Pt. 23. INCONTRO UN IMPERATRICE DEL GIOCO D'AZZARDO

3K 194 103
                                    

Il giorno dopo. Pomeriggio tardi.
Kacchan pov.
Dovevo stare calmo. Lo sono sempre.
VERO? Dissi colpendo un mobile con un pugno rompendolo.
"Cazzo" imprecai uscendo di casa e andando a prendere il mio ragazzo davanti al suo edificio per portarlo a casa mia.
Non gli avevo detto nulla, di chi era mia madre e di cosa aveva fatto, o di quanto era potente l'imprenditrice Mitsuki Bakogou, proprietaria della più grazie azienda al mondo di slot machine.
Abbiamo sempre finto di odiarci ma come mia madre non c'è nessuno, è stata l'unica, prima di Deku, a guardarmi veramente negli occhi.
Tsk. Quella vecchiaccia. Eppure ci tenevo così tanto che non potevo non presentarglielo. Deku era tutto per me, e mia madre merita di vedere una persona del genere.
Pensando tra me e me arrivai davanti al suo edificio e alzai lo sguardo, era sempre in ritardo.
Sentii dopo pochi minuti che ero ad aspettare una voce dalle scale che urlava:
"Scusa kacchaaaann". Ghignai, ma quel ghigno si spense quando riuscì a vederlo completamente.

 Ghignai, ma quel ghigno si spense quando riuscì a vederlo completamente

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Eh?" Dissi basito.
Indossava un completo bianco che faceva risaltare i lineamenti fini ma marcati del suo viso. I capelli verdi erano spettinati in ciocche come al solito corte.. ma era diverso.
Il completo, formato da una giacca nera e una camicia rossa sotto, faceva risaltare invece il suo magnifico corpo alla perfezione.
Non mi ero messo con lui per questo, me è stupendo. Non credo di aver mai visto una persona così bella davanti ai miei occhi.
Peró lui era diverso, ed era mio.
Non mi uscivano le parole dalla bocca, era.. era semplicemente troppo.
"Allora?" Disse confuso con la sua solita voce tenera che non rispecchiava affatto il suo aspetto. Ero cosi geloso che avrei preso a pugni chiunque l'avrebbe guardato negli occhi.
Ero furioso, perché non si accorgeva di quanto fosse stupendo e tutto.
".. io.." perchè non riuscivo a dire niente.
Io rispondevo sempre a tutti. Lui mi confondeva ogni volta che i miei occhi incrociavano i suoi pozzi verdi.
Ero paralizzato ma lui abbassò la testa sconfortato e comunicandosi a togliere la giacca. No.. ehi.. cosa fa?
Volevo fermarlo.
"Scusa Kacchan" disse togliendosi del tutto la giacca. Io finalmente capii, che cazzo di idiota.
Gli presi la giacca e la rimisi di forza.
Gli presi il viso costringendolo a guardarmi negli occhi. Lo odiavo e lo amavo allo stesso tempo.
"Sei maledettamente troppo bello per questo mondo" dissi di scatto facendolo sussultare.
"Ma.." cominció
"Tu con me non ti devi sentire un errore. Non lo sei. Smettila" dissi a voce alta.
Lui si tirò su la giacca facendomi sorridere istintivamente.
"Haha grazie" mi disse ridendo.
Io lo presi immediatamente per mano e lo portai al taxi che avevo prenotato lo stesso pomeriggio.
Sentivo il rumore dei suoi piedi sui tappetini dell'auto a causa dell'agitazione.
"Smettila"
"Se non le piaccio?" Chiese con innocenza
"Impossibile" dissi solo.
Arrivammo prima del previsto.

