Erano bastati solo ed unicamente pochi secondi a mandare in frantumi il momento che Niccolò aspettava da una vita, erano bastate poche parole per fargli capire che quel sogno che attendeva da tanto, purtroppo sarebbe arrivato tardi.
Dopo le parole della dottoressa, non disse neanche più una mezza parola, la guardò uscire in silenzio dalla stanza dell'infermeria.
Il primo pensiero andò indubbiamente a quei gioielli che lo attendevano con grande ansia a casa, a sua figlia che la mattina avrebbe voluto aprire i regali con suo papà come non facevano da ormai moltissimo tempo, e poi alla sua Chiara, che nonostante sarebbe rimasta ferita ancora una volta, avrebbe fatto finta che tutto fosse andato bene lo stesso.
Non era per sé stesso, ormai aveva passato cinque anni della sua vita in quel carcere e passarci un'altra settimana non avrebbe cambiato le cose, ma le avrebbe cambiate vedendo ancora una volta un espressione delusa sul volto delle due uniche persone che amava.
Gli veniva ancora in mente quando all'ultimo incontro Gioia non voleva staccarsi neanche per scherzo dalle sue braccia, lo stringeva così forte che le braccia di una bimba di sei anni sembrarono non reggere, eppure non aveva intenzione di allontanarsi.
Il primo pensiero non appena mise piede in quel carcere, non fu solo Chiara che avrebbe passato probabilmente quegli anni da sola, ma al fatto che loro avevano una figlia, e lui non poteva esserci.
Eppure lei si era fatta carico di qualsiasi cosa, aveva allora vent'nni e aveva concluso nella sua vita così tante cose che molti adulti non risolvono nemmeno ad una maggiore età.
Cresceva una figlia da sola e senza l'aiuto di nessuno, studiava e faceva esami di continuo per l'università avendo sempre il massimo voto, in casa non c'era mai un oggetto fuori posto e, come se non bastasse, il suo pensiero fisso era sempre Niccolò.
A lei non pesava badare a sua figlia e studiare, lo faceva con piacere anzi.. a lei pesava quando di sera andava a sdraiarsi nel letto e di fianco a lei lo spazio era freddo e vuoto.
Nessuno che la rassicurava, nessuno che le dedicava attenzioni, nessuno che si prendesse cura di lei quando lo faceva con tutti.
Sapeva che se solo Niccolò avesse potuto non ci avrebbe pensato due volte, eppure non poteva.
Se forse l'avesse amato un po' in meno, ad oggi avrebbe conosciuto altri uomini, avrebbe lasciato che loro crescessero sua figlia e che le dessero un futuro certo.
Ma non lo fece, nemmeno ci pensò, il solo pensiero di "appartenere" a qualche altro uomo, quando colui che amava davvero la aspettava dietro due sbarre gelide che l'avevano ingiustamente strappato via dalle sue braccia, le faceva solo stare più male.
Non si contavano le volte in cui la mamma di Chiara le aveva fatto la predica, dicendole che Gioia aveva bisogno di un padre in perfette condizioni economiche e soprattutto sociali, che potesse permettersi di comprarle tutto ciò che voleva e di darle anche una buona immagine.
Ma che cos'è l'immagine quando non c'è amore?
Che sarebbe sua figlia con un'inutile stanza piena di giochi al posto di tutto il bene che le voleva il suo vero papà?
Ma la vera domanda era, che sarebbe stato Niccolò senza loro due?
E quindi continuava a chiederselo, steso su un lettino dell'infermeria e con le mani che gli coprivano il viso, almeno finché sentì un colpo di tosse a pochi metri da lui.«finalmente, pensavo non ti svegliassi più a un certo punto» disse Christian mettendosi seduto sul letto, il quale era posizionato di fianco a quello di Niccolò.
«tu cosa fai qua? E perché sei conciato così male poi?» ribadì Niccolò voltando la testa di scatto nella sua direzione, nonostante la sua situazione non poteva non fare caso alle diverse ferite sul viso del suo amico.
«sei svenuto nel bel mezzo di quel casino, nemmeno sapevo se fossi vivo o meno per quanto ti mancava l'aria, però i detenuti non erano molto d'accordo che chiamassi una guardia per farti portare in infermeria, quindi ho.. ci ho parlato un po'»
«che cosa? Christian ma sei andato fuori di testa, perché l'hai fatto?»
«non potevo di certo lasciarti là, non lo avrei mai fatto.
Ascolta Niccolò, so che il carcere non è il miglior posto per fare conoscenze e che è difficile fidarsi di qualcuno qua in mezzo, ma in mezzo tutti i detenuti che ho visto nel corso della mia vita, tu mi sembri l'unico che dovrebbe stare da tutt'altra parte tranne che qua.
Solo al pensiero che potesse essere qualcosa di grave e che non avresti più rivisto Chiara o la tua bambina mi dispiaceva, tu una vita ce l'hai ancora, puoi ricominciare, non meriti di farla finita qui dentro»Il moro rimase in un certo senso colpito dalle parole che le erano state dette appena, non se le aspettava.
Conosceva Cristian da pochissimo, certamente si erano scambiati molti racconti della propria vita per occupare il tempo, ma mai avrebbe creduto di trovare una tale brava persona in un luogo di criminali e assassini.
Si soffermò molto sull'ultima frase, e quasi si sentì in colpa.
Magari Christian non aveva qualcuno che l'aspettasse costantemente al di fuori di quelle mura, non aveva qualcuno che lo rassicurava e che l'avrebbe aspettato anche in eterno.
Si ripromise di chiederglielo successivamente, anche perché lui tornò ancora a parlare.«ah e poi ho inventato che mi girasse ancora molto la testa e che il dolore alle ferite non fosse passato, almeno per passare la notte qua»
«Christian io.. non so cosa dire, non trovo neanche le parole per ringraziarti..»
«tranquillo, poi ho sentito le parole della dottoressa e.. e mi dispiace, davvero.
So quanto ci tenevi a passare il natale a casa, non è nemmeno colpa tua per tutto questo casino»Niccolò annuì in silenzio senza ribadire, sperava più di qualsiasi cosa che la dottoressa tornasse indietro per dirgli che non era vero, che il giorno dopo il padre di Chiara sarebbe arrivato al carcere, gli avrebbe portato un completo elegante per la sentenza più attesa della sua vita e, dandogli una pacca sulla spalla sarebbe entrato con lui in tribunale, per difenderlo l'ennesima volta davanti al giudice.
Voleva ancora pensare che entro la fine della giornata sarebbe tornato a casa, ma non poteva.
Si passò le mani sul viso e deglutì a fatica per non scoppiare a piangere, non aveva nemmeno la possibilità di sfogarsi.
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Mental Prison
FanficSi, era bloccato in un carcere, ma se la vera prigione fosse quella che aveva nella testa? Se fosse bloccato in un mondo che non gli appartiene, che lo fa consumare pian piano.. Niccolò non aveva mai avuto una vita tranquilla, aveva sempre preso tut...