto di sposarlo, vero?
Certo, prevedibile, usa sempre una scusa più grande di un'altra per coprire i suoi guai» parlò facendo una smorfia con le labbra.«ascolta Giò, non stai parlando con la prima ragazza capitata per strada, sto con Niccolò da quando avevo quindici anni, ne ho venti e se permetti lo conosco meglio io che chiunque altro.»
«è questo il punto Chiara, eri e sei piccola, hai fatto tutto senza pensare.
Dimmi la verità, avresti mai voluto una bambina prima di finire la scuola?
Avresti mai voluto negarti la tua adolescenza per stare con un ventenne che ti faceva credere di star bene?»«posso sapere perché sei qua Giovanni, eh?
Per dirmi che ho sbagliato tutto? Che mia figlia non dovrebbe esserci? Che non sono felice?»«non voglio rinfacciarti nulla Chiara, tu non lo meriti, ma lui si.
Guarda quanto gli somiglia questa bambina.. come fai guardarla e a non pensare che lui l'ha fatto solo per non darti la possibilità di lasciarlo?» parlò lui sfiorando il viso di gioia, la quale fece una smorfia e iniziò a piagnucolare.«ascolta Giò, Niccolò non è mai andato a genio nemmeno a mia madre, dato che non era il laureato di turno in cravatta.
Ha cercato ogni santissimo giorno di farmelo odiare, ha inventato duemila motivazioni perché voleva che ci lasciassimo, eppure in più di cinque anni non ci è mai riuscita, quindi immagina quanto conta per me la tua opinione da uno a dieci»«Chiara so che vuoi fare la forte, ma con me puoi mostrarti in qualsiasi modo.
So che ti ha delusa con questa situazione del carcere, non negarlo perché ti si legge negli occhi»Giovanni si alzò e le prese il viso tra le mani, ma la ragazza si spostò come se si fosse scottata col fuoco.
«hai idea di quanto possa essere difficile crescere una bambina da sola, senza ancora un lavoro e con una situazione come la tua?
Che penseranno gli amici di gioia quando la iscriverai a scuola e suo padre non ci sarà? Sai che lei non potrà mai volergli bene? »«che.. che vuoi dire con questo?»
«che tu meriti di più, Chiara.
Meriti qualcuno che ti dia una vita normale, calma, senza tutte queste complicazioni, per te anche per gioia.
Certo, purtroppo è figlia biologica sua e non possiamo rimediare a questo, ma potresti aggiustare tutto se solo se..»Si stava avvicinando così tanto al suo viso che a breve le loro labbra sarebbero rimaste incollate l'una con le altre, ma appena Chiara realizzò la situazione, si alzò bruscamente dalla sedia e lasciò Gioia nel seggiolone, la quale aveva iniziato a battere le mani sulla base di plastica dato che quell'uomo vicino a sua madre non era così simpatico a primo impatto.
«io posso darti tutto quello che vuoi, e so che tu accetterai, hai solo bisogno di capirlo» continuò lui schiacciando il suo corpo alla base della cucina e avvicinandola per la nuca.
«Giò spostati..» disse Chiara con la voce tremolante mentre cercava di spostarlo, con scarsi risultati dato che lui era molto più grande di lei fisicamente.
Si coprì il viso con le mani appena lui cercò di baciarla, ma le vennero bloccati anche i polsi per non farla più muovere.
Continuava a dimenarsi e a tremare come se la stesse toccando un mostro, e in effetti se non erano le mani di Niccolò, le sembrava davvero di vivere un incubo.
Il suo viso iniziò a bagnarsi di lacrime appena si ritrovò due labbra sulle sue che non combaciavano a quelle del ragazzo che amava, ma non riusciva a spostarlo da lei.
Fece la prima cosa che le venne in mente, gli assestò un pugno in pieno appena liberò un polso stomaco e si allontanò bruscamente, per poi afferrare il cellulare.«se non te ne vai, mi basta uno squillo e ti faccio prendere con la forza» balbettò lei col fiatone è un brutto sapore in bocca.
«Chiara non c'è bisogno, tu..»
«non voglio più sentire niente!
Tu..tu hai organizzato tutto questo, vero!? Non avevi nessuna scusa per mettere Niccolò in cattiva luce e l'hai fatto arrestare, sai che sei un cazzo di malato mentale?» urlò la bionda guardandolo con tanto di quell'odio che se solo pensava a quel bacio le saliva il vomito.«e non azzardarti mai più a dire quello che hai detto, tu vieni in casa mia a dire che mia figlia è uno sbaglio solo perché non sei tu il padre, quando è l'unica fortuna in cui potessi sperare.
Adesso o te ne vai da solo e non metti mai più piede qui dentro, oppure ti ricordo che gli unici amici di Niccolò non sono quelli che conosci tu, ma ne ha anche altri sani di mente che già ti hanno adocchiato male e con questo peggioreresti solo tutto» continuò avvicinando il cellulare al viso.Giovanni le lasciò un ultimo sguardo con un sorrisetto in volto, poi si chiuse la porta di casa dietro, non prima di aver pronunciato un "ci si vede" appena udibile.
Chiara si lasciò scivolare sul pavimento e si prese la testa tra le mani, si sentiva maledettamente inutile e in quel momento avrebbe solo voluto un abbraccio da parte Niccolò, che come al solito le diceva che sarebbe andato tutto bene con lui vicino, ma purtroppo non era lì.
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Mental Prison
FanfictionSi, era bloccato in un carcere, ma se la vera prigione fosse quella che aveva nella testa? Se fosse bloccato in un mondo che non gli appartiene, che lo fa consumare pian piano.. Niccolò non aveva mai avuto una vita tranquilla, aveva sempre preso tut...