Non ti faccio male

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«ehi, ciao»

La ragazza sussultò nel sentire una voce alle sue spalle e si voltò di scatto, ma Niccolò nel vedere la sua faccia spaventata fece un passo indietro e alzò le mani.

«volevo solo parlarti, ti vedo spaesata» disse portando una mano nella tasca.

«no io.. no, ero qui per..per una mia amica»

«chi è la tua amica qui in mezzo ad un locale quasi del tutto maschile? Le uniche ragazze che ci sono qui sono le bariste, le cubiste e qualche ragazza un po' più grande con i propri interessi» disse lui ridacchiando e scuotendo la testa.

«quanti anni hai biondina? Ce l'hai un nome?» continuò poggiandosi al muro.

«si mi chiamo Chiara e.. tu quanti anni hai scusa?»

«abbastanza da sapere che sei qui da sola e potresti metterti nei guai, sempre se non hai almeno una ventina d'anni e sai cavartela»

La ragazza sospirò e si portò una mano sul viso, ogni secondo che passava lì si malediceva sempre di più per essere uscita dalla porta di casa.

«quindici» disse abbassando lo sguardo e spostando una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.

Si sedette su una delle poltroncine del locale e cacciò un sospiro cercando di regolarizzare la sua respirazione, ormai aveva più ansia a stare in quel luogo che in un campo di concentramento.

«e che ci fa una ragazza di quindici anni in un locale del genere? Lo sai che non è un bel posto?» disse Niccolò abbassandosi sulle gambe per guardarla in viso.

«si.. lo so»

«e che vuoi fare adesso?»

«io non lo so..»

Chiara si prese la testa tra le mani e fece una smorfia con le labbra per simulare un lamento, aveva fatto il passo più lungo della gamba e quello era il prezzo da pagare.

«ehi perché fai così? Poteva andarti peggio, non per spaventarti troppo, ma non ti sarebbe andata benissimo se si fosse avvicinato un di questi qui ubriaco e fatto, sei piccola, ma a loro non sarebbe importato»

«e a te importa?» disse lei improvvisamente alzando la testa e fissandolo negli occhi.

«neanch'io sono il laureato di turno che è sotto le coperte alle otto di sera in punto, ma portare sventura nella vita di una ragazzina che ha tutta la vita davanti non è nei miei interessi»

«e come faccio a sapere che sei sincero?»

«hai scelta?» le chiese porgendole una mano.

Chiara si guardò per qualche secondo intorno a lei e no, non aveva scelta.
Afferrò la mano di quel ragazzo a lei ancora sconosciuto e in pochi minuti si ritrovarono fuori dal locale nel bel mezzo del buio.

«ehi bella dove te ne vai? Dai Nì passa il turno anche a noi, guarda che bel fiorellino che abbiamo qui» sentirono urlare alle loro spalle, ma a quelle parole Chiara rabbrividì e si morse forte il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.

«piantala John, l'altra volta non è finita bene tra me e te se non ricordo male» disse Niccolò lanciandogli una brutta occhiata e continuando a camminare.

«quindi tu passi le sere ad aiutare ragazze che corrono il rischio di essere violentate da questi cafoni?»

«se intendi per John, no, avevamo solo qualche conto in sospeso.
E comunque no, non sto qui di guardia e da crocerossina per soccorrere i feriti, però se capita..»

«e perché loro no

«parli tanto eh?»

La ragazza arrossì violentemente e abbassò la testa per non farsi guardare, era forse la frase che gli dicevano più spesso, eppure non ci faceva caso a quanto parlava.

«in ogni caso non credo, non hanno interesse nel rovinarti la vita, semplicemente non sanno che magari segnarti in malo modo ad un età così piccola potrà causarti parecchio dolore, paranoie, ansie, paure..»

«tu ci pensi invece?»

«il mio obiettivo è guardarmi le spalle, non rovinare la mia vita e godermela, ma se per farlo devo rovinare la vita di qualcuno che non c'entra assolutamente nulla, allora me ne sto per le mie.»

la bionda annuì di poco e continuò a camminare per le strade deserte e buie della sua città, fino a pochi minuti prima voleva solo tornare a casa, invece in quel momento desiderava restare lì per non subirsi le urla di sua madre.
Niccolò voltò lo sguardo e si lasciò scappare un piccolo sorriso nel vederla, ancora non capiva cosa ci facesse una "come lei" in un locale del genere.
Aveva una maglietta rosa chiaro con un piccolo cuoricino tra la spalla e il petto, jeans fino alla caviglia bianchi e totalmente integri senza alcuno strappo, scarpe firmate e il viso completamente privo di trucco, chi ce l'aveva portata una brava ragazza in quel casino?

«posso chiederti che ci facevi là?»

«solo se tu mi dici qualcosa su di te, fino a prova contraria sto camminando con uno sconosciuto di cui non conosco nemmeno il nome!»

«okay biondina, non cacciare gli artigli, non ti faccio male.
Mi chiamo Niccolò, ho vent'anni, sono di Roma e se vuoi sapere anche il mio gruppo sanguigno mi spiace, non lo ricordo» ironizzò lui ricevendo in risposta un'occhiata da parte della ragazza.

«comunque stavo là perché sono una cretina, pensavo che magari disobbedire sarebbe stato il modo per far capire che non voglio stare sempre in riga come un soldatino, è noioso»

«su questo ti do ragione, ma credo sia meglio annoiarsi a casa che rischiare che si approfittino di te senza alcuni scrupoli, no?»

«ma io non voglio stare sempre così!»

«allora mi sa che hai bisogno di qualcuno che ti insegni come ci si sta dall'altra parte, bambolina»

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«mi sa che l'hai salvata proprio dai casini allora» disse Christian facendo cenere con la sigaretta in un piccolo barattolino.

Era calata da poco la notte.
In carcere alcuni cercavano di dormire, altri chiacchieravano, giocavano a carte.. Niccolò e Christian avevano cercato di farsi compagnia, infondo erano gli ultimi tre giorni per entrambi, e sembravano anche non odiarsi a vicenda.
Niccolò gli aveva raccontato di come aveva conosciuto la sua Chiara, aveva quella sera impressa totalmente nella mente.

«già, e pensare che io quella sera neanche volevo andarci a quel locale.. ad oggi non conoscerei l'unica donna che amo, la madre della mia bambina..»

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