Deku pov
Sta calmo, respira. Stai soltanto per incontrare un Dio del gioco d'azzardo. Che è anche la madre dell'amore della tua vita.
Cosa può andare storto? Tutto.
Kacchan è bellissimo, con le parole di prima.. volevo mettermi a piangere dalla felicità.
Perché mi sentivo giusto, nel momento e posto giusto con la persona giusta.
Per me era troppo ma i miei pensieri si spensero con Kacchan che suonó il campanello di un enorme villa moderna.
Ha un giardino enorme e intravvedevo da fuori 2 fontane e un'enorme piscina. La casa era enorme, in legno e vetro.
Degna della regina delle slot.
"Spero che tu sia scherzando" dissi guardando l'enorme giardino da dove eravamo passati e le guardie all'entrata.
"Ti sembro uno che scherza?" Chiese con il suo solito muso.
"Okay me ne devo andare" dissi girandomi sui tacchi ma vendendo fermati dalla sua mano che prendevano le mie.
"Non ci provare" ringhió, non era con cattiveria, era come se quella sia una cosa che andava fatta per forza.
A quel punto qualcuno aprì la porta.
Nono.
La madre del mio ragazzo era una bellissima donna giovane, avrà avuto al massimo quarant'anni ma ne dimostrava trenta. Portava un completo nero attillato.
Lei sorrise tranquillamente però
"TI SEMBRA NORMALE VESTIRSI COSÌ ALLA TUA ETÀ BRUTTA VECCHIACCIA" urló facendomi spaventare a morte Kacchan.
In cambio ricevette uno schiaffo in faccia sonoro.
"MA COME OSI FIGLIO INGRATO DI UNO EH" urló lei di rimando al figlio che ringhiava.
Mi sentivo di troppo ma in quel preciso momento lei mi guardó.
Sorrise.
"Ciao caro, sono la mamma del tuo amico Katsuki.. entra pure scusami" disse con una gentilezza impressionante.
Sbattei un secondo le palpebre perplessa.
Punto uno: amici?
Punto due: quindi è una cosa di famiglia l'essere bipolari.
Mi fece entrare e mi prese il cappotto, non ero abituato a tutta questa gentilezza.
"Piacere.. io sono Izuku Midoriya.. ecco.. mi sono appena trasferito da-
" New York vero?" Disse lei facendomi aprire gli occhi sorpreso.
Io annui confuso però.
"si sente dall'accento" disse gentile.
"NON METTERLO SOTTO PRESSIONE VECCHIA" urlo Kacchan difendendomi da nulla.. era una donna cortese.
"IO NON SONO VECCHIA, PORTA RISPETTO A TUA MADRE" disse chiudendogli la porta in faccia facendolo restare chiuso fuori.
In che famiglia sono finito.
Non sono nemmeno passati 4 secondi e sono già solo con lei.
"Scusa mio figlio.. anche se è strano che abbia difeso qualcuno... fa niente, ho subito preparato la cena. Ti piace il pesce vero?" Disse lei frettolosa mentre mi portava in sala.
Una sala enorme, con un tavolo enorme per tre persone.
"... lo adoro" dissi deciso mentre lei con classe mi accompagnava al mio posto.
"Vuoi darmi la giacca?" Disse premurosa e calorosa. Non so perché in quel momento mi erano quasi venute le lacrime agli occhi.
Mi ricordava tantissimo mia mamma.. Inko. Anche se avevano due caratteri completamente distinti riuscivo a sentire sulla mia pelle quel calore così puro di una madre.
"Oh.. grazie mille" dissi porgendogliela mentre lei l'andava a sistemare in uno sgabuzzino apposito.
Intanto sentì la porta sul retro sbattere ed entrare Kacchan congelato.
"Brutta vecchia.." disse scaldandosi le mani davanti al fuoco per por raggiungere il posto in parte a me.
"Kacchan.." dissi confuso.
"Le piaci" disse solo lui.
Volevo chiedergli dettagli e tutto ma entró con un enorme piatto su un vassoio pochi secondi dopo.
"Sushi per tutti" disse allegra sorridendo mentre io ricambiavo felice e Kacchan andava a mettere la giacca nello stanzino e tornava sedendosi vicino a me.
"Allora?" Mi disse nell'orecchio sicuro.
"È buona" dissi.
"Katsuki vieni qui immediatamente a prendere il cibo per il tuo amico" disse lei a suo figlio.
"Prima cosa.. te la dico dopo. Poi-" comincio a parlare.
"Ma si figuri.. vengo subito" dissi cortese alzandomi e venendo da lei.
"Non mi dare del lei per piacere, mi fa sentire vecchia così" disse ridendo mentre contraccambiavo.
"Kacchan cosa vuoi" dissi mentre lui mi porgeva il suo piatto.
"Prendimi quello che vuoi" disse mentre annuivo e la madre di Kacchan spalancava gli occhi.
"Tutto bene?" Chiedo a disagio per un secondo pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato.
"Nono- scusa.. solo che non sono abituata a vedere Katsuki parlare così moderato con degli altri" disse guardandomi negli occhi facendomi arrossire.
Kacchan non disse nulla in realtà.
"Anzi.. se devo dire la verità.. è la prima volta che mio figlio mi fa conoscere un suo amico. Grazie" mi disse mentre la guardavo intensamente.
Era così felice.
Solo per una cosa del genere.
Non sapevo cosa rispondere e abbassai lo sguardo mentre lei tornava al suo posto ancora col sorriso
"Tsk, non abituartici vecchia"
"NON SONO VECCHIA" gli urló in faccia mentre lui assottigliava lo sguardo.
Lei sbuffó e mi guardò.
"Allora.. dimmi un po' di te, devi essere fuori di testa per avere come tuo amico mio figlio"
Amico.
Questa parola mi ribolliva nella vene ogni volta che la diceva. Era una pugnalata.
Anche per Kacchan sembrava così, ma cosa stava aspettando ?
"Mmm.. sono di New York, come sa- sai" dissi correggendomi per l'affermazione di prima.
Non sapevo cosa dire.
Lei sorrise.
"Conosco la scuola in cui va mio figlio, conosco tutto quanto, incluso quello che hai fatto" disse lei sorprendendomi.
"Lo so" dissi io.
In questi momenti ho imparato, anche se non lo sono, che quando hai paura o sei debole, devi far finta di essere forte.
"Ho visto i giornalini dell'istituto all'entrata" continuai sorridendole angelicamente.
Kacchan era l'unico a non parlare.
"Bene. Sei sveglio. Mi piaci" constató lei sorridendomi.
"Allora ti deve piacere tanto il gioco d'azzardo" chiese lei
"Non mi interessa vincere.. solo che la sensazione di quando la tua vita è appesa a un filo che si può spezzare con una tua scelta, mi fa impazzire" dissi addentando un pezzo di sushi. Era meglio essere sinceri con una donna così intelligente davanti a me.
"Oh si Katsuki. Lui si che mi piace" disse rivolta a suo figlio che non spiaccicava una parola.
"Allora?" Disse lei a Kacchan.
"Mamma. Parliamo di una cosa seria ora" disse lui facendola intimorire un secondo.
"Si.. io ovviamente non volevo chiederti solo del gioco d'azzardo. Volevo sapere come fossi tu e tutto" disse pensando che Kacchan gli volesse dire di non parlare di questo.
"Non è questo" disse lui.
Sembrava una partita di gioco, tutto era appesa ad un filo invisibile.
"Cosa c'è" disse lei alzando il piatto per andare a prendere altro sushi dal tavolo.
"Izuku Midoriya è il mio fidanzato"
L'imperatrice Mitsuki Bakogou molló per terra il piatto di vetro che si frantumò in migliaia di pezzettini.
Cosa?

Life is the art of dying Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora